[04/01/2010] News

Lo spreco alimentare globalizzato. Dai supermercati italiani all’università di Pechino

LIVORNO. Il presidente di Last minute market, Andrea Segrè, il 18 dicembre 2009 ha presentato al KlimaForum di Copenhagen, il summit alternativo delle Ong,  la situazione dello spreco alimentare nel nostro Paese ed ha sottolineato che recuperando le eccedenze della grande e piccola distribuzione italiana si potrebbero recuperare ogni anno 244.252 tonnellate di cibo per un valore di 928.157.600 euro. «Sarebbe inoltre possibile fornire tre pasti al giorno a 636.600 persone e risparmiare 291.393 tonnellate di CO2 prodotte a causa dello smaltimento del cibo di risulta come rifiuto».

L'attività di Last Minute Market-Food ha suscitato l'interesse anche del Corriere della Sera - che pubblica la notizia dei e l'associazione offre un servizio innovativo che permette il recupero dei prodotti alimentari invenduti, ancora idonee per l'alimentazione. Un servizio rivolto a comuni, province, regioni, Asl, che ne conseguono benefici indiretti di tipo sociale ed ambientale, alle piccole e grandi imprese della distribuzione e ai mercati all'ingrosso, che fisiologicamente, producono prodotti invenduti, alla ristorazione collettiva che spesso produce pasti in eccesso rispetto all'effettiva domanda. Last Minute Market si occupa «dello studio e nell'attivazione di procedure fiscali, igienico-sanitarie, operativo-logistiche sino alla realizzazione di un prototipo operativo. I fruitori dei beni donati sono enti ed associazioni che offrono assistenza a persone in condizioni di disagio sociale».

Ma non si pensi che la cosa riguardi solo il ricco ed opulento occidente che continua a sprecare anche in piena crisi, il virus dello scialo consumistico ha colpito anche l'emergente Cina: l'università di Pechino ha appena pubblicato una lista dei 10 maggiori sprechi nel campus, il primo è l'uso eccessivo di fogli di carta.

L'agenzia ufficiale Xinhua ha intervistato Tan Yufei, il segretario dell'associazione dei volontari  della facoltà di scienze ed ingegneria ambientale che ha effettuato un sondaggio tra gli universitari pechinesi: «Speriamo che questa lista permetterà di sensibilizzare gli studenti al risparmio delle risorse e a ridurre gli sprechi in futuro».

Secondo il sondaggio troppi fogli e brochure vengono distribuiti a Sanjiaodi, l'area "triangolare" nota per l'affissione di manifesti e secondo gli studenti filogovernativi «Le informazioni riguardanti le attività organizzate dagli studenti potrebbero essere affisse sul Bbs (Bulletin board system), o Sistema di tavole di affissione, risparmiando così un'importante quantità di carta».

Il sospetto è che le autorità e le organizzazioni studentesche controllate dal  partito comunista vogliano, con la scusa della sobrietà, tenere ulteriormente sotto controllo quel poco di attività "ludico-anarchica" che si permettono gli studenti pechinesi.

E' però vero che un solo centro di fotocopie del campus pechinese consuma più di 10.000 fogli di carta al giorno e che nell'intera università ce ne sono almeno una dozzina. L'altro grande spreco riguarda proprio il cibo: la sola caffetteria universitaria Nongyuan butta b nei rifiuti almeno 500 kg di cibo al giorno e l'intero campus universitario ne spreca almeno 5 tonnellate.

Gli altri gravi sprechi riguardano l'elettricità e le stoviglie usa e getta. Tan Yufei dice che la sua associazione ha già fatto proposte per sensibilizzare gli studenti a risparmiare le risorse ed a ridurre gli sprechi ma forse anche a Pechino fra poco sarà necessaria una specie di Last Minute Market, una cosa impensabile fino a poco tempo fa in un Paese contadino, parco, in lotta con la fame e non certo con lo spreco. Anche questa è la globalizzazione e non certo quella virtuosa. 

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