[20/01/2010] News toscana

I cambiamenti climatici regionali tra incertezza, economia e politica

FIRENZE. «L'economia sostenibile riguarda il lungo periodo, il futuro dell'uomo e della Terra. E poiché la dinamica dei sistemi complessi nel lungo periodo è largamente segnata dall'incertezza, l'economia sostenibile deve assumere una cultura della gestione dell'incertezza»: coglie un punto molto importante Pietro Greco nel suo intervento su greenreport di ieri, in cui commentava una questione affrontata sul primo numero del 2010 della rivista "Ecological economics" riguardo a quale senso debba assumere, oggi, l'espressione "economia sostenibile".

E' "l'incertezza", cioè, che caratterizza ancora gran parte dei fenomeni che sono considerati dalle politiche per la sostenibilità. E, come più volte affermato dallo stesso 4° rapporto Ipcc, questa incertezza è fattore determinante soprattutto per quel settore della politica della sostenibilità rappresentato dalla sfida per la mitigazione e per l'adattamento ai cambiamenti climatici. Cambiamenti che già ci sono, che ci saranno, ma che comunque sono funzione di aumenti futuri di temperatura media stimati in range di enorme variabilità (es. da 1,1° a 6,4° di Gw al 2099, secondo l'Ipcc).

Anche il rapporto Irpet "Toscana CO2", la cui analisi siamo andati oggi a terminare, riconosce in varie parti proprio all'incertezza un valore determinante nell'analisi economica che esso svolge: all'incertezza sulla crescita delle temperature medie si somma quella sui conseguenti impatti sui sistemi produttivi in termini di cambiamenti climatici, e questi impatti devono poi essere a loro volta messi in relazione con le conseguenze economiche dei diversi settori analizzati.

E' ovvio, quindi, che l'obiettivo di giungere, pur in un documento esplicitamente sperimentale quale è "Toscana CO2", a stime di impatto sul Pil per i prossimi decenni, necessita di un grado di semplificazione molto ampio. E questo è un elemento da tenere in forte considerazione ogni volta che i dati di impatto sul Pil calcolati da Irpet per il global warming (-0,77% annuale al 2030) vengono presi in considerazione, come ad esempio viene fatto nel rapporto "Toscana 2030". Inoltre va ricordato che le stime fornite riguardano solamente gli impatti su agricoltura, turismo e fabbisogno energetico, mentre altri importanti settori economici (come la sanità e le infrastrutture) non sono stati per ora - volutamente ed esplicitamente - presi in considerazione nelle analisi di Irpet.

C'è un'ultima considerazione da fare: secondo gli studi climatici più accreditati, è effettivamente probabile che, come Irpet afferma, i cambiamenti climatici futuri saranno, almeno per la zona climatica in cui è situata la Toscana, piuttosto progressivi e non improvvisi. Inoltre, al di là del tasso di gw preso nelle stime economiche (1° C di aumento tra il 2000 e il 2050), non appare probabile che la temperatura media (e i conseguenti cambiamenti climatici) debba alzarsi a livelli stratosferici, almeno nella prima metà di questo secolo.

Irpet, insomma, "vede" (o meglio ipotizza) un global warming tutto sommato moderato, cioè in un certo senso "inglobabile" nel sistema economico, e che anzi ne potrebbe divenire una grande opportunità di sviluppo con le misure di mitigazione e di adattamento.

Il problema è che, soprattutto davanti alle valutazioni contenute negli studi climatici più recenti (come ad esempio il rapporto "Copenhagen diagnosis" del novembre 2009, che sottolinea come «le incertezze esistenti nel 4° Report Ipcc, una volta risolte, sottolineano un cambiamento più veloce, e una sensitività climatica maggiore, di quanto si credeva precedentemente») è plausibile ipotizzare anche che le cose possano non andare così "bene".

E' possibile, cioè, che anche per la Toscana (o comunque per le conseguenze anche sulla Toscana date dal possibile esplodere del cambiamento climatico a livelli smodati in altre parti del mondo) il futuro cambiamento climatico sia invece né progressivo né moderato. Con una crescita di temperature medie di 5°-6° in un secolo (stima posta come "molto improbabile" dai climatologi, ma purtroppo non "impossibile") il clima toscano diverrebbe molto probabilmente infernale in termini di calore, eventi estremi e siccità. E, se così dovesse andare, gli impatti sul sistema economico sarebbero devastanti, e realmente incalcolabili.

Poi, come detto, probabilmente questi valori estremi resteranno nel novero delle ipotesi, almeno per il clima toscano. Ma davanti a queste considerazioni assume ancora più valore la constatazione di Greco («l'economia sostenibile deve assumere una cultura della gestione dell'incertezza») e soprattutto assume ulteriore importanza la necessità, stavolta non per l'economia ma per la politica, di agire con forza in direzione di un lungimirante principio di precauzione.

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