[19/01/2010] News

Lo sbaglio dell'Ipcc sui ghiacciai dell’Himalaya

LIVORNO. Il gruppo di scienziati dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell'Onu ha annunciato ieri che sta rivedendo un rapporto che contiene previsioni poco conosciute sullo scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya. Previsioni che ipotizzano una loro scomparsa entro il 2035, dati già contestati dal governo indiano. Il quarto rapporto dell'Ipcc del 2007  riporta la data del 2035 come "valida" per ipotizzare la scomparsa dei ghiacciai himalayani se continuerà l'attuale trend del global warming. I dati sono però diversi anche da quelli già molto preoccupanti sullo scioglimento dei ghiacciai himalayani presentati anche recentemente dai ricercatori cinesi, che sono terrorizzati per quel che potrebbe succedere alle sorgenti dei 10 più grandi fiumi asiatici ed ai contraccolpi che potrebbero esserci non solo in Cina ma anche in India, Pakistan, Bangladesh e in tutto il sud-est asiatico.

Ieri il ministro indiano dell'ambiente, Jairam Ramesh, che era stato accusato di fare "voodoo science", ha contestato le conclusioni del rapporto Ipcc del 2007: «Sono davvero reticenti e il trend è motivo di grande preoccupazione. La previsione del 2035, allo stato, non si basano su un briciolo di prove scientifiche».

Già a novembre Ramesh aveva detto che un rapporto commissionato dal governo indiano non aveva trovato nessuna prova conclusiva per collegare il ritiro dei ghiacciai dell'Himalaya ai cambiamenti climatici, ma aveva anche contemporaneamente ammesso che molti dei 9.500 ghiacciai dell'Himalaya indiano si stanno riducendo, anche se alcuni ad  ritmo più lento di quello previsto e se qualcuno era addirittura in aumento.

Anche altri esperti, fuori e dentro l'Ipcc, pensano che le proiezione per il 2035 non si siano basate sulla peer-reviewed science.  Il Sunday Times di Londra ha scritto che lo stesso glaciologo indiano, Syed Hasnain che per primo nel 1999 ha fatto le proiezioni su ghiacciai dell'Himalaya,  ha riconosciuto che si tratta di "speculation".

«Stiamo esaminando la questione dei ghiacciai dell'Himalaya, e prenderemo una posizione in merito nei prossimi due o tre giorni» ha detto alla Reuters il capo dell'Ipcc Rajendra Pachauri, anche lui indiano. Al summit di Copenaghen di dicembre Pachauri ha difeso i rapporti del'Ipcc dopo il "climate-gate" dell'e-mail trafugate dai computer di alcuni scienziati dell'università britannica dell'East Anglia che aveva scatenato gli eco-scettici che accusavano i ricercatori di pratiche collusive volte a cancellare i dati "scomodi".

Le imprecisioni nei rapporti Ipcc sono pericolose perché sono (o almeno dovrebbero) essere un riferimento scientifico per i governi.

Il rapporto Ipcc del 2007 affermava che «I ghiacciai dell'Himalaya si stanno ritirando più velocemente che in qualsiasi altra parte del mondo e, se il tasso attuale continua, la loro probabilità di scomparire entro il 2035 e forse prima è molto elevato se la Terra continuerà a riscaldarsi al ritmo attuale». Ma è anche vero che lo stesso rapporto è più prudente nelle sue conclusioni sui ghiacciai dell'Himalaya: «L'area totale potrà probabilmente ridursi dagli attuali 500.000 a 100.000 kmq (da 193.000 a 38.600 miglia quadrate) entro il 2035». Va anche detto che queste previsioni "sbagliate" al rialzo per il "terzo polo" dell'Himalaya (che però si riferivano solo all'Himalaya centrale e orientale) fanno il paio con le previsioni "sbagliate" al ribasso per quanto riguarda la velocità di scioglimento dei ghiacci polari e riviste di recente proprio in base a nuove ricerche scientifiche sul campo.

La storia himalayana è venuta alla luce quando il giornalista che aveva intervistato Hasnain per il New Scientist lo ha detto al Sunday Times, che spiega: «Nei giorni scorsi gli scienziati, dopo essere stati avvertiti, hanno ammesso che si erano basati su una notizia del New Scientist, una rivista scientifica popolare, pubblicata otto anni prima del rapporto Ipcc  del  2007. È anche emerso che il rapporto di New Scientist era a sua volta basato su una breve intervista telefonica con Syed Hasnain, un poco conosciuto scienziato della  Jawaharlal Nehru University di Delhi. Se confermato, si tratterebbe di uno dei fallimenti più gravi mai visti nella ricerca sul clima».

Ad esultare sono naturalmente gli eco-scettici, che vedono in questo secondo infortunio dell'Ipcc la prova che il 90% e più degli scienziati sbagliano sul global warming. In realtà, come spiega New Scientist, già nel 1999 Syed Hasnain, non era affatto un signor nessuno, visto che ricopriva la carica di presidente dell'International Commission on Snow and Ice's working group on Himalayan glaciology.  

L'errore del quarto rapporto dell'Ipcc é stato probabilmente quello di estendere previsioni parziali all'intera catena Himalayana, cosa che aveva già fatto arrabbiare molti glaciologi che lo ritenevano ingiustificato.

Un noto glaciologo indiano, Vijay Raina, aveva già contestato quelle previsioni scrivendo per conto del governo il contro-rapporto che è stato presentato da Ramesh a Copenhagen.

New Scientist sottolinea anche che la previsione di Syed Hasnain erano state riprese anche da un rapporto del Wwf del 2005,  che definisce la previsione "disturbing", e non la assume come fonte certa.

L'Ipcc  invece definisce il trend proposto "molto probabile". In effetti nessuno mette in dubbio l'evidenza dello scioglimento spesso molto accelerato di gran parte dei ghiacciai del pianeta, ma Graham Cogley, un geografo della Università canadese di Trent Peterborough, sottolinea che la data 2035 per l'Himalaya è estremamente improbabile: «Al ritmo attuale di scioglimento potrebbe volerci fino a 10 volte di più».

Il principale autore del capitolo sui ghiacciai del quarto rapporto dell'Ipcc, il glaciologo indiano Murari Lal, ha detto a New Scientist che va respinta definitivamente l'idea che l'Ipcc voglia mettere il suo marchio sui ghiacciai dell'Himalaya: «Gli autori dell'Ipcc hanno fatto esattamente quello che ci si aspettava da loro. Ci siamo affidati alla letteratura "grigia" (non peerr-reviewed) tra la quale il rapporto del Wwf. L'errore, se di questo si tratta, si trova nelle asserzioni del dottor Hasnain e non tra gli autori dell'Ipcc».

Hasnain però respinge questa ipotesi, incolpa l'Ipcc per aver utilizzato in maniera impropria una dichiarazione che ha fatto a un giornalista: «Il magico numero del 2035 non è in nessuno dei documenti di ricerca da me scritti, così come nessun giornale peer-reviewed accetta cifre speculative. Non è corretto che l'Ipcc  includa  riferimenti tratti da riviste o giornali popolari».

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