[15/01/2010] News

Nucleare, 15 regioni italiane dicono no al ritorno all'atomo disegnato dal governo

LIVORNO. Un documento anti-centrali nucleare è stato firmato oggi da quindici regioni italiane, che lamentano, rispetto alla delega del governo per la localizzazione dei siti, «l'ennesimo vulnus al principio di leale collaborazione», anche perché la strategia del governo sembra essere quella di rinviare la diffusione dei siti candidati ad ospitare le centrali, dopo le elezioni regionali.

Il documento anti-centrale e' stato formulato dalle stesse 11 Regioni (Basilicata, Calabria, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Puglia, Liguria, Marche, Piemonte, Molise e Toscana) che hanno impugnato la legge sul ritorno al nucleare. Successivamente, spiegano i quattro assessori dopo la riunione, il documento ha ricevuto il sostegno anche da parte del Veneto, della Campania, della Sardegna e della Sicilia, arrivando così a un totale 15 regioni. Nello specifico, tra i temi più importanti affrontanti dal documento secondo cui ''il decreto non è assolutamente coordinato con la normativa vigente'', la mancanza di un Piano energetico nazionale, di un deposito di scorie e sulla procedura Vas (Valutazione ambientale strategica), il ruolo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare e le misure compensative per le regioni.

Il Wwf ha subito espresso apprezzamento per il documento: «Il futuro dell'energia è nelle rinnovabili, non certo in una fonte come il nucleare che pone problemi economici, sociali e di sicurezza, oltre che ambientali - ha dichiarato Stefano Leoni, presidente del WWF Italia - Il nucleare costa troppo, non è sicuro, è una sciagura sotto il profilo ambientale e, soprattutto, la maggioranza degli italiani non lo vuole. Vedremo quale candidato Governatore avrà il coraggio di presentarsi alle elezioni dichiarando la volontà di ospitare una centrale nucleare sul proprio territorio, e soprattutto se tale candidato verrà eletto. Sottrarsi alla volontà popolare, espressa nei referendum del 1987 e mai davvero cambiata, sarà oltremodo difficile, nonostante il Governo addirittura stanzi dei soldi per fare propaganda e ‘convincere' i cittadini, facendosi ancora una volta portatore degli interessi delle grandi aziende energetiche».

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