[27/01/2010] News toscana

Irpet: ecco i dati comparati sull'urbanizzazione toscana

FIRENZE. Il confronto tra l'utilizzo dei fattori territoriali di produzione (cioè le varie declinazioni che assume il fattore produttivo "terra") era già stato messo in evidenza dal rapporto "Toscana 2030", ponendo a confronto da una parte la crescita delle aree residenziali e quella della popolazione, e dall'altra la crescita del Pil e quella delle aree commerciali e produttive. Ciò è stato meglio evidenziato nel nuovo rapporto Irpet sul territorio anche grazie ai più evoluti dati territoriali disponibili, e ciò che emerge è (vedi immagine) che se dal 1996 al 2007 la crescita della popolazione è stata del 5%, maggiore (8%) è stata la crescita delle aree residenziali, e un'analoga discrepanza emerge anche per le funzioni produttive e commerciali, che nel periodo citato sono cresciute in estensione del 23%, mentre minore è stata la crescita sia del Pil (18%) sia degli occupati (15%).

Irpet sottolinea quindi, in riferimento al rapporto Pil-aree produttive, che «da questo primo confronto sembra emergere un impiego di nuovo suolo poco efficiente, o almeno non completamente giustificato da adeguati livelli di ricchezza». Le valutazioni sul rapporto demografia-aree residenziali sono invece più complesse, poiché sugli assetti insediativi che hanno avuto luogo incide sì la pianificazione che è stata fatta (e la cui efficacia può quindi essere valutata anche attraverso questo indicatore), ma ad essa si affiancano fattori - come i prezzi delle abitazioni - che non derivano da azioni politiche, ma da dinamiche economiche che sono prevalentemente indipendenti rispetto ad esse.

Non si può quindi evolvere l'analisi comparata di questi dati in un giudizio generale sull'efficacia del governo del territorio toscano, non solo per il motivo citato ma anche per il fatto che un approccio scientifico al tema è ancora decisamente pionieristico. E ciò è confermato dal fatto che (a parte il "numero zero" del 2009, e la meno organica e meno sistematica letteratura precedente) il rapporto presentato ieri si pone come primo esempio di analisi integrata economica-territoriale prodotto da Irpet.

Resta comunque la constatazione che, a un'analisi grezza (ma motivata) come quella compiuta emerge che il consumo di suolo effettuato dal 1996 al 2007 per ovviare a necessità demografiche è stato maggiore, in percentuale, della pressione che la crescita della popolazione "richiedeva". E, allo stesso modo, il consumo di suolo per finalità produttive è stato maggiore sia del valore aggiunto prodotto, sia della conseguente occupazione. Ed è questo, comunque, un dato che ha la sua incidenza.

Ma come si è espletata questa crescita dell'urbanizzazione nelle diverse province toscane? Abbiamo già visto ieri che l'urbanizzazione è cresciuta, su scala regionale, del 10,7% sul dato 1996 e dello 0,7% rispetto all'intera superficie territoriale.

Restando, per semplicità, alla sola incidenza "lorda" (cioè riferita all'intera superficie regionale), si evidenzia che la provincia di Grosseto (15,2%) ha visto una crescita relativa ben maggiore della media regionale, così come Pisa (13,5), Siena (13,3), Livorno (12,1), Arezzo (11,9), Firenze (11,5) e Prato (11,2). La crescita media è stata più bassa di quella regionale solo in provincia di Pistoia (5,3%), Lucca (5,1) e Massa-Carrara (4,7%).

E' evidente, comunque, che «la variazione delle aree urbanizzate dipende molto dallo stock di partenza», e quindi è utile evidenziare quanto territorio regionale sia stato effettivamente "consumato" dalle varie province: in questo senso il distretto che ha consumato più suolo in valore assoluto è quello di Prato (1,9% del territorio regionale), seguito da Livorno (1,4), Firenze (1) e Pisa (0,9). Chiudono Grosseto e Siena (0,5%) e Massa-Carrara (0,4).

A questo proposito è da citarsi anche l'analoga valutazione che Irpet produce a livello di sistemi economici locali (Sel), che permette un'analisi più dettagliata: in sintesi, è sottolineato che se attribuiamo alle nuove urbanizzazioni compiute un "peso" diverso a seconda della pressione insediativa pregressa, emerge che «le pressioni maggiori coinvolgono la Toscana centrale, ed in particolare il sistema pratese, il Valdarno inferiore e l'area livornese. Altri ambiti particolarmente esposti sono l'area fiorentina, il circondario empolese, la Valdinievole, Lucca e gran parte della costa».

Torna all'archivio