[17/12/2009] News toscana

Reti di parchi, reti di piste ciclabili e contenuto di informazione

FIRENZE. Istituire e realizzare una pista ciclabile è un'azione politica che va nella direzione di un supporto alla mobilità sostenibile, ed è quindi cosa buona e giusta. E' chiaro, però, che l'impatto sulla riduzione della mobilità privata associato alla messa in opera di una singola pista ciclabile è limitato.

Cosa ben diversa è rappresentata dal creare una rete di piste ciclabili e di greenways che connetta tutta la regione, appoggiandosi su una "spina dorsale" di natura lineare: ed è questo il principale punto di forza della ventura "Ciclopista dell'Arno" il cui protocollo d'intesa è stato firmato ieri, e per la quale sono stati stanziati i fondi per gli interventi preliminari.

Il punto è che le infrastrutture per la mobilità dolce, e in generale quelle appartenenti alla più ampia categoria della mobilità sostenibile, non possono "brillare di luce propria", se non in casi limitati. Realizzare, cioè, una singola pista ciclabile, ma non inserirla in un contesto di educazione e sensibilizzazione in direzione della sostenibilità e della mobilità associata, porta risultati solitamente modesti. Sussiste quindi una questione legata, in buona sostanza, al contenuto di informazione associato alla realizzazione dell'infrastruttura, il quale è elemento imprescindibile per giungere ad un suo impatto significativo sulle scelte di mobilità quotidianamente attuate dai cittadini.

A margine di ciò, la questione va osservata anche alla luce di un elemento quantitativo: sussiste cioè una "massa critica" ben precisa, anche se non facile da definirsi, oltre la quale l'effetto sulla mobilità associato alla realizzazione di più piste ciclabili diventa superiore alla somma degli effetti delle singole piste.

Discorso analogo può essere avanzato riguardo ai parchi e alle aree protette in generale: dal punto di vista del contenuto di informazione, è abbastanza ovvio come l'indotto promozionale, la risonanza mediatica, la stessa capacità di attrarre investimenti che connatura le politiche di sviluppo attuate all'interno di un singolo parco (o comunque le politiche basate sulla vicinanza di un parco, o da esso ispirate al di fuori dei propri confini) sono nettamente minori di quelli raggiungibili attraverso politiche che si basino sulla "messa a sistema" di quest'area protetta, cioè sul suo inserimento in una rete di parchi interconnessi e tra loro comunicanti, anche se non necessariamente adiacenti dal punto di vista geografico.

E anche l'aspetto relativo a ciò che abbiamo definito come "massa critica" può essere agevolmente individuato anche relativamente ai parchi: è piuttosto ovvio come i benefici non solo ecologici, ma anche logistico-operativi e quindi economici, siano maggiori se l'area protetta fa parte di una rete di stakeholders e enti analoghi, piuttosto che costituire una cattedrale nel deserto. Ed è altrettanto ovvio come, ipotizzando la presenza di cinque parchi ognuno caratterizzato da un x afflusso di visitatori (che poniamo identico per semplicità), sussista una soglia - appunto, una "massa critica" - oltre la quale l'afflusso complessivo di visitatori non sia più dato da 5x, ma da un valore maggiore.

Questa constatazione si basa sostanzialmente sul principio del raggiungimento della "capacità produttiva ottima", cioè su cosa avviene in un sistema che raggiunge quel grado di output che permette di utilizzare i fattori produttivi nella maniera più economica ed efficiente possibile.

Ora, è ovvio che l'output principale associato ad una pista ciclabile e/o ad un parco è quello di una educazione alla sostenibilità degli stili di vita e dei modelli di sviluppo. Ma questi fattori sono, ovviamente, difficilmente misurabili. Possiamo quindi prendere, come esempio di "produzione", l'afflusso di ciclisti sulle piste dedicate da una parte, e l'afflusso di visitatori nella zona del parco dall'altra.

E il punto è che sussiste, come detto, una soglia oltre la quale, proprio in conseguenza della creazione di una "rete" (di parchi, di piste ciclabili, o ancora meglio delle due cose insieme) data anche naturalmente da una certa loro densità quantitativa, si ottiene una massimizzazione del contenuto di informazione complessivo, poiché esso diventa non più la "somma", ma la "moltiplicazione" dei contenuti informativi associati alle singole infrastrutture.

Il problema, naturalmente, è stabilire in via oggettiva quale sia questa soglia, anche perché è ovvio che il valore di essa cambia a seconda delle varie realtà territoriali. Possiamo quindi solo azzardare una stima per le piste ciclabili, riguardo alle quali sembra piuttosto evidente che, una volta che la Ciclopista dell'Arno (e le connessioni con tutte le piste già esistenti) sarà completata, l'effetto-soglia sarà prossimo ad essere raggiunto. Questo per l'ovvia considerazione che una cosa è la risonanza (ad esempio mediatica) che ottiene una pista ciclabile o una sommatoria di esse, mentre ben altro impatto ha la creazione di un'infrastruttura non solo (nelle previsioni) enorme - 250 km che attraverseranno 48 comuni - ma che anche presuppone la creazione di una vera "rete" e che tra l'altro è caratterizzata fin dal nome da un impatto simbolico (e quindi da un indotto promozionale ed economico, almeno nei presupposti) di ampio spessore.

Per i parchi, in Toscana, forse ci sono ancora passi da fare, soprattutto in direzione di un aumento delle aree protette in alcune province (ad esempio Pistoia, Prato e Firenze, che secondo dati Irpet sono - con rispettivamente 18, 63 e 68 kmq di territorio protetto - quelle con una minore densità assoluta di aree protette, e che spiccano in negativo anche dal punto di vista della densità relativa), ma è chiaro che è inutile citare numeri ipotetici riguardo a quale concentrazione territoriale corrisponda la citata "soglia" oltre la quale si induce una massa critica. Resta comunque il fatto che dal punto di vista dell'altro aspetto discusso - quello cioè relativo alla massimizzazione del contenuto di informazione complessivo - la notizia dell'approvazione (per ora, in Commissione) dei piani del parco dell'Arcipelago e di quello delle Foreste Casentinesi, e soprattutto quella della ventura creazione di un parco unico della Val di Cornia, costituiscono passi in avanti molto positivi. Riguardo proprio al parco della val di Cornia, in particolare, è da citare il fatto che esso sarà costituito dalla "messa a sistema", al più alto livello, di varie aree di protezione già esistenti: in questo senso, ciò che sarà fatto è sostanzialmente l'aumentare il contenuto di informazione associato alle singole aree già esistenti attraverso la loro messa a sistema e l'inserimento in una cornice che è più solida da vari punti di vista: ecologico, logistico, economico, promozionale, politico. Ed è questo un buon esempio di quanto sopra affermato.

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