[18/01/2010] News toscana

D'Angelis: L'acqua della rete acquedottistica è di ottima qualità

FIRENZE. Nei giorni scorsi Arpat (Agenzia regionale per l'ambiente e il territorio) ha presentato il rapporto sullo Stato dell'Ambiente in Toscana con un particolare approfondimento sulla situazione delle province di Firenze, Prato e Pistoia. Tra i dati di maggior interesse e che hanno avuto rilievo anche sui media, quelli relativi alla qualità delle acque derivate per la potabilizzazione. A livello regionale, oltre l'80% dei punti di prelievo risulta nella classe di qualità più scadente A3 (per cui le acque necessitano di un trattamento fisico e chimico spinto, affinazione e disinfezione), mentre non si registrano punti di prelievo nella classe più elevata, l'A1 (acque da trattare con semplice metodo fisico e disinfezione). Il trend 2005-2007 (a cui si riferiscono gli ultimi dati) è in peggioramento rispetto al precedente (2004-2006).

Stesso andamento si rileva per l'area metropolitana situata nel centro della nostra Regione: in provincia di Firenze circa 85 % dei punti di prelievo si trova in classe A3, oltre il 70% per quella di Pistoia, ed il 60% in provincia di Prato. Da un punto di vista ambientale il dato deve far riflettere ma è necessario subito precisare che l'acqua di cui si parla è quella delle fonti di approvvigionamento (falde, acque superficiali..) cioè quella all'origine e non è quella prodotta dai gestori del servizio idrico integrato per essere poi immessa in rete.

L'acqua immessa in rete in Toscana complessivamente oltreché essere potabile per legge è di buona qualità. Greenreport ha chiesto un commento su questi dati ad Erasmo D'Angelis il neo-presidente di Publiacqua Spa, il gestore del servizio idrico nell'Ambito territoriale ottimale (Ato) n°3 del Medio Valdarno: «il dato dell'Arpat segnala un inquinamento ambientale delle acque che è preoccupante ma bisogna stare attenti a fornire una corretta informazione altrimenti rischiamo di spaventare i cittadini. Questo dato non ha nulla a che vedere con l'acqua che mette in rete ad esempio Publiacqua che è certificata, di ottima qualità e i dati sul suo gradimento da parte dei cittadini lo confermano».

Avere all'origine dell'acqua di qualità migliore aiuterebbe comunque?

«Certo, al di la del beneficio ambientale che non va dimenticato, nel caso di Publiacqua avere l'acqua del fiume Arno a livelli qualitativi superiori ci permetterebbe anche di diminuire i costi per il trattamento compresi quelli energetici. Noi siamo comunque impegnati a fondo per migliorare ancora la qualità della produzione dell'acqua che arriva nelle case dei cittadini ma occorrono investimenti. La legge attuale impone di rimettere in tariffa anche i soldi per le nuove infrastrutture oltreché per la gestione corrente ma non è possibile da un punto di vista sociale aumentare le bollette. Del resto la fiscalità generale non offre nessuna garanzia attualmente, quindi è necessario, per uscire dall'impasse, un grande piano regionale straordinario di investimenti da prevedere per la prossima legislatura, come fu a suo tempo quello del 2000: la Toscana è credibile ed è stimata sui mercati internazionali quindi questa potrebbe essere una strada percorribile. Con gli hydro bond si potrebbero garantire le infrastrutture necessarie al servizio idrico».

Quali sono le priorità in questo settore?

«Migliorare ancora la qualità dell'acqua potabile e pensare a sistemi per tesaurizzare la risorsa idrica. Bisogna intercettare e trattenere una parte di quei 20 miliardi di metri cubi di acqua che piovono sulla Toscana per poterli utilizzare nei momenti di criticità. Sono necessari alcuni invasi da realizzare in aree di "sofferenza" idrica come ad esempio nel Chianti per quel che riguarda l'Ato3. Infine la depurazione: completare il sistema per restituire all'ambiente acqua qualitativamente accettabile» e come si intuisce, rispetto al punto di partenza, il ciclo si chiude».

 

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