[30/12/2009] News

La legge quadro e il modello di parco previsto (II)

PISA. Se di un modello, nel 91 si poteva parlare quello era il modello regionale di cui la legge volente o nolente dovette tener conto.
E' un connotato questo che va ricordato perché l'idea di dover costruire un sistema davvero nazionale di parchi e aree protette cioè non più riservato unicamente al ruolo dello stato e ai parchi nazionali era così lontana anche dai proponenti e firmatari che fino all'ultimo il testo tagliava fuori del tutto le regioni che neppure erano rammentate. Ecco perché il ministero dell'ambiente della loro inclusione a tutti gli effetti rimase in qualche modo persino sorpreso e spiazzato manifestando subito il suo imbarazzo e sempre più anche il suo scarso gradimento come fu chiaro già alla prima conferenza nazionale dei parchi a Roma.

I parchi regionali vi figurarono infatti come ospiti di serie B di cui si sarebbe potuto fare anche a meno. Certo vi sono stati atteggiamenti anche diversi nel corso degli anni ma come vedemmo fin dalle prime battute e successivamente appunto nelle due conferenze nazionali l'idea che si doveva lavorare per la ‘leale collaborazione' istituzionale non è mai stata alla base dell'impegno effettivo e convinto del ministero. E la riprova e conferma più evidente di questa incertezza e persino imbarazzo è costituita dal ruolo del tutto marginale assegnato fin dall'inizio agli strumenti e alle sedi previste e preposte dalla legge per una gestione nazionale ma non ‘centralistica' e ‘ministeriale'.

Il piano triennale, la nuova classificazione, il comitato stato-regioni, la Consulta tecnica, la Carta della natura a questa politica dovevano servire ma non furono gestiti in tal senso tanto è vero furono abrogati senza però provvedere a sostituirli più validamente come pure prescrisse la legge oltre un decennio fa.

E qui si apre un capitolo che sorprendentemente non ha mai o quasi interessato qualcuno né in parlamento né fuori. Che la legge 426 avesse rinfrescato la memoria ai troppi immemori su cosa doveva significare mettere a punto una politica nazionale di tutela e di governo dell'ambiente in territori ben definiti dalla costa alle piccole isole, dall'Appennino alle Alpi non servì a rimuovere burocratismi e scandalose inadempienze ministeriali. Com' è noto l'art 75 della legge Bassanini che parla di ‘riordino' ministeriale non è mai stato preso in qualche considerazione dal ministero e il parlamento in tutti questi anni si è badato bene dal chiederne conto. Anche le indagini talvolta intraprese dalle commissioni ambiente di Camera e Senato e solo sui parchi nazionali, sul punto non hanno mai manifestato interesse e ancor meno preoccupazione.

A fronte di tanta sordità e vero e proprio menefreghismo viene quasi da rimpiangere quel vecchio centralismo che almeno conservava un suo decoro e senso di responsabilità ‘nazionale'. Qui si è toccato la sciatteria più desolante e l'incompetenza più grossolana di cui sono testimonianza peraltro le più recenti proposte e sortite sulle aree protette marine e gli enti parco nazionali che ben si affiancano purtroppo alle non meno strambe e cervellotiche ipotesi di scioglimenti, abrogazioni e quant'altro finiti alla rinfusa in qualche emendamento o articolo di codici di cui spesso sembra si ignorino le effettive implicazioni e conseguenze a cominciare dal fatto che -tanto per fare un esempio attuale- sciolto un ente parco regionale o nazionale che sia nessuna sua funzione potrà essere affidata ad altri soggetti perché i parchi non hanno eredi che ne possano prendere il posto sotto mentite spoglie.

Chi vuol davvero rimettere a punto una riflessione di una qualche serietà su questi temi opacizzati, appannati e stravolti da anni di gestione burocratica priva di qualsiasi ispirazione che non fosse la caparbia e gretta riaffermazione della volontà di continuare a ‘comandare' anche a costo di peggiorare ulteriormente - ed è tutto dire- la situazione, deve partire da qui.
E per farlo non può non partire dalle vicende istituzionali che riguardano non solo questo o quel comparto ma il complesso del nuovo titolo V della Costituzione.

(2. continua)

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