[08/01/2010] News toscana

Irpet-Ispra: il 5% delle emissioni serra italiane sono prodotte in Toscana (+1,4% dal 1990 al 2005)

FIRENZE. Con 23,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalente emesse ogni anno, la Toscana produce il 5% delle emissioni climalteranti italiane, in una graduatoria che vede al primo posto, in termini percentuali, la Lombardia (16,6%), poi Puglia (12,5), Veneto (9,8), Emilia Romagna (9,4), Sicilia (9,1), Lazio (7,6), Piemonte (6,7), fino appunto alla Toscana.

Almeno, questo è il dato che Irpet riporta nel suo rapporto "Toscana CO2". E' comunque esplicitamente citato il fatto che questi dati derivano da un inventario nazionale, poi riportato (con procedura di downscaling) al dato provinciale da parte di Ispra, elaborato con la procedura afferente alla metodologia Corinair, di ispirazione comunitaria.

Il problema è che, come ricorda Irpet, «le stime contenute all'interno dell'Irgs (Inventario regionale gas serra) non coincidono con quelle dell'inventario dell'Ispra, soprattutto con riferimento alla dinamica degli anni novanta». Ma si è preferito riferirsi ai dati Ispra a causa dell'assenza di un inventario delle emissioni serra in varie regioni italiane, cosa che impedisce di fare confronti tra le diverse realtà.

Comunque, per chiarire meglio di quali differenze numeriche stiamo parlando, sono da citare in questa sede i dati dell'Irse (Inventario sorgenti emissione) 2005 della regione Toscana, che nella sezione dedicata ai gas-serra stima in 33,8 milioni di t le emissioni annuali di sola CO2, mentre in termini di CO2 equivalente questo valore sale a 43,3 milioni di t, circa il doppio della stima effettuata dall'Ispra. E' questo un ambito, secondo Irpet, che dovrà «costituire materia di approfondimento per le prossime analisi e valutazioni».

In ogni caso, i dati che permettono un confronto con le altre regioni sono quelli Ispra, ed è su quelli che - ovviamente - è stato svolto il lavoro di confronto sia con altre realtà, sia con i dati relativi alla ricchezza effettivamente prodotta. Le emissioni, quindi, vengono giudicate «in linea con la rilevanza che la regione assume in termini di popolazione, addetti, imprese rispetto al totale nazionale»: la rilevanza della Toscana in termini di emissioni, cioè, è minore di quella in termini di popolazione e attività economica, che è pari al «6-7% del totale nazionale». Come visibile nell'immagine, che evidenzia l'intensità emissiva delle varie economie regionali che determinano emissioni superiori al 3% nazionale, la Toscana condivide questo positivo risultato con Campania, Lazio e Piemonte, mentre Lombardia, Veneto, Emilia, Sicilia e Puglia hanno un'incidenza emissiva superiore al loro peso socio-economico.

Il dato, comunque, non deve ingannare, cioè esso non deve essere preso come indicatore dell'effettiva efficienza emissiva nel sistema produttivo delle varie regioni: su di esso incide, infatti, anche il fatto che la Toscana è la regione con più foreste rispetto alla superficie, in Italia (50,1% del territorio, secondo dati regione Toscana), e questo, unito alla buona qualità delle foreste toscane in termini di stratificazione e biodiversità, fa sì che «circa un terzo delle emissioni di gas serra prodotte dal sistema socio economico viene assorbito dal patrimonio forestale. Tra le regioni di spicco, dato analogo è solo quello del Piemonte, mentre gli assorbimenti da parte delle foreste «in Lombardia coprono appena il 4% delle emissioni regionali, in Veneto l'8%».

Comunque sia, «la dinamica delle emissioni in Toscana a partire dal 1990 è stata oscillante, ma con un risultato complessivo di sostanziale stabilità: alla iniziale riduzione è seguito un marcato incremento, accompagnato a sua volta da una successiva riduzione che ha riportato il livello delle emissioni del 2005 a un livello di poco superiore a quello del 1990». La crescita totale è stata dell'1,4%.

Questo dato, molto positivo se confrontato con le prestazioni nazionali nello stesso periodo (+6% di emissioni, quando gli impegni presi per il trattato di Kyoto avrebbe dovuto farle calare del 6,5%), ma che va appunto osservato anche alla luce del forte assorbimento delle emissioni da parte del patrimonio naturale, viene attribuito da Irpet, almeno parzialmente, alla «transizione settoriale avvenuta nel corso degli ultimi venti anni nella direzione di una sempre maggiore despecializzazione manifatturiera». Inoltre, ha avuto influenza il fatto che il contesto socio economico non è stato, in questi anni, «molto dinamico, con il periodo più recente, dal 2001 in avanti, caratterizzato da crescita zero in termini di popolazione e di attività economica». Infine, «un contributo specifico può essere derivato dalla attenzione crescente della comunità internazionale al tema del cambiamento climatico e alla limitazione delle pressioni che possono provocarlo».

Osservando il dato sulle emissioni serra settore per settore, si evince che è la produzione di energia e calore ad aver visto la maggiore crescita di incidenza percentuale di emissioni (+9,4%), seguita dai trasporti stradali (+6,6%), quelli non stradali (+2,5%), dalla «combustione nel terziario e in agricoltura» (+2,2) e dalla categoria «trattamento e smaltimento rifiuti (+0,7). Sono invece diminuite, in percentuale sul totale, le emissioni dei settori «combustione per l'industria» (-0,6%), quelle generali per i processi produttivi (-0,4), quelle della categoria «Estrazione e distribuzione di combustibili fossili e geotermia» (-1%) e quelle dell'agricoltura (-1,4%).

In generale, le emissioni toscane sarebbero salite "alla sorgente" del 18% globalmente dal 1990 al 2005, ma il forte assorbimento da parte dei sistemi naturali (16,6%) ha ridotto la crescita delle emissioni ad un moderato +1,4%.

Vedremo nei prossimi giorni quali settori incidano di più non dal punto di vista dinamico, ma da quello dell'analisi dell'esistente, e come secondo Irpet, col verificarsi di alcune variabili, sia plausibile ipotizzare che al 2030 le emissioni regionali potrebbero aggirarsi su valori non dissimili da quelli del 2005.

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