[11/01/2010] News

Il gelo manda in tilt l’energia cinese. Ma intanto spuntano i ciclisti no-global warming

LIVORNO. L'eccezionale ondata di gelo che da diversi giorni sta colpendo gran parte delle province e regioni autonome della Cina sta mettendo in ginocchio la distribuzione di elettricità, con gravi interruzioni di corrente anche in luoghi inaspettati. Nella provincia settentrionale dello Shanxi, dove si produce un terzo del carbone che alimenta industrie e centrali elettriche del Paese, l'elettricità è razionata dal 6 gennaio a causa della richiesta troppo alta di energia.

Le due principali centrali termoelettriche della provincia, una appartenente alla China Guodian Corporation e l'altra alla China Datang Corporation, entrambe situate nel capoluogo  à Taiyuan, hanno visto le loro riserve di carbone calare sotto il livello di allerta che garantisce una settimana di funzionamento. Secondo le autorità locali, per riscaldare le case mancherebbero all'appello almeno 500.000 kilowatt e la municipalità di Taiyuan ha ordinato turni di chiusura per 40 grandi impianti industriali forti consumatori di energia elettrica, per assicurarsi che i cittadini abbiano la possibilità di riscaldarsi. E' stato interrotta anche l'illuminazione pubblica nei momenti di massima punta dei consumi energetici.

Tutto questo avviene paradossalmente proprio nella miniera di carbone della Cina, lo Shanxi, che si trova ad affrontare una penuria di carbone a causa di una produzione insufficiente e per la necessità di fornire l'inquinante materia prima ad altre province. La crisi energetica svela la rigidità del sistema elettrico cinese ancora fortemente dipendente dal carbone e Li Jianwei, il presidente dell'associazione provinciale dell'elettricità, ha spiegato che la crisi del carbone è anche dovuta a scelte ambientali e di disinquinamento, a partire dalla chiusura o alla riduzione delle attività delle piccole (e pericolosissime) miniere di carbone che le grandi miniere statali non riescono a rimpiazzare.

Il rigidissimo inverno 2009/2010 ha costretto cinesi a mettere di corsa in funzione il 9 gennaio anche il primo blocco della più grande centrale termoelettrica della regione autonoma del Tibet alle prese con la mancanza di energia elettrica. La Cina ama molto propagandare le sue impressionati performance nelle energie rinnovabili, ma in Tibet China Huaneng Group, uno dei maggiori produttori di elettricità del Paese, ha investito 300 milioni di yuan per realizzare degli impianti transitori con 9 generatori  per 100.000 KW a Lhasa e 10.000 KW a Ngari.

Intanto ne sono stati messi in funzione 4, gli altri 5 saranno operativi prima della festa di primavera cinese e del nuovo anno tibetano, il Losar, che quest'anno cade il 14 febbraio. Quando sarà terminata la centrale verrà trasferita al governo della regione autonoma del Tibet e questo dovrebbe permettere al capoluogo Lhasa, dove ormai la maggioranza della popolazione appartiene all'etnia cinese han, di non subire più black-out.

L'ondata di freddo in Cina è messa in relazione con i cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il Paese, tanto che i media, a partire da quelli ufficiali come l'agenzia Xinhua e dai giornali locali controllasti dal partito comunista, hanno dato grande rilievo, con tanto di fotografie, alla manifestazione di circa 200 abitanti di Jinan, il capoluogo della provincia orientale dello Shandong,  che hanno sfidato le temperature glaciali per partecipare alla manifestazione "Ciclismo per la protezione dell'ambiente" in favore della riduzione delle emissioni di gas serra e per la salvaguardia dell'ambiente. Una vera e propria novità per la Cina, dove le associazioni ambientaliste sembrano in crescita, pur sotto il ferreo controllo del governo centrale che pare passare dall'accettazione all'appoggio per alcune iniziative generaliste. Ed anche i ciclisti no-global warming sono graditi purché non mettano in discussione il modello della "crescita armoniosa", messo a nudo dall'ondata di gelo che ha fatto saltare ogni pianificazione energetica.

Torna all'archivio