[11/12/2009] News

Piante europee: l’invasione di alieni e autoctoni mette a rischio la biodiversità

LIVORNO. Secondo lo studio Plant extinctions and introductions lead to phylogenetic and taxonomic homogenization of the European flora pubblicati da Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), ««Le attività umane hanno modificato la composizione dei biota attraverso due processi fondamentali: estinzioni delle autoctone  e l'introduzione di alieni. Entrambi i processi incidono sulla tassonomica (cioè, l'identità delle specie) e sulla filogenetica (cioè, la storia evolutiva delle specie) e sulla struttura della composizione delle specie. Tuttavia, non si sa quale sia in effetti la grandezza relativa di questi effetti e quanto sia vasta la sua scala spaziale».

Nello studio, un gruppo di ricercatori provenienti da Repubblica ceca, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Lituania, Nuova Zelanda, Spagna e Svizzera analizza gli effetti su larga scala dell'estinzione di piante e sulla diversità tassonomica e filogenetica della flora europea, utilizzando dati provenienti da 23 regioni a partire dal 1500. Le specie autoctone europee sono circa 11.000 e dal 1500 ad oggi in Europa sono state introdotte circa 1.600 alloctone, mentre 1.700 specie europee hanno attecchito in regioni del Continente di cui non sono originarie. Quindi il 53% delle invasioni vegetali di cui è teatro l'Europa sono imputabili a specie indigene che si spostano di regione in regione. Nel corso degli ultimi secoli solo due specie autoctone europee si sono estinte, ma il numero delle specie estinte a livello regionale sale a 500. Per esempio, l'Asperula arvensis è sparita da Germania e Austria principalmente a causa dell'intensificazione dell'attività agricola, ma è presente in Italia e Spagna.

«Considerando sia le perdite native che le integrazioni straniere - si legge su Pnas - l'insieme rivela che le invasioni di piante dal 1500 dC superano le estinzioni, con il conseguente aumento della diversità tassonomica (cioè la ricchezza di specie), ma è diminuita la diversità filogenetica all'interno delle regioni europee, e aumenta la somiglianza  tassonomica e filogenetica tra le regioni europee. Le specie estinte erano filogeneticamente e tassonomicamente uniche e tipiche delle singole regioni, e le estinzioni di solito non sono state continentali e quindi non hanno portato alla differenziazione. Al contrario, in quanto specie aliene introdotte, tendono a essere strettamente connesse alle specie autoctone, la differenziazione floristica a causa dell'estinzione delle specie è stata attenuata da effetti di omogeneizzazione tassonomica e filogenetica. Ciò è dovuto in particolare alle specie che sono estranee ad una regione, ma native di altre parti dell'Europa. Come risultato, la flora di molte regioni europee ha perduto in parte e continuerà a perdere la sua unicità. I risultati suggeriscono che la biodiversità deve essere valutata in termini di identità tassonomica e filogenetica per entrambe le specie, ma quest'ultime sono raramente utilizzate come metro per la dinamica della biodiversità».

L'Unione europea ha sostenuto questo studio nel quadro dei progetti Delivering alien invasive species inventories for Europe (Daisie) e "Assessing large scale risks for biodiversity with tested methods (Alarm), entrambi finanziati in riferimento all'area tematica "Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi" del Sesto programma quadro.

Il bollettino scientifico dell'Ue Cordis riassume così i risultati dello studio: «Uno dei metodi più comuni per la valutazione della biodiversità di una data regione consiste semplicemente nel contare il numero di specie che vi vivono. Tuttavia, questo recente studio mette in evidenza l'importanza di analizzare il tipo di relazione esistente tra le varie specie all'interno della regione considerata. Questo ultimo punto è importante poiché una comunità composta principalmente da piante che hanno origine da gruppi diversi ha maggiori probabilità di riuscire a resistere a fattori quali le variazioni di temperatura o la siccità. Al contrario, se la comunità si compone di piante che presentano un grado di relazione reciproco più forte, è possibile che se una data specie ha una scarsa resistenza alle temperature elevate, anche le altre debbano lottare per la sopravvivenza»
Marten Winter del Centro Helmholtz per la ricerca sull'ambiente, spiega che «Il nostro studio dimostra che sebbene il numero di specie nelle regioni europee sia in aumento, poiché la quantità delle nuove specie è maggiore a quella delle specie estinte, le regioni stanno perdendo progressivamente la loro unicità tassonomica e filogenetica. Quando si parla di diversità biologica o del numero delle specie indigene è importante considerare anche le proporzioni della biodiversità, come per esempio il tipo di relazione che esiste tra le varie specie. Questo, infatti, può fornire informazioni importanti sulle condizioni e i possibili rischi per l'ecosistema».

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