[29/12/2009] News toscana

Gasperini (Legambiente) sull'alluvione: «Sempre meno risorse per i controlli e le manutenzioni»

FIRENZE. Un territorio fragile, quello italiano, che avrebbe bisogno di particolare cura che non sempre viene fornita nella misura adeguata. I pochi spazi pianeggianti disponibili sono occupati dall'antropizzazione, zone urbanizzate concentrate, edifici diffusi, aree agricole tutti elementi che sottraggono spazio ai fiumi e che rendono inefficiente il reticolo idraulico minore. Se aggiungiamo poi una scarsa o errata manutenzione delle aree collinari che determina una riduzione dei tempi di corrivazione delle acque di pioggia si crea un mix che contribuisce ad aumentare la pericolosità idraulica.

«Argini certificati periodicamente e monitorati costantemente»: è questa la proposta che l'assessore regionale Enrico Rossi lancia, dopo aver trascorso la giornata nelle zone alluvionate, a Nodica, dopo aver partecipato a riunioni con i tecnici nazionali, regionali e con le autorità locali.
«Il Serchio ha rotto gli argini in tre punti, lungo un tratto completamente diritto del suo alveo - spiega l'assessore Rossi - Bisogna capire cosa è successo, dove sta il problema, qual è il punto debole di queste strutture. Soprattutto vogliamo studiare con gli esperti dei nostri dipartimenti, delle università e delle istituzioni competenti un sistema di certificazione periodica degli argini dei maggiori fiumi della regione, e mettere a punto una attività di monitoraggio costante della loro consistenza e delle loro condizioni. Questo sicuramente migliorerà la sicurezza dei cittadini che abitano nelle vicinanze di questi corsi d'acqua. Dobbiamo cogliere da ogni esperienza, anche la più difficile come l'emergenza di questi giorni, uno spunto per migliorare e fare un salto di qualità.»

Abbiamo chiesto a Federico Gasperini, coordinatore della commissione acque e difesa del suolo di Legambiente Toscana cosa ne pensa degli eventi alluvionali che hanno colpito la Toscana in questi giorni? 

«Una serie di eventi concomitanti particolari effettivamente c'è stata: prima la neve, poi il rialzo improvviso delle temperature e la pioggia insistente ha provocato un aumento delle portate. Bisogna rilevare che già il 23 dicembre la provincia di Lucca aveva dato l'allarme almeno sul suo sito. Le amministrazioni locali non siamo al corrente se hanno poi diffuso la notizia. Ma non ci sono state vittime ne danni a persone. E questo è già un fatto importante».

Le rotture degli argini verificate sul Serchio, sono un evento eccezionale poco prevedibile, o evidenziano una scarsa manutenzione e controllo delle opere idrauliche anche per carenza di risorse da destinare a questa funzione?

«Una cosa non esclude completamente l'altra. La rottura di un argine può succedere ed il momento esatto è poco prevedibile ma è anche vero che sono disponibili sempre meno risorse per i controlli e le manutenzioni delle opere idrauliche anche in termini di personale, come per tutto il settore della difesa del suolo. Nel caso specifico  verranno fatte delle indagini e se ci sono delle responsabilità dirette o indirette è bene che vengano accertate».

La situazione che si sta verificando in Lucchesia come in provincia di Prato ed in altre aree della Toscana secondo Legambiente potrebbe essere conseguente di errate gestioni degli ecosistemi fluviali, del reticolo minore e di una scarsa attenzione al territorio in generale?

«Beh anche in Toscana una particolare attenzione agli ecosistemi fluviali in modo specifico agli aspetti morfologici non c'è stata. Fiumi e torrenti sono spesso ristretti in spazi angusti, racchiusi tra opere artificiali che gli separano dal territorio circostante e ne fanno un ambiente banalizzato.  Qualche volta i corsi d'acqua si riprendono il loro spazio. Tutto sta a vedere cosà è stato costruito nel territorio di proprietà dei fiumi».

Appunto questo pare essere il problema anche in Toscana.

«Certo. A parte le invarianti strutturali storiche (città costruite sui fiumi come Firenze ndr) sono sorti in aree di pertinenza fluviale capannoni, edifici commerciali, case, industrie, strade anche costruite in periodi recenti. E questo discorso vale anche per il Serchio: basta guardare il corso d'acqua dall'alto lungo il suo percorso dalla sorgente al mare per comprendere bene quanto stiamo dicendo. Del resto lo spazio pianeggiante, molto appetibile, nel nostro Paese non è molto e perciò andava gestito in modo oculato».

Veniamo alle soluzioni. Bertolaso ha affermato che è giunta l'ora di mettere a sistema la sicurezza del territorio e il presidente Martini ha invocato la necessità di risorse economiche che deve impegnare principalmente lo Stato centrale. Quali sono le proposte di Legambiente?

«Le cose affermate dal sottosegretario e dal presidente Martini sono condivisibili. Bisogna intenderci però su cosa vuol dire sicurezza del territorio e su come impiegare le risorse che senza dubbio sono necessarie. Se costruiamo argini più alti o anche casse d'espansione per permettere nuove urbanizzazioni si rischia di percorrere vecchie strade e localmente aumentiamo il rischio idraulico dato che mettere in sicurezza assoluta il territorio è impossibile in base anche alle risorse disponibili. E' invece importante convivere con una certa percentuale di rischio cercando di diminuirlo restituendo spazio ai fiumi dove possibile, delocalizzando alcune infrastrutture, gestendo tutto il territorio in modo adeguato quello di pianura e quello collinare e montano. Mi piace ricordare un esempio che è stato sulle prime pagine dei giornali in questi giorni: in una parte del Chianti alcuni viticoltori hanno deciso di tornare ai terrazzamenti del passato e abbandonare la coltivazione a rittochino. Questa è la strada da seguire e l'imprenditoria che andrebbe sostenuta perché dà una mano anche alla corretta gestione del territorio e contribuisce alla riduzione della pericolosità idraulica».

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