[26/01/2010] News toscana

Irpet, nuovi rilevamenti: urbanizzato il 7,4% della regione

FIRENZE. Dal 1996 al 2007 la crescita delle aree urbanizzate in Toscana è stata di 16.472 ettari, ovvero del 10,7%. Ciò significa una crescita di 4 ha al giorno, che corrisponde a circa 1670 mq di suolo consumati in un'ora. Questo è quanto avvenuto in Toscana in termini di consumo di suolo nel periodo citato secondo il nuovo sistema di valutazione che Irpet ha adottato nel suo "primo" rapporto sul territorio toscano. Rapporto che, presentato oggi sotto il nome di "Urbanizzazione e reti di città in Toscana", si qualifica in sostanza appunto come "primo" rapporto Irpet sul territorio regionale, poiché il rapporto del 2009 ("Elementi per la conoscenza del territorio toscano") rivestiva una natura esplicitamente sperimentale, era cioè un "numero zero".

Sono infatti le città («con la loro dinamica dimensionale e funzionale») da una parte, e una più raffinata trattazione della questione "consumo di suolo" dall'altra, gli elementi cui il rapporto 2010 dedica l'approfondimento maggiore. L'ottica - decisamente condivisibile - è quella di mettere a disposizione dell'opinione pubblica, dei tecnici e dei decisori politici degli elementi di analisi il più possibile oggettiva di quelli indicatori che, come appunto il consumo di suolo, più rappresentano il punto di congiunzione tra la crescita economica e la necessaria sostenibilità dell'utilizzo che si fa di quei fattori produttivi da cui questa crescita genera.

E' chiaro comunque che, come già affermò l'assessore regionale alle Infrastrutture Riccardo Conti su greenreport del 18 dicembre scorso, occorre analizzare la questione del consumo di suolo non solo alla luce degli aspetti quantitativi, ma anche in riferimento sia alla qualità del suolo consumato, sia a quella delle strutture che al di sopra di esso sono state costruite. E' vero cioè anche quanto affermato oggi da Gianfranco Gorelli, docente di Urbanistica presso l'università di Firenze, e cioè che «il consumo di suolo, se analizzato "a grezzo", è uno strumento essenzialmente ambiguo: occorre vedere anche quali erano le "prestazioni" offerte dal suolo consumato».

Quanto scritto vale in modo ancora più forte se pensiamo alla drastica, perdurante disomogeneità dei dati disponibili a riguardo: lo dimostra anche il fatto che lo stesso rapporto Irpet riporta sia il dato già pubblicato nel 2009 su stime prodotte grazie al sistema Corine, sia pure nella sua acclamata inesattezza data dalla grossolana scala di osservazione (i moduli usati hanno infatti un'estensione di 25 Ha), sia stime prodotte più recentemente con un metodo di campionamento più raffinato, basato sull'elaborazione delle orto-fotografie aeree, che gode di un maggior dettaglio territoriale (il territorio è suddiviso in quadrati di 4 Ha di estensione) è che è aggiornato al 2007.

I numeri prodotti col sistema Corine vedevano (all'anno 2000) una Toscana in cui la superficie urbanizzata occupava il 4,1% del territorio regionale "a grezzo", e il 5,4% del territorio considerato realmente disponibile, escluse cioè le aree montane. Anche se il criterio dell'acclività dei versanti dovrebbe prevalere su quello altitudinale, è stato scelto quest'ultimo nei calcoli a causa (ancora una volta) della limitata disponibilità di dati. Questo valore poneva la Toscana pressoché in media nazionale per l'uso della superficie totale (4,5%) e al di sotto della media riguardo alla superficie considerata disponibile (dato nazionale 7,3%).

I dati prodotti con la fotointerpretazione, (che peraltro sono disponibili anche per il 1996, e permettono quindi un confronto rafforzato da numeri reali con il 2007) rappresentano il vero elemento di novità del rapporto Irpet 2010 rispetto al consumo di suolo: essi indicano nel 7,4% il tasso di urbanizzazione regionale rispetto alla superficie totale e nell'8,7% il valore riferito alla superficie disponibile, che Irpet stima, rispetto alla superficie regionale totale, in un 84,9%.

Il confronto col 1996, già accennato in apertura, vede il numero di ettari urbanizzati, in regione, passare da 153.920 (il 6,7% del totale) a 170.390, con una crescita, appunto, del 10,7% rispetto al 1996.

Ma lasciamo per ora in sospeso la questione "consumo di suolo si-consumo di suolo no", cioè poniamo per il momento tra parentesi la vexata questio relativa alla validità dell'indicatore in questione per l'analisi della sostenibilità. Diamo anzi per scontato che - comunque sia - il consumo di suolo possa rappresentare comunque, se non l'indicatore determinante, comunque un fattore fondamentale di approccio quantitativo all'analisi dell'efficienza con cui si utilizza questo fattore della produzione.

In questo senso, come affermato anche da Fiorenzo Ferlaino di Ires (il "gemello" di Irpet per la regione Piemonte), è utile porre a confronto la crescita del consumo di suolo che si è avuta in questi anni con la parallela crescita del Prodotto interno lordo. E naturalmente, come giustamente sostenuto dall'economista piemontese, se questo confronto viene fatto occorre anche «porsi l'obiettivo di muoversi verso un decoupling territoriale, cioè verso un disaccoppiamento tra il benessere (inteso come crescita del Pil e dei consumi) prodotto, e il consumo del territorio che si è fatto per produrre, almeno dal punto di vista territoriale, questa ricchezza».

Questo approccio analitico è di fondamentale importanza, come sappiamo, non solo per il consumo di suolo, ma in generale per tutti quegli elementi che costituiscono interazione tra il capitale naturale disponibile e la ricchezza che ne genera. E questo vale sia "a monte" (riguardo cioè al consumo di suolo, e in generale a tutte le risorse limitate che vengono prelevate dal capitale disponibile) sia "a valle" del sistema economico, come vale per le emissioni inquinanti e soprattutto per i rifiuti, dove non a caso il problema del decoupling, e quindi indirettamente dell'efficienza di un sistema economico nella sua interazione con il patrimonio naturale, è stato posto da svariati anni anche a livello comunitario, anche se con risultati che come sappiamo sono stati, in Italia e in Toscana, finora scarsi.

Ma stiamo parlando però, almeno per il consumo di suolo, di un ambito di analisi tuttora giovane, per certi versi sperimentale: lo dimostra il fatto che, come si può vedere nell'immagine, la stessa Irpet non ha ancora nella sua disponibilità un confronto tra la crescita del Pil avvenuta negli anni successivi al 2000 e quella del consumo di suolo, e quindi il confronto (molto utile in termini analitici) è stato possibile solo relativamente all'anno 2000, con l'utilizzo quindi dei più grezzi dati Corine.

Comunque, come si può vedere, la Toscana fa parte, insieme alla sola Emilia Romagna, del gruppo di regioni che coniugano alti valori di Pil pro capite e un consumo di suolo relativamente basso: tra le altre regioni con una (da questo punto di vista) buona efficienza del sistema economico possiamo citare anche l'Umbria, il Lazio, le Marche e il Piemonte.

E' quindi, in conclusione, l'evoluzione dell'approccio all'analisi del consumo di suolo il principale elemento di novità che, da questo punto di vista e a parte le - pur correlate - questioni relative allo sviluppo di quella grande "città policentrica" che ormai possiamo considerare la Toscana nella sua globalità, ci è fornito dal nuovo rapporto Irpet sul territorio toscano. Ora si apre il tempo del dibattito relativo ai nuovi input forniti, e la prima occasione sembrano essere proprio i venturi (19 febbraio) Stati generali del paesaggio toscano.

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