[19/01/2010] News toscana

Firenze: anno vespucciano, poteri speciali e politica del territorio

FIRENZE. Sono partiti oggi verso le americhe, senza valigia di cartone ma anzi con una ventiquattrore piena di piena di progetti per l'anno "vespucciano" o anno "di Amerigo" che dir si voglia. Il sindaco di Firenze Renzi, e il suo assessore alla cultura Da Empoli, parteciperanno da domani alla conferenza delle municipalità statunitensi a Washington, per poi spostarsi a New York al fine di svolgere attività di public relation per la celebrazione che avrà luogo nel 2012, oltre che per la cosiddetta "Biennale dei beni ambientali e paesaggistici", prevista a Firenze dal 18 al 20 novembre prossimi.

Come giustamente affermato da Renzi nei giorni scorsi, le celebrazioni per il cinquecentenario della morte del fiorentino che dette il nome all'America (anche se ultimamente la paternità di questa denominazione è stata messa in dubbio, ed è stato ipotizzato che il nome derivi da un navigatore olandese) non sono solamente un'occasione di sviluppo per il capoluogo toscano, ma per tutta l'economia regionale e nazionale, in particolare per il marketing del "made in Italy" e per un migliore utilizzo delle potenzialità commerciali annesse ai vari brand che rappresentano, e che fanno riconoscere, la Toscana nel mondo.

E' ovvio, cioè, che le potenzialità commerciali associate alle celebrazioni dell'anno vespucciano (ricordiamo che si ipotizza anche, e con possibilità di risultati concreti, di invitare a Firenze il presidente Usa Obama) vanno decisamente al di là dell'evoluzione della sola economia fiorentina.

Bene quindi l'anno vespucciano, in direzione di un robusto aumento del contenuto di informazione (e quindi dell'indotto economico e occupazionale, in primis per turismo ed export) insito nei brand "Firenze", "Toscana", e "Italia".

Il problema però, è che le venture celebrazioni stanno diventando l'ennesimo pretesto, da parte dell'amministrazione fiorentina, per richiedere al governo gli ormai famigerati "poteri speciali" per Firenze, di cui si discute ormai fin dall'inizio della campagna elettorale che ha poi portato il giovane politico di Rignano sullo scranno di sindaco di Firenze. E qui il discorso si complica: se è vero che, nella generale incapacità di decidere e di attuare le decisioni prese che caratterizza (purtroppo) anche la politica regionale e fiorentina, un certo verticismo decisionale avrebbe teoricamente anche dei vantaggi, all'atto pratico ci troveremmo davanti solo la fine di quel poco di concertazione e di governance che è rimasta nella politica fiorentina e metropolitana dopo le elezioni del giugno scorso.

Coi "poteri speciali", cioè, tutta la politica non solo del comune di Firenze, ma probabilmente anche della piana fiorentina (e quindi dei comuni contermini al capoluogo) andrebbe a passare per il vaglio preventivo e per il benestare del sindaco di Firenze: per fare qualche esempio, possiamo citare l'ipotesi, ventilata sulla stampa generalista nei giorni scorsi, che la legge per i poteri speciali comprenda la convocazione di un commissario che imponga al comune di Sesto Fiorentino di accettare le modifiche al suo territorio richieste dai progetti di sistemazione dell'aeroporto di Peretola (che incide in parte, e inciderebbe ancor più coi nuovi progetti, anche sul comune di Sesto).

Altra ipotesi è quella che vede, in una futura Firenze dei poteri speciali, l'imposizione dei progetti per la tangenziale nord al comune di Fiesole, a quelli del Mugello (se la "tangenziale nord" dovesse sovrapporsi poi alla "bretella" tra Valdarno e Barberino), oppure semplicemente un eccesso di accentramento decisionale per la politica urbanistica nella mani di un solo comune o, peggio, di un solo uomo.

E questo è da evitare, non solo per una certa tendenza accentratrice di cui molti, ormai, accusano esplicitamente il sindaco di Firenze, ma proprio per il fatto che il territorio fiorentino e in generale la Piana non possono certo essere gestiti con un'impostazione verticistica, da "uomo solo al comando", o comunque derogando a quel meccanismo basato su concertazione, confronto e - almeno negli ultimi anni - anche dai primi prodromi di una vera "partecipazione amministrativa", oltre che "civica" ai grandi processi decisionali per lo sviluppo del territorio. Meccaniscmo che, sia pure con molte criticità, sta evolvendo la politica "dei comuni della Piana" verso una politica "dell'area metropolitana", l'unica realmente in grado di affrontare le sfide del governo del territorio e, quindi, della sostenibilità.

Sul fatto che, oltre alla questione "poteri speciali", siano in ballo potenzialmente anche risorse economiche statali e comunitarie di non poco conto, per Firenze, non gravano dubbi. Ma questo è un altro discorso: ciò che conta è che, alle condivisibili parole che il sindaco ha pronunciato oggi su Repubblica («più dei soldi servono un'idea culturale e un'efficiente politica di marketing») andrebbe forse fatta un'aggiunta: servirebbe anche una più evoluta impostazione in direzione della sostenibilità, ad esempio per quanto attiene alla politica del territorio e della mobilità, che vada al di là degli annunci e delle azioni di minimo impatto (o, peggio, di quelle che vanno in direzione contraria) finora messe sul tavolo.

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