[08/01/2010] News

La Cina punta al risparmio energetico

LIVORNO. «La Cina svilupperà maggiormente le industrie che risparmiano energia per assicurare il suo approvvigionamento energetico e la sua sicurezza energetica». Ad assicuralo è stato il vice-premier cinese Li Keqian (Nella foto) durante una visita alla China Shipbuilding Industry Corporation, uno dei più importanti cantieri navali del Paese.

«La sicurezza energetica di un Paese dipende dalle sue tecnologie e dalle tecnologie di punta - ha detto Li - La Cina deve rafforzare la sua capacità di innovazione sul piano dello sviluppo energetico». L'esponente del governo di Pechino ha chiesto di «Migliorare la struttura economica del consumo energetico, sviluppare le energie pulite e riciclabili per stabilire un sistema energetico sicuro e pulito», poi ha promesso che verranno aumentati gli aiuti del governo in termini di misure legislative e di pubblicizzazione delle tecnologie e dei prodotti per il risparmio energetico.

Il 6 gennaio la Cina ha deciso di creare un primo gruppo di centri nazionali di sviluppo e ricerca per l'energia. 16 centri che si occuperanno di studi tecnologici per la realizzazione di attrezzature legate in particolare alle energie nucleari ed eolica. Le politiche del governo comunista sono confortate dai buoni risultati, resi noti lo scorso 25 dicembre, sulla riduzione dei consumi di energia per unità di Pil nel 2008 che sono andati meglio del previsto: meno 5,2% invece delle precedenti stime di meno 4,59%. Una buona notizia anche per gli impegni volontari di riduzione di gas serra per unità di Pil che la Cina ha presentato a Copenhagen. Peccato che nessuno possa controllarli a livello internazionale e che ci si debba fidare solo dell'ufficio statale di statistica che assicura che «Il consumo di energia per unità di Pil per il 2008 è calato del 12,45% in rapporto al 2005. Il consumo nazionale di energia ha totalizzato 2,91 miliardi di tonnellate equivalenti di carbone, in aumento del 2,12% in rapporto ai dati precedenti. Le cifre per il 2005, 2006 e 2007 sono state ugualmente riviste».

Per produrre energia la Cina ha utilizzato 2,8 miliardi di tonnellate di carbone, 195 milioni di tonnellate di greggio e 80,3 miliardi di metri cubi di gas. Le revisione economica viene effettuata in Cina ogni 5 anni e quella del 2008 serve a  per contribuire a stabilire le basi del Piano di sviluppo sociale ed economico per il dodicesimo Piano quinquennale (2011-2015).

Nel 2009 la produzione di elettricità in Cina è aumentata del 10,23%, raggiungendo gli 874 milioni di kilowatts, superati solo dagli Usa. Secondo il Consiglio per l'elettricità della Cina «La capacità di elettricità di origine termica rappresenta il 74,6% di questo totale, cioè 652 milioni di KW, una percentuale in calo dell'1,45% in rapporto al 2008. Questo calo si spiega con lo sforzo del Paese di ridurre la sua dipendenza dalle fonti di energia inquinanti».

Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, l'idroelettrico ha fornito 197 milioni di KW, il 22,51% con un più 0,74%. L'eolico cinese è raddoppiato fino a raggiungere i 16,13 milioni di KW. Il nucleare (che i cinesi considerano energia rinnovabile) ha fruttato 9,08 milioni di KW, ma si stanno costruendo centrali nucleari per altri 23,05 milioni di kW.

La Cina nel 2009 ha investito 755,84 miliardi di yuan (111,15 miliardi di dollari) nel miglioramento della produzione e del trasporto di energia, con un aumento del 20% sul 2008. Gli investimenti sono fortemente aumentati per il nucleare e l'eolico e diminuiti per l'energia termoelettrica. Inoltre sono state chiuse molte piccole e vecchie centrali inquinanti che in totale producevano 26,17 milioni de KW.

Secondo gli impegni presi dal governo, entro il 2020 la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili raggiungerà il 15%. Ma i conti di Pechino potrebbero essere messi in discussione dal forte aumento di richiesta di energia che si sta verificando proprio in questo inverno segnato da temperature polari in gran parte del Paese e la "giudiziosa" gestione dell'elettricità vantata dal governo comunista si trova a fare i conti con continue interruzioni di corrente, con blak-out prolungati come nelle province dello Jiangsu e dell'Hebei, le cui reti di produzione e distribuzione non reggono l'aumento dei consumi energetici.

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