[14/01/2010] News

Chavez sospende il razionamento elettrico a Caracas

LIVORNO. La produzione di elettricità in Venezuela ha subito un forte calo a causa di un'intensa siccità dovuta al fenomeno climatico di El Niño che ha ridotto l'afflusso di acqua nelle dighe che alimentano le centrali idroelettriche. Il 12 gennaio Compañía Electricidad de Caracas, una filiale della Corporación Eléctrica venezolana (Corpoelec) aveva annunciato che a partire dalla mezzanotte avrebbe iniziato ad applicare il piano di razionamento elettrico di 4 ore in tutta Caracas che poi è stato puntualmente messo in opera nella mattinata di ieri, ma è durato poche ore: è stato sospeso stanotte direttamente su ordine del presidente venezuelano Hugo Chávez che, come suo costume, lo ha annunciato al popolo con una telefonata alla Vtv, la televisione di Stato che usa come tribuna politica personale.

Chávez ha sottolineato che  il piano di risparmio di energia elettrica  «ha prodotto impatti indesiderati a Caracas» e, già che c'era, ha annunciato la destituzione seduta stante del ministro dell'energia elettrica,  Ángel Rodríguez (che molto probabilmente si era limitato ad eseguire i suoi ordini), anche se ha dovuto ammettere che «Nell'interno del Paese le interruzioni di energia continueranno e si stanno affrontato con responsabilità e senza errori. Mi sono reso conto che si aveva un impatto indesiderato, quindi voglio dire al popolo di Caracas che il Piano di razionamento è sospeso».

Dopo il taglio (politico) della testa del suo ministro, Chavez ha spiegato che il governo che presiede si correggerà «perché è saggio», per risolvere le irregolarità prodotte dall'applicazione del piano di razionamento appena sospeso «Perché non voglio che la gente di Caracas soffra».

Chavez ha anche annunciato che il governo venezuelano convocherà riunioni di lavoro con tutti i settori per affrontare l'emergenza energetica, ma il populismo decisionista e paternalista di Chavez non può nascondere la singolare situazione di un Paese petrolifero, che esporta greggio negli Usa, lo vende a prezzo politico ai Paesi "bolivaristi" dell'America latina (o in cambio di insegnanti e medici come con Cuba), tratta con la Russia per costruire centrali nucleari e ha grandi progetti per esportare il suo gas in Brasile e nell'intero cono sud dell'America... e poi deve spengere le luci della sua brulicante capitale perché  El Niño prosciuga le dighe costruite sui suoi innumerevoli fiumi tropicali.  

Il Centro Nacional de Gestión ha detto che il livello del bacino del Guri, che produce più del 60% dell'energia elettrica che consuma il Venezuela, il primo gennaio 2009 era ad una quota di 270,96 metri sopra il livello del mare, a marzo era sceso a 268,40 metri ed a giugno a 264,44. Il 5 gennaio di quest'anno il calo del livello delle acque aveva ormai raggiunto i 261,11 metri sul livello del mare, portando la portata della grande diga a superare il livello di allarme siccità, ad un drastico calo di produzione di energia ed ad una reazione a catena che, dagli ignoti villaggi dell'immenso entroterra venezuelano, è arrivata fino ai frigoriferi ed ai condizionatori della grande Caracas, al governo ed al palazzo presidenziale, dove Chavez ha smentito in diretta il piano di razionamento e "spento" il suo troppo zelante ministro.

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