[14/01/2010] News

La "green" occasione di Termini Imerese

GROSSETO. L'ipotesi di sfruttare la crisi piegando il modello economico classico verso la green economy potrebbe diventare la chiave di volta anche per risolvere il problema dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Tenerlo aperto sarebbe una «follia» aveva ribadito anche ieri l'Ad di Fiat, Sergio Marchionne, di fronte alle proteste dei lavoratori dello stabilimento e dell'indotto contro la decisione di sospendere dal 2012 la produzione siciliana di auto.

Perché allora non pensare ad ipotesi di riconversione anziché cercare di mantenere in piedi una produzione che potrà forse sopravvivere al 2012 con l'ossigeno dello Stato, ma che è comunque destinata a non avere futuro, dato che la produzione delle auto è in eccedenza a livello planetario ed è destinata per forza ad una contrazione. 

L'ipotesi di trasformare la vicenda di Termini Imerese anziché in una crisi sociale - quale quella che si delinea per i lavoratori - nell'occasione di un rilancio di un modello alternativo al sud la lancia oggi uno storico dell'economia quale Giulio Sapelli dalle pagine del Sole24ore, indicando come target quanto aveva fatto a suo tempo Pasquale Pistorio proprio in Sicilia.

«Capisco le preoccupazioni dei lavoratori ma per dare un futuro allo stabilimento di termini Imprese non insisterei sull'auto - dice Sapelli - che è obiettivamente una produzione antieconomica senza il sostegno di un indotto adeguato e di una logica efficiente, ma cercherei di replicare nella Sicilia occidentale il miracolo e il modello Pistorio della Etna Valley con un progetto molto innovativo e basato sull'integrazione virtuosa tra grande industria nazionale, piccole e medie imprese locali, Università, centri di ricerca e pubblica amministrazione».

Una sfida da non lasciare sospesa e che sarebbe invece interessante veder cogliere anche da parte dei sindacati, oltre che della politica e naturalmente dell'impresa. Perché avrebbe il vantaggio di guardare oltre l'oggi e anziché mettere risorse per ammodernare i problemi relativi alla logistica, (come ha annunciato che si potrebbe fare il ministro del Welfare Maurizio Sacconi) o trovare altre case automobilistiche disposte ad investire a Termini Imerese (nell'ipotesi avanzata dal governatore Raffele Lombardo che chiede a Fiat di cedere «per 1 euro stabilimento e terreni alla regione e noi ci preoccuperemo di trovare case automobilistiche interessate alla nostra fabbrica con un bando internazionale»)   potrebbe scrivere un nuovo futuro per la Sicilia intera.

L'ipotesi lanciata da Sapelli, come lui stesso sottolinea, per avere successo dovrebbe infatti presupporre non solo la riconversione dell'impianto ma la sua trasformazione in un centro di sperimentazione di un nuovo modello economico. In cui l'innovazione non riguardi solo il processo adottato o il prodotto che ne esce, ma anche l'approccio culturale al sistema d'impresa: una sorta di start up per un nuovo modello economico che potrebbe puntare sempre più verso la riconversione ecologica. Un ipotesi che è meno irrealistica di quanto potrebbe sembrare.

«L'automotive - spiega Sapelli- ha il maggior numero di relazioni con i settori e i comparti produttivi più innovativi e svariati che vanno dall'elettronica alla chimica fino all'ingegneria satellitare e via dicendo».

E per Termini Imerese c'è la possibilità di cogliere questa opportunità attingendo tra i progetti innovativi che già esistono e che proprio in Sicilia hanno la paternità intellettuale «con il pensiero - dice l'economista - rivolto anche alla la rivoluzione verde in fieri nel mondo su cui le competenze interne al gruppo Fiat potrebbero certamente giocare un ruolo di primissimo piano». La sfida dunque è aperta e l'auspicio è che ci sia qualcuno pronto a raccoglierla.

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