[07/01/2010] News toscana

Maltempo: dalla cura dei danni alla prevenzione

FIRENZE. Approfittando di questa giornata di tregua concessa dal tempo, si stanno curando le "ferite" sul territorio toscano. Le perturbazioni consecutive che hanno portato neve e pioggia intensa hanno reso evidente, al di la della loro intensità, come lo stesso territorio sia fragile e abbia bisogno di maggiori attenzioni specialmente in regime ordinario. Non c'è provincia immune da allagamenti, frane, alluvioni consistenti o microesondazioni. Le previsioni meteorologiche tra l'altro  evidenziano, già da domani, un nuovo peggioramento con piogge, temporali e possibili nevicate anche a quote basse e molti cittadini torneranno sugli argini o sulle spallette a guardare preoccupati il defluire impetuoso delle acque che scorrono a fatica negli alvei fluviali.

Mentre quasi unanimemente si concorda sul buon operato della protezione civile che ancora una volta ha dimostrato buona efficienza sia a livello nazionale che locale, mentre i tecnici dei consorzi di bonifica e delle province sono all'opera per riparare i danni e ridurre i disagi ai cittadini, stanno crescendo le polemiche e le accuse reciproche tra enti per l'attribuzione delle responsabilità di quanto accaduto. Gli eventi atmosferici sempre più intensi o le carenze idriche più prolungate nel tempo (si tornerà sicuramente a parlare anche di questa faccia della medaglia) necessitano di risposte adeguate a livello di pianificazione e di impiego di risorse economiche per colmare le carenze infrastrutturali, che ad oggi non ci sono state. Rimanendo all'emergenza di questi giorni (rischio idrogeologico) la pianificazione di settore per incrementare la sicurezza sul territorio è stata fatta nella nostra Regione e complessivamente è valida considerando anche l'ambiente antropizzato in cui si opera. Due gli input principali che emergono dal punto di vista strutturale: attenzione alla regimazione delle acque nelle zone collinari e montane per ridurre le velocità di deflusso e individuazioni di zone per l'esondazione controllata e la laminazione dei picchi di piena nelle aree di pianura. Si tratta di opere che hanno benefici per l'intera collettività e che hanno bisogno di risorse per essere realizzate. Anche in regimi di minori ristrettezze di quelle attuali i soldi per la difesa del suolo nel nostro paese sono stati sempre carenti, e quei pochi, talvolta anche per inefficienze delle amministrazioni locali non sono stati celermente impiegati.

Di fatto pur sapendo che si deve accettare una certa percentuale di rischio e che la sicurezza assoluta per tutto il territorio è impossibile da raggiungere, siamo ancora lontani da quella soglia massima di accettabilità del rischio. Per contro i soldi per nuove urbanizzazioni in qualche modo si trovano (si deve rilanciare l'economia) e soprattutto la velocità dei flussi non è paragonabile a quella per il settore della difesa del suolo. Intanto in casi di eventi come quelli registrati in questi giorni il danno aumenta e il rischio idraulico pure. Il nuovo anno e quelli a venire speriamo che portino la consapevolezza che è necessario operare in sinergia e che giunti quasi al punto di non ritorno, in uno scenario locale e globale che impone strategie di adattamento alle conseguenze più "virulente" dei cambiamenti climatici, l'unica strada per indirizzare le risorse economiche con ritorni certi e riscontrabili per l'intera collettività, è quella dell'"attenzione" al territorio, con valorizzazione di competenze, di nuove e sperimentate professioni a tutela dell'ambiente di cui l'uomo e parte integrante.

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