[21/12/2009] News

Post Copenhagen: restino accesi i riflettori su cambiamenti climatici, rinnovabili e green economy

GROSSETO. Avrebbero forse sperato in ben altro clima gli organizzatori della prima edizione del meeting della sostenibilità, che si è tenuto questa mattina a Roma proprio a chiusura del deludente vertice di Copenhagen. L'iniziativa, promossa da Legambiente e realizzata in collaborazione con la Commissione Europea - Rappresentanza in Italia, è nata come un'occasione per continuare a tenere accesi i riflettori, per approfondire con istituzioni, associazioni, aziende, giornalisti e opinion leader le tematiche dei cambiamenti climatici, delle energie rinnovabili e della green economy, con l'intento di aprire un dibattito costruttivo in grado di analizzare aspettative, ritardi e opportunità per il nostro Paese. Un convegno che neutralizzerà le emissioni di anidride carbonica prodotte grazie all'intervento di AzzeroCo2.

«La straordinaria partecipazione di coloro che in tutto il mondo sono scesi in piazza per fermare la febbre del Pianeta e per testimoniare l'urgenza di azioni concrete e vincolanti da parte dei governi - si legge in un comunicato dell'associazione - non ha ottenuto una risposta adeguata al problema. Copenhagen, si conclude con un accordo che non fornisce adeguata risposta alla gravità dei cambiamenti climatici in atto».

Un accordo che non è politicamente vincolante, non ha scadenze e non indica obiettivi definiti e che «non è una risposta accettabile dinanzi alla crisi climatica del pianeta - commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente che prosegue - E' evidente che i 193 capi di Stato e di Governo che sono intervenuti a Copenhagen non hanno saputo dare un segnale decisivo, all'altezza della straordinaria mobilitazione dei cittadini di tutto il mondo. Non sono stati presi impegni in termini di riduzione di gas serra, di controllo e verifica delle riduzioni, e alla luce degli effetti devastanti dei cambiamenti climatici non possiamo permetterci ulteriori passi falsi. E' necessario intervenire adesso con forza e con azioni concrete, a partire da un accordo vincolante nella prossima conferenza di Bonn, proposta da Merkel e Sarkozy entro giugno prossimo».

Si lavora quindi per il prossimo appuntamento di Bonn perché a Copenhagen «è andata persa un'occasione storica» ha aggiunto Edoardo Zanchini, responsabile energia e clima di Legambiente, che pone però in positivo il fatto «che tutti i Paesi hanno riconosciuto la necessità di un cambiamento che coinvolga politiche produttive, consumi e stili di vita con l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra» e sottolinea che il vero successo della conferenza di Copenhagen sia stato di «aver dimostrato quanto diffusa, forte e consapevole sia ormai la preoccupazione nel mondo per le conseguenze del riscaldamento del pianeta».

Tantissime sono state infatti le iniziative e le manifestazioni organizzate in tutto il mondo per sostenere gli esiti della Cop 15, una mobilitazione che in Italia ha coinvolto migliaia di cittadini che hanno preso parte ad eventi come "Cento piazze per il Clima", organizzata dalle 58 associazioni della Coalizione "In Marcia per il Clima", firmato petizioni, seguito i lavori attraverso tutti i canali mediatici, da internet alla carta stampata.

E l'attività non si ferma per Legambiente che chiede al Governo e alle istituzioni locali di mettere in atto subito misure e proposte forti e vincolanti per la riduzione delle emissioni climalteranti, a partire dal tema delle rinnovabili.

Su questo capitolo in particolare, l'associazione segnala una «situazione a dir poco confusa per i progetti degli impianti da fonti rinnovabili» e chiede al Governo di presentare finalmente una proposta di Linee guida nazionali  «per superare al più presto la situazione di caos che impedisce di portare avanti in modo equilibrato e trasparente i progetti eolici, solari, da biomasse, idroelettrici e geotermici nel nostro Paese».

Una chiarezza che sarebbe utile anche riguardo agli incentivi per il solare termico, fotovoltaico e risparmio energetico, per il quale sono necessarie  «indicazioni certe capaci di garantire al settore la possibilità di mantenere elevato il livello di investimenti, premiando gli impianti integrati in edilizia».

E dato che l'Europa ha già fissato i propri obiettivi vincolanti al 2020 per lo sviluppo delle rinnovabili e stabilito gli strumenti che dovranno accompagnare questo processo, Legambiente chiede al Governo di presentare quanto prima i provvedimenti per lo sviluppo delle rinnovabili nelle Regioni e per la definizione del piano d'azione nazionale per raggiungere l'obiettivo nazionale al 2020.

Il risultato di  Copenaghen, rafforza nel ministro dell'Ambiente italiano, Stefania Prestigiacomo una convinzione che va ripetendo da tempo: «L'impegno unilaterale dell'Unione europea, unica regione al mondo che si è presentata al summit con impegni concreti quale il pacchetto 20/20/20 e il finanziamento cospicuo di 10 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo, può appagare la nostra coscienza (noi contribuiamo al 25 per cento del livello di emissioni globale), ma non risolve il problema» ha detto il ministro, secondo la quale l'errore in cui sono incorsi molti è stato l'aver caricato di troppe aspettative un vertice che fin dall'inizio aveva un esito scontato, ovvero quello di indicare soltanto una politica di indirizzo.

Al ministro Prestigiacomo ha risposto Ermete Realacci del partito Democratico, intervenuto al meeting, che «a Copenaghen il Governo italiano alla fine si è allineato ma per lungo tempo ha remato contro» e «più in generale - ha detto Realacci - io ritengo che quelli che enfatizzano il fallimento spesso sono gli stessi che hanno cercato di remare contro in tutti questi anni».

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