[14/01/2010] News

Il ruolo (migliorabile) delle praterie nella lotta al cambiamento climatico

ROMA. Secondo il rapporto della Fao "Review of Evidence on Drylands Pastoral Systems and Climate Change", «Le praterie hanno un vasto potenziale inutilizzato per attenuare il cambiamento climatico, assorbendo e stoccando la CO2. In effetti, i pascoli e le terre pastorali rappresentano un pozzo di carbonio che, se ben gestito, potrebbe essere più importante delle foreste». Il rapporto arriva ad affermare che «la realizzazione di questo potenziale dovrebbe essere una delle principali priorità per il post-Kyoto».

In effetti le praterie coprono il 30% della superficie terrestre non occupata dai ghiacci e sono il 70% delle terre agricole, più o meno 3,4 miliardi di ettari che potrebbero giocare un ruolo cruciale per l'adattamento e la riduzione della vulnerabilità ai cambiamenti climatici per più di un miliardo di persone che dipendono ancora dall'allevamento di bestiame e che vivono soprattutto nei Paesi poveri.

Il vice-direttore della Fao, Alexander Müller, spiega che «Il mondo dovrà utilizzare tutte le opzioni per limitare il riscaldamento mondiale medio a 2 gradi Celsius. L'agricoltura e l'utilizzo dei suoli hanno il potenziale per minimizzare le emissioni nette di gas serra  grazie a delle pratiche particolari, rafforzando particolarmente il carbonio del suolo e della biomassa. Nello stesso tempo, queste pratiche possono aumentare la produttività e la resilienza dell'agricoltura, contribuendo così alla sicurezza alimentare ed alla riduzione della povertà».
I pascoli stoccano già oggi il 30% del carbonio imprigionato in tutti i suoli del pianeta,  oltre alla importante quantità di CO2 nel sottosuolo trattenuta da alberi, cespugli, arbusti e graminacee. Il problema è che le praterie sono particolarmente sensibili al degrado dei suoli che colpisce circa il 70% della loro superficie a causa di sovra-pascolo, salinizzazione, acidificazione ed altri processi legati alle attività umane, con una pressione crescente causata dalla domanda c di cibo e derivati del latte.

Secondo la Fao «Pratiche di gestione migliorate, in grado di ripristinare la materia organica dei suoli delle praterie, di ridurre l'erosione e di diminuire le perdite provenenti da incendi e sovra-pascolo, possono dunque contribuire a sequestrare grandi quantità di carbonio, fino a 1 miliardo di tonnellate all'anno, secondo alcune stime. Ma questo necessiterebbe di uno sforzo mondiale vigoroso e coordinato così come di finanziamenti adeguati. Un obiettivo tra i più realizzabili nell'immediato, sarebbe quello di fare in modo che dal 5 al 10% delle terre a pascolo siano gestite in modo da sequestrare il carbonio entro il 2020. Questo permetterebbe di stoccare 184 milioni di tonnellate di carbonio all'anno. Bisognerà anche superare gli ostacoli socio-politici ed economici, in particolare le questioni della proprietà fondiaria e della privatizzazione, la concorrenza delle colture e la mancanza di educazione e di servizi sanitari per I pastori mobili o nomadi».

Il possibile aumento della quantità di CO2 sequestrata nelle praterie può aiutare le popolazioni che vivono di pastorizia ad adattarsi ai cambiamenti climatici «perché il carbonio supplementare così stoccato migliora la capacità dei suoli di trattenere l'acqua e quindi la loro capacità di resistere alla siccità».

A guadagnarci sarebbe anche la salvaguardia della biodiversità: secondo alcune ricerche il potenziale in biodiversità delle praterie è leggermente inferiore a quello delle foreste, ma il numero di specie animali e vegetali, di microrganismi del suolo che si trovano nei pascoli sono in calo altrettanto rapido di quelli più noti e colorati delle foreste a causa della cattiva gestione, dei cambiamenti di uso dei terreni e del global warming.

Secondo il rapporto Fao, le iniziative destinate a promuovere una migliore gestione delle praterie dovrebbero comprendere il pagamento dei servizi ambientali, anche attraverso vantaggi finanziari ed incentivi non finanziari come la formazione professionale e la condivisione delle conoscenze tecnico-scientifiche.

«Un miglio accesso ai meccanismi dello sviluppo e dei finanziamenti, come il Fondo mondiale per l'ambiente  - sottolinea la Fao -  consoliderebbe gli sforzi che contribuiscono ad un utilizzo sostenibile delle praterie ed al ripristino del loro potenziale di stoccaggio del carbonio. Oltre all'attenuazione del cambiamento climatico, questi sforzi potrebbero anche contribuire all'adattamento al cambiamento climatico ed al miglioramento dei mezzi di sussistenza delle popolazioni pastorali ed agropastorali».

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