[05/01/2010] News toscana

Irpet: ecco gli effetti del global warming sulla Toscana

FIRENZE. Abbiamo già ricordato ieri come il rapporto "Toscana CO2" edito da Irpet in novembre sia stato ripreso, in alcune parti, nel più onnicomprensivo documento "Toscana 2030". In realtà, occorre più precisamente dire che ci troviamo davanti ad un vero e proprio "segmento" di Toscana 2030.

Le valutazioni del rapporto sugli aspetti scientifici ed economici del clima toscano che cambia sono infatti caratterizzate da una struttura a cerchi concentrici, che passando da analisi climatiche ad altre di natura "territoriale" più strettamente intesa (sia per le fonti di emissione, sia per le conseguenze del Gw sul territorio e sui vari settori economici), giunge poi alla valutazione più innovativa e centrale, sia di "Toscana CO2" stesso, sia per certi versi anche del rapporto "Toscana 2030", almeno nelle sue parti dedicate all'analisi della sostenibilità in senso stretto: e cioè la comparazione tra i "costi del Gw" (cioè quelli che Nicholas Stern, nel suo "Rapporto" del 2006 e nel più recente testo "Un piano per salvare il pianeta", definisce come «i costi dell'inazione»), e quelli che deriverebbero dall'attivazione di misure di adattamento/mitigazione al cambiamento climatico stesso.

Questa metodologia, riportabile al metodo dell'analisi costi-benefici (Acb), percorre appunto, su scala locale, la strada aperta per l'analisi planetaria dal Rapporto Stern, che è da considerarsi come una pietra miliare nel percorso di progressiva quantificazione economica di quei prelievi e di quelle interazioni col capitale naturale da cui genera l'economia stessa. Un capitale naturale che, in questo caso, è rappresentato sostanzialmente dalla testa (i prelievi di risorse energetiche fossili) e dalla coda (le emissioni climalteranti) della parte antropica del ciclo biogeochimico del carbonio.

Vediamo quindi oggi le analisi di matrice più "climatologica" in senso stretto [1]: Secondo il rapporto "Toscana CO2", «le ripercussioni che queste modificazioni avranno sui sistemi socioeconomici dipenderanno naturalmente dalle specifiche caratteristiche dei vari territori ma anche dalla capacità delle istituzioni ai vari livelli giurisdizionali di (re)agire attraverso adeguate azioni di adattamento». Comunque, per l'area mediterranea nel suo insieme, sono citate delle stime tratte dal rapporto "European changing climate 2008" prodotto dall'agenzia europea per l'Ambiente (Eea), che tra i più importanti effetti del Gw annoverano:

- riduzione dell'ammontare di precipitazioni annuali
- riduzione del flusso annuo dei fiumi
- maggiore rischio di incendi forestali
- riduzione delle coltivazioni agricole
- incremento della domanda di acqua in agricoltura
- più alto rischio di desertificazione
- riduzione della capacità di produzione di energia idroelettrica
- maggiore rischio di morte per ondate di calore e umidità
- aumento dei vettori di trasmissione di malattie
- rischio di riduzione delle presenze turistiche
- maggiore rischio di perdita di biodiversità.

Anche se «non è possibile indicare con certezza se tutti questi fenomeni si registreranno e, in caso positivo, quali saranno i tempi o la loro entità», comunque sono queste le conseguenze locali che il global warming ha per la Toscana, e che soprattutto potrà avere in futuro.  Oltre a questi elementi, va naturalmente ricordato che a causa del Gw incombono problemi più generali e gravi, di natura sociale (le migrazioni, il sottosviluppo e le loro interazioni coi cambiamenti climatici) e socio-ambientale (la crescita dei mari, che secondo le ricerche più recenti potrebbe essere anche il doppio delle stime - 18-59 cm entro il 2100 - contenute nel quarto Rapporto Ipcc).

Tra i settori economici più a rischio, e che analizzeremo meglio nei prossimi giorni, Irpet cita in primo luogo l'agricoltura, il turismo, i consumi energetici, e le attività connesse alla gestione idrogeologica del territorio.

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[1] Le determinanti principali del clima toscano sono, da una parte, la posizione che la nostra regione occupa nella griglia planetaria dei meridiani e dei paralleli. Ciò fa sì che gran parte della pioggia che colpisce la Toscana sia tipicamente derivata da perturbazioni (o comunque da movimenti di masse d'aria) che si sono formate in oceano Atlantico, e poi portate verso est a causa dei venti predominanti indotti dalla rotazione terrestre.

A questo effetto si somma quello dato dalla posizione della Toscana rispetto alle aree anticicloniche di matrice sub-tropicale, che nelle nostre zone prendono i noti nomi di "anticiclone delle Azzorre" e di "anticiclone Africano". L'incombere delle aree di alta pressione da sud obbliga spesso le perturbazioni a scorrere più a nord della penisola italiana, e a questo fattore è associata la natura tipicamente piovosa e fresca che caratterizza il clima centro-europeo, più facilmente raggiungibile dalle perturbazioni atlantiche, rispetto all'Europa meridionale.

Come ricorda Toscana Co2, il global warming ha tra i suoi effetti più significativi nell'emisfero boreale, il progressivo spostamento verso nord delle aree anticicloniche subtropicali (associato allo spostamento verso settentrione del braccio discendente della cella di Hadley), con movimenti di aria che tendono a incidere maggiormente sulla direttrice sud-nord (si parla di "meridianizzazione" del movimento delle masse d'aria) a parziale scapito di quelli (che pure restano prevalenti perché legati alla rotazione del globo) "zonali", che avvengono sulla direttrice ovest-est. In poche parole, il Global warming facilita sia l'aumento delle risalite di aria calda e stabile (ondate di calore), sia le discese di aria fredda (almeno finché il riscaldamento sarà ridotto, e quindi ridotta sarà la "spinta" che le alte pressioni esercitano da sud), sia la formazione di eventi meteorologici "estremi" (caldo, freddo, siccità, piogge torrenziali, venti ecc.), che sono tali proprio perché - in gran parte - legati a movimenti meridiani delle masse d'aria.

A questi fattori "locali" si somma poi l'aumentato bilancio energetico dell'atmosfera dato dall'incremento del naturale effetto-serra, e quindi la maggiore energia disponibile per qualsiasi evento meteorologico. Ed ecco un ulteriore elemento che causa l'estremizzazione del clima mediterraneo, e quindi italiano, e quindi toscano, aree che sono situate in una zona climatica definita da Isac-Cnr (nel suo recente documento "Clima, cambiamenti climatici globali e loro impatto sul territorio nazionale") come un «hot-spot» del surriscaldamento globale.

La dinamica incrociata di questi fenomeni induce, sull'Italia e la Toscana, una generale diminuizione degli apporti pluviometrici, un aumento di temperatura (nettamente superiore a quello medio planetario), e l'aumento dei fenomeni estremi in tutte le direzioni. Fenomeni che sono già in atto (dal punto di vista meteorologico ciò è confermato dalla dinamica che indici come il Nao - North atlantic oscillation - e l'Ao - Artic oscillation - stanno assumendo negli ultimi decenni), e che sono destinati ad aumentare col (purtroppo probabile) futuro ulteriore crescere della temperatura media planetaria, essendo ad esso legati da un provato rapporto di causa ed effetto.

 

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