[14/12/2009] News

L’acidificazione degli oceani ha già prodotto danni irreversibili

LIVORNO. La Convention on Biological Diversity (Cbd) ha presentato oggi a Copenhagen lo studio "Scientific Synthesis of the Impacts of Ocean Acidification on Marine Biological Diversity" che ha redatto in collaborazione con l'Unep World conservation monitoring centre (Unep-Wcmc). La presentazione é servita anche a celebrare l'Oceans Day alla Cop 15 di Copenhagen ed a sottolineare il legame diretto tra cambiamento climatico, oceani e salute e benessere umano. Secondo lo studio «I mari e gli oceani assorbono circa un quarto dell'anidride carbonica emessa in atmosfera dalla combustione di combustibili fossili, dalla deforestazione e dalle altre attività umane. La CO2 in più che è stata emesso in atmosfera, é stata assorbita dagli oceani in quantità maggiori a ritmi i sempre più rapida. Senza questo tasso di assorbimento da parte degli oceani, i livelli di CO2 atmosferica sarebbero notevolmente superiori a quelli attuali e gli effetti del cambiamento climatico globale, sarebbe o più marcato.

Tuttavia, l'assorbimento di CO2 atmosferica ha portato a cambiare l'equilibrio chimico degli oceani, causando la loro acidificazione. Si prevede che entro il 2050, l'acidità degli oceani potrebbe aumentare del 150%. Questo aumento drammatico è 100 volte più veloce di qualsiasi cambiamento di acidità di cui si abbia esperienza in ambiente marino negli ultimi 20 milioni di anni, lasciando poco tempo per l'adattamento evolutivo all'interno dei sistemi biologici».

Il segretario esecutivo della Cdb, Ahmed Djoghlaf, presentando il rapporto ha spiegato che «Tale fenomeno è irreversibile su scale temporali dell'ordine delle decine di migliaia di anni, e danni rilevanti agli ecosistemi oceanici possono essere evitati solo con riduzioni urgenti  e rapide delle emissioni globali di CO2. Attenzione deve essere data all'integrazione di questa tematica cruciale nel dibattito globale sui cambiamenti climatici a Copenaghen. Questo studio fornisce una sintesi della Cbd  ricca di informazioni scientifiche sugli effetti dell'acidificazione degli oceani, basato sull'analisi di oltre 300 opere scientifiche e descrive un quadro allarmante dei possibili scenari ecologici e degli impatti negativi dell'acidificazione degli oceani sulla biodiversità marina».

Lo studio dimostra che l'acidificazione 2100 colpirà pesantemente circa il 70% dei coralli delle acque fredde, uno degli habitat essenziali e un sito di alimentazione privilegiato per le specie ittiche commerciali. Con gli attuali livelli di emissione di gas serra anche le acque di superficie altamente produttive dell'Oceano Artico saranno carenti di minerali di carbonato entro l'anno 2032, e gli oceani australi entro il l 2050, provocando diminuzioni di grandi dimensioni delle fonti di cibo marino, in particolare di specie come  «come foraminiferi, pteropodi, coccolithophore, cozze, ostriche, gamberi, granchi e aragoste, che si basano sul calcio per crescere e maturare».

La ricerca suggerisce che molti degli effetti dell'acidificazione dell'oceano sugli organismi e gli ecosistemi marini saranno variabili e complessi e che colpiscono già specie diverse in modi diversi. Alcune specie possono trarre addirittura beneficio, ma gli effetti sulle comunità biologiche di un mare acidificato si annunciano incalcolabili, anche se restano molte domande senza risposta per quel che riguarda le conseguenze biologiche e biogeochimiche dell'acidificazione degli oceani per la biodiversità e gli ecosistemi marini, e l'impatto di questi cambiamenti sugli ecosistemi oceanici e dei servizi eco sistemici che forniscono, ad esempio, nel settore della pesca, per la tutela delle coste, il turismo, il sequestro del carbonio e la regolazione del clima.

Torna all'archivio