[05/01/2010] News toscana

Container affondati, chiuse le indagini della Capitaneria di Livorno: nessuna traccia dopo tre mesi di ricerche

LIVORNO. La Guardia costiera li ha cercati in un lungo e in largo, seguendo le coordinate fornite  dai testimoni del presunto atto illecito, utilizzando prima un sonar e poi, a fine dicembre, il Rov del nucleo sommozzatori di San Benedetto Del Tronto. Ma dei container che sarebbero stati gettati in mare dalla "Toscana" la sera del 5 luglio, episodio denunciato dal comandante delle nave dell'associazione ambientalista Ms Thales Robert Groitl, neanche l'ombra. Dopo tre mesi di "uscite" a singhiozzo (a causa del maltempo), la Scialoja, la motovedetta della Capitaneria di porto specializzata in missioni ambientali, torna in banchina senza tracce e indizi che possano far pensare a rifiuti buttati nei fondali marini. Un risultato che smentisce il ritrovamento del presunto container dell'Alliance del Nurc, che a il 3 novembre, tra l'Elba e San Vincenzo, per conto del Parco dell'Arcipelago, ha trovato un oggetto dalle dimensioni molto vicine a quelle di un container. «E' stato un giudizio affrettato», hanno sentenziato dalla Capitaneria che fin dall'inizio di tutta la vicenda avevano posto come condizione per un annuncio ufficiale, un'ulteriore e definitiva verifica. Che c'è stata. I due-tre "obiettivi interessanti", di cui era stata riferito alla procura che sul caso ha aperto un fascicolo, non sono container.

Per accertarlo, nelle due settimane dall'8 dicembre fino al 24, gli uomini della Guardia Costiera, hanno terminato la perlustrazione dell'area interessata dalla denuncia della nave Thales. Nei rilievi con il sonar (che si guastato nel corso di un'uscita a fine ottobre) in dotazione alla Scialoja, non è stato riscontrato alcun elemento estraneo ai fondali, cioè nessun "obiettivo interessante", come viene definito in gergo dai militari. Dopo questa prima fase, è scattata l'operazione di indagine con il Rov, il robot in grado di fare riprese sottomarine. Favorito dalle buone condizioni meteo senza le quali non può lavorare, il mezzo ha perlustrato la zona indicata come possibile discarica. Di più. Ha controllato il rilievo fatto dall'Alliance. Ebbene, la macchia scura lunga 6 metri e larga 3 evidenziata dallo scanner della nave inviata dal Parco, non è un container. Le immagini del Rov parlano chiaro: lì sotto non c'è niente.

Ma di cosa di trattava allora? «Possibile che si fosse trattato di uno scoglio o una rifrazione non perfettamente definita dal sonar - hanno spiegato a greenreport.it  dalla Guardia costiera. Il computer fornisce degli echi, delle ombre che poi vanno investigate, approfondite con un ulteriore controllo». In poche parole sarebbe tutto un abbaglio, sia quello del comandante Robert Groitl, che per primo ha fatto la denuncia, sia quello dell'Alliance che sulle coordinate fornite da Groitl, ha trovato tracce sospette.

Le indagini non sono comunque ancora terminate e il fascicolo della Procura rimane aperto. Per i militari sono "formalmente sospese" in attesa dell'ultima verifica, quella  della comunicazione dei risultati delle analisi dei campioni di acqua e di sabbia dei fondali. Poi tutta la vicenda si potrà dire chiusa. Rimane invece aperto l'altro fascicolo della procura livornese che ha sentito il pentito Francesco Fonti. L'esponente dell''ndrangheta, lo scorso settembre, aveva riferito al settimanale l'"Espresso" di aver saputo di affondamenti di navi cariche di rifiuti provenienti da industrie farmaceutiche del nord Italia davanti alla costa livornese. Una versione poi riconfermata al procuratore capo di Livorno Francesco De Leo e al sostituto Massimo Mannucci, titolare dell'inchiesta sul caso dei container. Davanti ai magistrati livornesi, Fonti ha confermato quanto già dichiarato al settimanale senza però dare ulteriori informazioni sugli affondamenti. Una vicenda che a questo punto, sembra definitivamente chiusa.

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