[28/12/2009] News toscana

Bertolaso, la prevenzione deve diventare sistema

FIRENZE. Continua a viaggiare lungo lo Stivale inseguendo emergenze, il sottosegretario Guido Bertolaso, responsabile del dipartimento nazionale di Protezione civile. Ora è tornato a Lucca dopo l'alluvione di Natale a testimoniare la vicinanza del Governo e soprattutto a confermare l'impegno per il riconoscimento dello stato di calamità per le zone della provincia di Lucca colpite dalle ultime esondazioni. Bertolaso ha confermato quindi che saranno disponibili risorse da spendere immediatamente per gli interventi di prima urgenza, per il superamento delle condizioni di rischio, ma, soprattutto, per la programmazione e la realizzazione di opere di salvaguardia e di messa in sicurezza del territorio.

«Per rimarginare queste ferite - ha dichiarato il presidente della provincia Stefano Baccelli - occorrono almeno 40 milioni di euro, da destinare alla ricostruzione degli argini, alla bonifica delle frane, al ripristino della viabilità e alla sistemazione complessiva della rete idraulica, Ma servono anche ulteriori fondi per attivare forme di indennizzo per le famiglie (civili abitazioni, auto, ecc), imprese e attività professionali».

Il sottosegretario si è complimentato per l'immediata opera di ripristino degli argini, per gli interventi in soccorso alla popolazione colpita a conferma di come il sistema di "riparazione" ancora una volta abbia fornito una prova di efficienza. Del resto anche il sistema di allerta fino dal 23 dicembre aveva messo in guardia per una piena del Serchio che già in quella data aveva toccato i 1200 mc/sec. Nessuno poteva prevedere che un argine avrebbe ceduto e comunque se ci sono responsabilità e inadempienze è giusto che vengano rilevate.

Ma il punto è un altro e lo sottolinea proprio oggi Bertolaso: «I tempi sono maturi per un programma che metta a sistema la sicurezza del territorio» non è possibile continuare ad investire risorse per riparare i danni (e per fortuna in questo caso non si devono contare i morti) aspettando il prossimo evento. Il territorio italiano è fragile e la Lucchesia in modo particolare: lo testimonia lo stesso bilancio delle ferite (di varia natura) che ha fatto il presidente della provincia Baccelli: 108 frane su strade comunali, 24 su quelle provinciali, 13 frazioni isolate, 53 famiglie evacuate.

«La risorsa acqua rappresenta una ricchezza, ma, nello stesso tempo, un elemento di vulnerabilità del territorio della provincia di Lucca che, di fronte a disastri ormai ciclici (1992 - 1996 - 2000 - 2008), ha bisogno, accanto ad interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, di una vera e propria serie di "interventi di sistema", e cioè, di prevenzione rispetto ad un rischio idrogeologico che ormai va considerato permanente» sottolinea il presidente. Ovviamente su queste parole tutte le amministrazioni locali colpite dagli eventi di questi giorni hanno espresso immediata adesione. Ma innanzi tutto bisogna mettersi d'accordo su cosa significa fare interventi di prevenzione: se vuol dire costruire argini più alti e più robusti per poter poi edificare nelle aree esterne più di quanto non sia stato fatto fino ad oggi, aumentando quindi il rischio idraulico tanto "il consumo di suolo non è detto che sia insostenibile", percorriamo vecchie strade che ci porteranno a nuovi stanziamenti per riparare nuovi danni a persone e cose: non esiste la sicurezza assoluta in relazione a determinati eventi ma la convivenza accettabile con il rischio.

Se invece pensiamo di investire pianificando le urbanizzazioni in sintonia con il territorio, restituendo dove possibile spazio ai corsi d'acqua, delocalizzando alcune infrastrutture dalle aree a rischio, "invitando" i fiumi a laminare in zone allagabili, attivando la manutenzione nelle aree collinari cercando quindi di far rallentare le acque, non avremo anche in questo caso la sicurezza assoluta da qualsiasi evento ma almeno avremmo ridotto il rischio idraulico e avremmo la consapevolezza di aver impiegato bene i soldi per gestire un territorio ristretto fortemente antropizzato come quello italiano.

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