[22/01/2010] News

L’Ipcc ammette: i dati sui ghiacciai dell'Himalaya "scarsamente motivati"

LIVORNO. L' Intergovernmental Panel on Climate Change é nuovamente sotto attacco per le previsioni contenute nel suo Fourth Assessment Report del 2007 sullo scioglimento dei ghiacciaia dell'Himalaya c gran parte dei glaciologi indiani (anche dell'Ipcc) avevano già contestato prima e durante la Conferenza sul clima di Copenhagen.

La polemica si concentra su una frase contenuta in un rapporto di sintesi (938 pagine) che prospetta, riprendendo una dichiarazione di uno scienziato indiano (poi finita tra gli scenari di un rapporto del Wwf) che ipotizzava  la probabilità che i ghiacciai dell'Himalaya «scompaiano entro il 2035 e forse prima è molto alta».

Anche se questa volta l'errore ha fatto meno chiasso mediatico del cosiddetto "climategate" delle email trafugate ad alcuni ricercatori dell'università dell'East Anglia e divulgate alla vigilia del summit dell'Unfcc a Copenhagen, davanti alle grida di giubilo degli eco scettici e degli stessi ambienti che organizzarono e gestirono l'ackeraggio  delle e-mail, l'Ipcc taglia la testa al toro con un comunicato ufficiale che fa il punto della situazione Ve lo proponiamo per intero.

«La relazione di sintesi, il documento conclusivo del Fourth Assessment Report dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (pagina 49) ha dichiarato: "Il cambiamento climatico si prevede che esacerberà le attuali sollecitazioni sulle risorse idriche, per la crescita demografica ed economica e la modifica dell'utilizzo del territorio, tra cui l'urbanizzazione. Su scala regionale, la copertura nevosa in montagna, ghiacciai e piccole calotte di ghiaccio svolgono un ruolo cruciale in termini di disponibilità di acqua dolce. Le perdite diffuse di massa dei ghiacciai e la riduzione della copertura nevosa negli ultimi decenni si prevede che e accelerino durante tutto il XXI secolo, riducendo la disponibilità di acqua, il potenziale di energia idroelettrica e cambiando la stagionalità dei flussi nelle regioni rifornite dall'acqua di fusione delle catene montuose più importanti (ad esempio, Hindu-Kush, Himalaya , Ande), dove attualmente vive più di un sesto della popolazione mondiale". Questa conclusione è robusta, appropriata e del tutto coerente con la scienza e le valutazioni alla base delle valutazioni dell'Ipcc. Tuttavia, è stato recentemente portato alla nostra attenzione che un paragrafo nelle 938 pagine del contributo  del Working Group II dell'underlying assessment (Il testo in questione é il secondo paragrafo della sezione  10.6.2 del contributo del Working GroupII e ripete uno parte del paragrafo nel Box TS.6)  si riferisce a stime scarsamente motivate sul tasso di recessione e sulla data della scomparsa dei ghiacciai himalayani. Nella redazione del paragrafo in questione, i chiari e ben stabiliti standards of evidence, richiesti dalle procedure dell'Ipcc, non sono stati applicati correttamente. Il presidente, i vicepresidenti, e i co-presidenti dell'Ipcc si rammaricano per la scarsa applicazione delle  procedure Ipcc consolidate, in questo caso. Questo episodio dimostra che la qualità della valutazione dipende dal rispetto assoluto delle norme Ipcc, anche mediante la revisione approfondita "della qualità e la validità di ciascuna fonte prima di incorporare i risultati dalla fonte in un rapporto dell'Ipcc (Questo è il testo integrale dell'Annex 2 dell'Appendix A  dei Principles Governing Ipcc Work). Noi riaffermiamo il nostro forte impegno a garantire questo livello di prestazioni».

Ora si viene a sapere che il tutto deriva, più che dalle dichiarazioni del glaciologo indiano a New Scientist,  da un errore contenuto nel rapporto del Wwf  che ha utilizzato dati inediti ed un rapporto russo del 1996 che rovesciava accidentalmente la data della possibile scomparsa dei ghiacciai dell'Himalaya: così il 2350 è diventato 2035.

Il caso è esploso dopo una lettera pubblicata su Science nella quale si evidenzia che «Questo errore avrebbero potuto essere evitato se le norme della pubblicazione scientifica, inclusi peer review e concentration upon peer-reviewed work, fossero stati rispettati».

Occorre sottolineare che uno degli autori della lettera che denuncia l'errore è lo specialista austriaco dell'Ipcc Georg Kaser, che ha contribuito a scrivere diverse sezioni del Report 2007. Kaser ha detto all'Afp che «L'errore è stato enorme» e di averlo notificato ai suoi colleghi dell'Ipcc un mese prima della pubblicazione. Il presidente dell'Ipcc Rajendra Pachauri aveva già  difeso il lavoro complessivo del suo vasto gruppo di ricercatori  di tutto il mondo, una posizione condivisa da quasi tutti gli scienziati, che sostengono le conclusioni principali sul cambiamento climatico sono incontrovertibili.

«Teoricamente, diciamo che siamo scivolati su un numero - ha detto Pachauri - Non credo che questo basti a far scomparire le schiaccianti prove scientifiche su quello che sta accadendo al clima di questa terra». Anche se l'incidente riguarda un gruppo di lavoro ed anche se è stato svelato dagli stessi scienziati che fanno parte dell'Ipcc, è comunque una vera e propria manna per i sostenitori del cosiddetto "Climategate" che vedono un'ulteriore conferma del presunto complotto mondiale per truccare i dati sul global warming.

Un'occasione ghiotta per gli eco-scettici che così possono mettere in dubbio il lavoro avviato dall'Ipcc per la stesura del  Fifth Assessment Reports che dovrebbe essere pubblicato nel 2013 e nel 2014 e che si concentrerà su delle vere e proprie bestie nere dei negazionisti climatici: i cambiamenti dei livelli del mare, l'influenza di eventi climatici stagionali periodici, come i monsoni ed El Nino, e la stesura di un quadro più preciso degli effetti dei cambiamenti climatici a livello regionale.

Torna all'archivio