[22/01/2010] News

I 4 del Basic a New Delhi, l'India proporrą un fondo per Paesi pił poveri

LIVORNO. Le grandi economie emergenti del Basic (Brasile, Sudafrica, India e Cina) si sono date appuntamento per il 24 gennaio a New Delhi per parlare di come affrontare il percorso verso la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici di fine anno in Messico. Il problema immediato che hanno davanti è quello di come ricucire con i piccoli Stati insulari e i Paesi meno sviluppati che si sono sentiti traditi dall'Accordo che il Basic ha stretto a Copenhagen con gli Usa.

Secondo fonti governative indiane riprese dal The Economic Times, probabilmente nel corso del meeting il governo di New Delhi presenterà una proposta per un fondo per aiutare i paesi vulnerabili ad affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici.

«La riunione del Basic a New Delhi - spiega il giornale indiano - si concentrerà sullo scenario del post-Copenhagen. Con il gruppo - Brasile, Sudafrica, India e Cina - che si concentrerà sui negoziati per il cambiamento climatico in previsione della conferenza in Messico, sarà necessario scoprire il modo in cui si potrà fare fronte comune con il resto del blocco del Paesi in via di sviluppo. In questo senso, a Copenaghen, le economie emergenti e Paesi in via di sviluppo più avanzati hanno rotto ranghi con il G-77. Il BASIC per mantenere la sua forza negoziale avrà bisogno di aggregare i Paesi più vulnerabili nel gruppo dei Paesi in via di sviluppo»

Funzionari del gioverno indiano dicono che il fondo proposto dovrebbe servire proprio a questo scopo ma tutto: «I dettagli del fondo sono ancora in via di elaborazione». Da quel che trapela si capisce che il fondo dovrebbe essere di natura bilaterale e non sotto l'egida della United Nations Framework Convention for Climate Change (Unfccc) è improbabile che a New Delhi si approvi già formalmente il fondo, perché non sono a state ancora discusse le sue strutture portanti, invece i quattro Paesi del Basic più probabilmente coordineranno il loro aiuti climatici ai Paesi più vulnerabili.

L'India ha avuto probabilmente l'idea del fondo climatico per acquisire maggiore credibilità soprattutto rispetto a Brasile e Sudafrica, che stanno riesaminando l'accordo di Copenaghen e le sue implicazioni.

Il Sudafrica sembra particolarmente in difficoltà con il gruppo dei Paesi africani, mentre il Brasile non può rompere i ponti con i Paesi latinoamericani di sinistra che respingono in toto l'accordo.

Un fondo come quello proposto dall'India potrebbe essere accettato da questi due Paesi, in particolare da parte del Brasile, il cui presidente Luiz Inácio Lula da Silva si era impegnato a Copenaghen a contribuire a finanziamenti per i Paesi meno sviluppati e più vulnerabili.

La paura è che troppi Paesi si rifiutino di sottoscrivere i risultati della Cop 15 del dicembre 2009 e che l'Accordo di Copenhagen non diventi quindi operativo prima della Cop 16 del Messico.

Alla testa dei ribelli ci sono i piccoli Stati insulari e i Paesi meno sviluppati che dicono che senza impegni certi e fondi disponibili davvero, l'accordo non avrà molto senso. I grandi Paesi (sviluppati o emergenti che siano) stanno imparando che ormai i Paesi più vulnerabili non sono disposti più ad accettare accordi che non tengano conto dei loro interessi. La proposta di un fondo potrebbe cominciare ad affrontare anche questo problema "inaspettato".

Secondo Greenpeace il quartetto del Basic deve dimostrare che si possono ottenere progressi sostanziali internazionale nella lotta contro il cambiamento climatico. Con il 41% della popolazione mondiale, l'11% del prodotto interno lordo (Pil ) e contando per il 30% delle emissioni globali di gas a effetto serra, le quattro nazioni hanno la grande responsabilità nel guidare il mondo nella ricerca di soluzioni per la crisi climatica.

Siddharth Pathak, responsabile per il clima e la politica energetica di Greenpeace India, spiega che «I quattro del Basic non possono agire semplicemente come gli Stati Uniti e gli altri paesi industrializzati hanno fatto nel recente passato a guardare il problema del clima esclusivamente dalle proprie prospettive nazionali. Basic dovrà riempire il vuoto di leadership sul clima da parte del mondo sviluppato e garantire che sarà raggiunto un accordo giuridicamente vincolante a livello mondiale. Le quattro nazioni devono anche tener conto delle conseguenze del riscaldamento globale per gli altri Paesi in via di sviluppo, soprattutto i più vulnerabili».

Secondo Greenpeace, la sfida per il Brasile, Cina, India e Sud Africa è quella di dimostrare che possono essere una forza positiva ed efficace nel far avanzare il processo negoziale sul clima e «Oltre a svolgere un ruolo più progressista nei negoziati internazionali sul clima, i Paesi Basic devono anche assumere un ruolo guida nella definizione di economie nazionali low-carbon ed essere esempi di sviluppo climate-frendly facilmente utilizzabili nelle altre nazioni in via di sviluppo. Oltre a ciò, le quattro potenze economiche emergenti a livello mondiale dovrebbe riconoscere che hanno molto da offrire le nazioni più povere in termini di finanziamento e trasferimento di tecnologia per aiutarle ad adattarsi al riscaldamento globale».

Secondo Kumi Naidoo, il direttore esecutivo di Greenpeace International «Siamo ad un bivio nella diplomazia internazionale che richiede un'agenda più audace e molto più ambiziosa. Nella lotta contro i cambiamenti climatici, la più grande minaccia che l'umanità affronta oggi, tutti e quattro i membri del gruppo Basic devono esercitare fino in fondo il ruolo che hanno assunto a livello internazionale. Si dovrebbero concentrare su come chiudere il gap tra l'ambizione di mantenere l'aumento delle temperature al di sotto dei 2 gradi centigradi e la realtà delle attuali promesse sulle emissioni».

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