[22/07/2009] News

Vivere con cura... verso Copenhagen. Effetto serra da puro spreco

RIETI. In vista dell'appuntamento mondiale a Copenhagen sul destino del clima (dicembre 2009) continuiamo fino a metà agosto a misurarci i consumi, traducibili in emissioni di gas serra con i valori di conversione che forniremo via via, come indicato nella scorsa "puntata" di Vivere con cura. A metà agosto avremo i dati di un mese e moltiplicandoli per 12 mesi avremo all'ingrosso il nostro totale in un anno che potrà essere tradotto nell'impronta climatica. E cominceremo l'opera di discesa minuziosa verso quell'obiettivo di "una tonnellata al massimo in un anno per abitante della Terra", ricco o povero, occidentale o no che sia. Ci vorrà tempo ma dobbiamo fare la nostra parte e alla fine sarà piacevole.

Ma mentre ci misuriamo i consumi, cominciamo a togliere il puro spreco: cioè la produzione di gas serra collegata a tutto ciò che non dà nessun vantaggio, neppure perverso. A tutto ciò che è solo frutto di distrazione e noncuranza. Prima ancora di cambiare il modello, va tagliato lo spreco.

Partiamo dal cibo che si butta via. Il governo inglese, che sta intraprendendo una campagna in proposito, ha calcolato che produzione, trasporto, stoccaggio dei quasi 7 milioni di tonnellate di cibo che gli inglesi gettano nella spazzatura ogni anno provoca il 2% delle emissioni di gas serra all'anno. Ogni tonnellata gettata significa anche emettere inutilmente, senza alcun vantaggio, circa 4,5 tonnellate di gas serra (metano nella produzione agricola e nelle discariche, anidride carbonica per le operazioni colturali, i trasporti, gli imballaggi ecc.). Ogni kg di cibo gettato sono dunque 4,5 kg di gas serra prodotti; mettiamo che in Italia sia un po' meno, intorno ai 3 kg (si consuma più cibo locale da noi). Ma facciamo mente locale. Utilizziamo il pane secco per la panzanella? Evitiamo di lasciare rimasugli fuori dal frigo? Evitiamo di farci depistare dalla scritta in etichetta "consumare preferibilmente prima di..." (il che non vuol dire che scade il giorno indicato!)? Evitiamo di lasciare cibo nel piatto, a casa come in mensa o al bar o in pizzeria? Educhiamo i bambini in questo senso? Preferiamo cibi biologici così da mangiare anche la buccia? Siamo in grado di fare il compost con il poco scarto rimasto (torsoli, fondi di caffé, bucce non commestibili - molte lo sono come abbiamo indicato nel Vivere con cura del 24 dicembre 2008? Andiamo quando possibile al mercato della verdura nell'ultima mezz'ora così da comprare - magari a metà prezzo e con regali - cibo che altrimenti sarebbe buttato, anche in tempi di crisi?

E poi l'azione collettiva. Poiché fino a metà del cibo in Occidente è gettato prima che arrivi ai tavoli, e molti di questo dai supermercati - si pensi alle confezioni in scadenza prossima - possiamo attivarci perché negozi di nostra conoscenza aderiscano al progetto Last Minute Market (http://www.lastminutemarket.org/index.htm) di recupero di alimenti invenduti, ancora idonei per il consumo, nato nel 1998 all'interno della Facoltà di Agraria di Bologna. I beni donati sono resi disponibili ad enti e associazioni che danno aiuto a persone in condizioni di disagio sociale.

L'altro grandissimo spreco alimentare riguarda l'acquisto di acqua imbottigliata, con relativa lavorazione, trasporto, smaltimento delle bottiglie (non per farne altre bottiglie). Se ne parla tanto ma il cambiamento è troppo lento. Bene, si sappia l'impatto climatico di 180 bottiglie di plastica da 1,5 litri (il consumo in acqua minerale e bibite di un italiano medio in un anno) è pari ad almeno 23 kg di CO2. Usare la brocca e la borraccia ce li fa risparmiare. Semplificandoci la vita.

L'altro oggetto evitabilissimo senza nessun cambiamento sostanziale, e dunque ridicolo, sono gli shopper di plastica per portare il cibo dal negozio/mercato/supermercato  a casa. La produzione e lo smaltimento di 1 kg di polietilene comporta l'emissione di circa 6 kg di CO2. Un sacchetto pesa fino a 20 grammi, quindi chi ne usa poniamo 150 all'anno provoca l'emissione di 120 kg di CO2.

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