[26/01/2010] News

L’Unesco e la biodiversità. A Parigi guardando a Nagoya e al futuro della vita sul pianeta

LIVORNO. E' iniziata ieri nella sede Unesco di Parigi la  "Biodiversity Science-Policy Conference" dell'agenzia culturale e scientifica dell'Onu  che inizia così a dare il  suo contributo alla riuscita dell'International Year of Biodiversity (Anno internazionale della biodiversità  - Iyb). L'Unesco spiega che l'obiettivo della conferenza di Parigi, che terminerà il 29 gennaio, «E' di apportare un chiarimento scientifico al processo politico che avrà luogo nel corso di quest'anno».

La Conferenza scientifica è stata preceduta, sempre a Parigi il 21 e il 22 gennaio, da un evento inaugurale per fare un bilancio delle conoscenze sulla biodiversità ed accelerare la presa di coscienza sulla rapidità del suo degrado.

L'Agenzia Onu sottolinea che «L'iniziativa è un'occasione per presentare i risultati delle ultime scoperte scientifiche collegate alla biodiversità ed ai servizi eco sistemici e per valutare le implicazioni di eventuali decisioni politiche, comprese quelle riguardanti il cambiamento climatico. Benché tenga conto delle priorità espresse dalle Parti della Convention on bologicl diversity (Cbd), la Conferenza è destinata ad accordare un'attenzione più particolare alle voci della comunità scientifica, con l'obiettivo di presentare le ultime scoperte scientifiche che potranno essere utilizzate per quel che riguarda le decisioni che potranno essere prese concernenti la biodiversità. In quanto tali, i documenti inclusi nei dibattiti di questa conferenza saranno presentati con le raccomandazioni principali e la dichiarazione emessa dalla Conferenza che si è tenuta durante la centottantacinquesima riunione del Consiglio esecutivo dell'Unesco nello scorso autunno così come con quello che uscirà dalla riunione delle Parti della Cdb che si terrà a Nagoya, in Giappone, nell'ottobre 2010».

La Conferenza scientifica si è aperta ieri con la presentazione del film Océans, di Jacques Perrin e Jacques Cluzaud, che si basa sui risultati del Census of Marine Life (censimento della vita marina), un vastissimo programma di ricerca sugli oceani del pianeta, le cui conclusioni principali verranno presentate proprio all'iniziativa in corso a Parigi.

La Conferenza di Parigi ha iniziato ad affrontare temi come la relazione tra biodiversità e sviluppo, l'importanza della tassonomia  e la sensibilizzazione del mondo dell'educazione alle sfide poste dalla biodiversità. Oltre ad uno stuolo di responsabili politici e di presidenti delle Agenzie Onu, alla Conferenza partecipano scienziati ed esperti di fama mondiale come Gilles Bœuf, presidente del Muséum national d'histoire naturelle de Paris, Thomas E. Lovejoy, dell'Heinz Center di Washington, Robert Whittaker, presidente dell'International Biogeography Society, Paul Matiku, direttore di Nature Kenya, Glaucia Drummond, della  Fondation Biodiversitas del Brasile.

Già nell'evento inaugurale i partecipanti avevano concordato che «E' urgente arrestare la perdita senza precedenti della biodiversità e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di modificare i nostri comportamenti». La direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, ha detto che «Conviene non lasciarsi scoraggiare dal risultato della Conferenza sui cambiamenti climatici del dicembre scorso a Copenhagen». Richiamando la distruzione degli habitat naturali e la diminuzione accelerata della biodiversità, la Bukova ha sottolineato che «Dobbiamo arrestare questo processo. L'Unesco ha da svolgere un ruolo determinante a questo riguardo. L'avvenire che vogliamo per il nostro pianeta è nelle nostre mani».

Intanto il presente per l'Unesco non è certamente sereno: «Pressione demografica, consumi eccessivi, urbanizzazione galoppante: questi fenomeni si traducono (tra le altre conseguenze) nella rarefazione di alcune specie, l'inquinamento, il sovra-sfruttamento dei suoli e dei fondali marini o ancora lo sviluppo di specie invasive. Già ora, più di 17.000 specie vegetali ed animali sono minacciate di estinzione (Iucn,  2009). Gli scienziati stimano che il  60% degli ecosistemi del pianeta non siano più un grado di rendere pienamente i servizi ecologici dai quali noi dipendiamo strettamente come la produzione di cibo, di acqua potabile e o della regolazione del clima».

Il presidente della Conferenza generale dell'Unesco, Davidson Hepburn, ha ricordato che «Facciamo fronte anche alla perdita di benefici da cui dipendono i mezzi di sussistenza di numerose popolazioni, un dato particolarmente pesante nel caso dei piccoli Stati insulari. Le  società devono fare il Massimo per un utilizzo più sostenibile delle risorse naturali, così come per una riduzione delle perdite di habitat e per il cambiamento climatico, comprese le loro dimensioni sociale e culturale. Questo ci permetterà di salvaguardare i servizi dai quali dipendiamo, i servizi della biodiversità».

Il segretario esecutivo della Cbd, Ahmed Djoghlaf, ha ricordato che  «Il mondo ha fallito nella realizzazione degli obiettivi adottati da 110 capi di Stato che miravano a ridurre il tasso di perdita della biodiversità entro il 2010. Constatiamo una perdita della diversità biologica ad un ritmo senza precedenti. Questo non significa d'altronde che non abbiamo avuto dei successi parziali o localizzati. Dobbiamo identificare questi successi importanti e trarne profitto mentre prepariamo il nuovo piano strategico della Convenzione».

La Cdb metterà in rilievo questi successi nel suo terzi o bilancio intitolato "Prospettive mondiali sulla diversità biologica" che sarà reso pubblico a maggio, ma si sa già che in l rapporto evidenzia una diminuzione del 74% della deforerstazione in Amazzonia e del 45% del tasso annuale di scomparsa delle mangrovie. Il bilancio della Cdb mette anche in rilievo un aumento del 26% dei grandi habitat degli uccelli e che circa il 12% delle terre emerse beneficiano ormai, in varie forme, di una qualche protezione ambientale.

Ma il documento fa luce anche sul fatto che I fenomeni di degrado dell'ambiente e della biodiversità colpiscono soprattutto i più poveri che rischiano di risentire dei loro impatti in maniera più acuta. Nello stesso tempo, azioni urgenti e concertate potrebbero ottenere risultati positivi ed evitare le conseguenze pericolose della perdita di biodiversità.

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