[22/07/2009] News

Nucleare: lo spettro della cooperazione Corea del nord – Myanmar spaventa la Clinton

LIVORNO. Chi lo avrebbe mai detto che gli Stati uniti di america si sarebbero dovuti preoccupare della minaccia di piccole dittature che governano due tra i Paesi più disgraziati del mondo? Eppure è quello che sta accadendo per la possibile cooperazione nucleare che starebbero "segretamente" mettendo in piedi il regime stalinista della Corea del nord e la dittatura militare del Myanmar.

Oggi il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, intervistata da un network televisivo thailandese a Bangkok, ha detto che «La minaccia che mi ha sempre fatto paura è la proliferazione dell'armamento nucleare e delle armi di distruzione di massa. E' evidente che siamo molto preoccupati per la Corea del nord e per le recenti informazioni sul suo possibile accordo con quella che noi chiamiamo la Birmania», infatti l'amministrazione Usa rifiuta di chiamare il Paese asiatico con il nome di Myanmar con il quale lo hanno ribattezzato i militari dopo il loro sanguinario golpe.

Le voci su una possibile cooperazione nucleare tra Pyongyang e Naypyidaw, la nuova assurda e isolata capitale costruita di sana pianta del regime militare birmano, sono diventate sempre più concrete a giugno, quando i giornali asiatici hanno svelato un viaggio segreto dei capi della giunta militare in Corea del nord. Il problema che non fa dormire sonni tranquilli alla Clinton è però anche un affare cinese, visto che Pechino è il potente protettore e garante delle due dittature che con la Cina hanno anche la gran parte dei loro  scambi commerciali e delle forniture militari. Ma soprattutto la Cina rappresenta l'unico "corridoio" terrestre tra la Corea del nord e il Myanmar  dal quale dovrebbero passare le forniture di materiale e tecnologie nucleari.

Sarà per questo che oggi il capo di stato maggiore dell'esercito cinese Chen Bingde ha detto che «La realizzazione dell'arma atomica da parte della Corea del nord aggraverà la situazione nella penisola di Corea». Chen è a Khabarovsk, nell'estremo oriente russo, per dirigere insieme al suo collega Nikolaï Makarov le esercitazioni militari congiunte russo-cinesi chiamate "Missione Pacifico 2009" ed ha sottolineato che «Il nuovo esperimento nucleare ed i lanci di missili condotti recentemente dalla Corea del nord suscitano una grande preoccupazione. La messa a punto dell'arma nucleare da parte di Pyongyang è inammissibile, perché complica fortemente la situazione nella penisola coreana e dà argomenti alla Corea del sud per dotarsi a sua volta dell'arma atomica».

Ma il capo dell'esercito cinese ha mandato anche un avvertimento alla Clinton: «Gli Stati Uniti devono avere dei solidi argomenti per interferire negli affari di questa regione». Pechino fa la voce grossa ma non può certo nascondere di aver sottoscritto un nuovo accordo di fornitura di armi al regime nordcoreano solo poche settimane fa, in piena crisi missilistico-nucleare né di essere il socio di maggioranza dell'impresentabile dittatura del Myanmar che ora aspira a garantirsi l'eterna sopravvivenza con il possesso della bomba atomica.

Sarà difficile che l'Occidente riesca a far molto per fermare questo ennesima deriva atomica: i generali birmani tengono in prigionia la premio Nobel Aung San Suu Kyi dal 1990 e le flebili proteste delle cancellerie non l'hanno liberata, né hanno fermato i massacri degli oppositori, aperto qualche campo di concentramento o riportato in patria le migliaia di profughi o fermato il genocidio delle minoranze etniche. La smania nucleare del regime omicida del Myanmar probabilmente dovrà temere solo degli interessi del momento degli amici-padroni cinesi e se la contingenza geo-politica disturba o meno Pechino.

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