[23/07/2009] News

Idee per il cibo, l'agricoltura, l'ambiente e gli ambientalisti

GLAND (Svizzera). Il mondo è di fronte a una crisi alimentare. Le popolazioni umane sono sempre di più e consumano più colture di base. I rendimenti di queste ultime sono cresciuti rapidamente con la rivoluzione verde negli anni 70 - 90, ma la loro crescita non è stata sostenuta.

Allo stesso tempo, le abitudini alimentari stanno cambiando. Più persone ora consumano carne, il che richiede molto più terra ed energia per la produzione di ortaggi e grano. Un miliardo di persone sono ancora sotto-alimentate, mentre nel mondo ricco il consumo eccessivo ha creato una crisi globale di obesità. Abbiamo bisogno non solo di più cibo, ma una più equa distribuzione e di una migliore qualità del cibo.

Queste esigenze devono essere soddisfatte tenendo conto allo stesso tempo sia delle colture agro-industriali, sia quelle per i bio-carburanti e delle materie prime industriali, che sono in competizione per la terra. Come faremo ad ottenere cibo in più e megliore per 9 miliardi di persone? Copme riusciremo a farlo dio fronte al cambiamento climatico? E come faremo a soddisfare queste richieste lasciando ancora un certo spazio per la natura?

Gli ambientalisti sono spesso in opposizione ai cacciatori, raccoglitori e agricoltori. I cacciatori sono accusati di decimare la fauna selvatica, ma la caccia comunitaria ha dato enormi contributi alla conservazione delle specie e degli habitat in tutto il mondo. La "Ducks unlimited" è responsabile dell'enorme crescita delle popolazioni del Nord America di uccelli acquatici.

I cacciatori di carne di animali selvatici in Africa centrale sono davvero la più grande minaccia per la fauna selvatica, o potrebbero decine di milioni di cacciatori e consumatori di carne di animali selvatici africani essere una delle lobby più potente per la salvaguardia di quanto lo sia una piccola manciata di eco-turisti del mondo ricco? E' impossibile che le persone che vivono della raccolta di noci del Brasile in Amazzonia o della corteccia medicinali di prugni africani nel Bacino del Congo possano essere efficaci difensori delle foreste pluviali?

E' ora che il mondo si svegli sulla crisi alimentare. Dopo decenni di abbandono l'agricoltura è ancora una volta in cima alle priorità dei paesi ricchi e sta ricevendo sempre più percentuali di aiuto dai loro bilanci.
Ma ci sono opinioni divergenti su che tipo di agricoltura sia necessario per nutrire il mondo sia sulla salvaguardia delle risorse naturali dalle quali dipende la produzione alimentare.

Il modello del mondo ricco di un'agricoltura intensiva, molto specializzato e con l'uso di input per massimizzare le rese viene ora messo in discussione.

Riso, mais e frumento e loro derivati industriali sono in quasi tutto quello che il mondo ricco mangia. Le eccedenze alimentari prodotte dalla nostra agricoltura industriale altamente efficiente alimentano un gran numero di persone nei Paesi in via di sviluppo. È così che rimangono molti terreni produttivi per i parchi nazionali e riserve naturali.

Tuttavia, anche nel mondo ricco, ora c'è riluttanza a perseguire questo corso di semplice efficienza produttiva. In molti in Europa hanno scelto di abbandonare la ricerca dell'efficienza e di pagare centinaia di miliardi di euro di sovvenzioni per l'agricoltura multifunzionale che conserva paesaggi rurali e sostiene l'occupazione ed alti livelli di biodiversità.

I Farm conservation schemes negli Stati Uniti hanno messo decine di miliardi di dollari nelle mani di agricoltori che adeguano la loro produzione agricola a favore della fauna selvatica. La domanda cruciale è se questi sistemi multi-funzionali di produzione agricola sono un lusso che solo i ricchi del mondo possono permettersi o se potrebbe essere un modello per diversificare il sostentamento delle persone povere nel mondo in via di sviluppo e forse anche per renderle più resilienti agli interessi economici e climatici e alle pandemie indotte dagli shock che dovranno affrontare nei prossimi decenni.

Molti ambientalisti ora pensano che la risposta sia sì. Il sistema dei piccoli agricoltori di Africa ed Asia che coltivano in appezzamenti di mezzo ettaro decine di specie di piante annuali e perenni non deve essere sacrificato sull'altare del progresso. In termini puramente economici, diverse piccole aziende possono essere meno efficienti degli agricoltori specializzati, con tecniche di ingegneria genetica delle sementi e grandi apporti di fertilizzanti e pesticidi. Ma queste piccole aziende altamente diversificata forniscono molti altri prodotti per il consumo e la vendita al di là delle semplici "specie base". Questa diversità rappresenta una rete di sicurezza in caso di "guasto" di una di queste poche colture. Inoltre, i conservazionisti ora riconoscono che queste piccole aziende agricole sono in grado di sostenere molta biodiversità autoctona, di proteggere i bacini idrografici e immagazzinare grandi quantità di anidride carbonica, contribuendo così a mitigare il cambiamento climatico.

Quindi ora è il tempo che le organizzazioni ambientaliste adottino uno sguardo più lungimirante rispetto al settore agricolo. Le decisioni prese oggi su come nutrire il mondo determineranno ciò che accadrà nel futuro per i nostri paesaggi e la fauna selvatica.

Senza dubbio importanti aree saranno destinate a diventare settori produttivi di monotone monocolture, ma forse diverse aziende di piccole dimensioni potrebbero essere anche una parte economicamente importante come sistemi di produzione agricola che andranno ad alimentare il mondo futuro.

La produzione locale di una grande diversità delle colture con il minimo impiego di fertilizzanti e pesticidi a base di combustibili fossili è ormai una "boutique" di settore per i ricchi. Tuttavia, ha molte caratteristiche che potrebbero renderla valida e interessante per gran parte del mondo in via di sviluppo e potrebbe fornire la tanto necessaria resilienza di fronte alla variabilità del clima e di altri shock che sicuramente scuoteranno il mondo in futuro.

 

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