[12/01/2010] News

Terremoto nelle Marche, ma a spaventare davvero è la riforma che taglia i ricercatori

GROSSETO. I sismografi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia hanno registrato di nuovo questa mattina scosse di terremoto nelle Marche,  con epicentro nei comuni tra Macerata e Ascoli Piceno, che già da domenica avevano avvertito la presenza di movimenti sismici.

La terra si muove ancora quindi e subito la memoria torna ai drammatici eventi che il 6 aprile scorso hanno devastato L'Aquila e molti altri comuni abruzzesi, con un pesante bilancio in termini di vite umane.

Ma non c'è nessun collegamento tra questi eventi, così come non c'è nessun legame con altri movimenti sismici in corso in altre parti del pianeta proprio in questi stessi giorni.

«Questa preoccupazione  ricorre costantemente ad un ogni evento sismico- ci dice Stefano Donati, geologo del comitato scientifico di Legambiente- ma non c'è nessun collegamento. L'Italia è una regione geologicamente attiva, in cui si registra una media di 10.000 terremoti l'anno, che significa almeno 30 al giorno, ma una percentuale minima di quello che registrano gli strumenti è fortunatamente avvertito, perché di una  magnitudo molto bassa. Questo significa che non si deve mai abbassare la guardia ma anche che non si deve fare allarmismo».

Ma allora in un paese come il nostro che come lei sottolinea è geologicamente attivo, ha senso  la riforma che si sta compiendo e che prevede di passare la parte relativa al monitoraggio dell'Istituto nazionale di geofisica a quella che sarà la nuova società (una autonoma Spa che renderà conto direttamente al presidente del consiglio dei ministri) prevista per la protezione civile?

«In termini assoluti potrebbe avere anche una sua logica, se significasse aumentare l'immediatezza dei rilevamenti o l'efficacia del monitoraggio, ma non mi sembra un buona idea in un paese come il nostro affidare uno strumento di interesse collettivo come questo in mano a dei privati: e mi sfugge anche l'interesse che potrebbero avere dei privati a registrare l'attività sismica».

Sul sito dell'Istituto c'è un duro appello dei precari nei riguardi di questa bozza di decreto che riordina la protezione civile e prevede tra le sue competenze anche  il monitoraggio sismico del territorio con la conseguenza che quasi 400 lavoratori precari (ricercatori, tecnologi e tecnici) dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia perderebbero il loro posto.

«E' incredibile che in un  paese come il nostro si pensi di ridurre l'organico sul monitoraggio sismico - dice ancora Donati - Come è altrettanto incredibile che la nuova classificazione sismica messa a punto dalla Protezione civile e dall'Istituto di geofisica all'indomani della tragedia di San Giuliano, in Puglia, nel 2002. Quel comune non era considerato in zona sismica, malgrado lo fosse e non vi era obbligo di costruire secondo severe tecniche antisismiche. Ma quell'ordinanza ha subito proroghe su proroghe e solo nel settembre 2005 il ministero delle Infrastrutture ha approvato il "testo unico" che però non era immediatamente applicabile. Con il risultato che ci sono state nuove proroghe che rimandano tutto - per ora -  al giugno 2010, e quindi non vi è nessun obbligo di adeguamenti in edilizia in chiave sismica con il rischio di nuove tragedie se si dovessero verificare di nuovo eventi come quello abruzzese».

Crede che nelle Marche il fenomeno possa diventare più preoccupante?

«Ho visto che l'intensità delle onde registrate sino ad oggi è almeno di 16 volte più bassa di quella del sisma abruzzese e poi c'è da registrare che nel territorio marchigiano la frequenza di movimenti sismici è molto alta, questo determina il fatto che l'energia del sisma venga continuamente scaricata. In Abruzzo invece c'era stato una sorta di silenzio sismico per almeno un decennio e quando l'energia si è liberata aveva una forte intensità che si è liberata tutta quanta insieme».

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