[28/01/2010] News

Nuovo accordo Noaa-Google: dati climatici/emissivi nella homepage del motore di ricerca?

FIRENZE. E' possibile immaginare che in futuro, ogni volta che il navigatore internet aprirà la pagina dell'attuale principale motore di ricerca (google), troverà sulla destra dell'immagine un riquadro contenente i dati climatologici ed emissivi più importanti aggiornati in tempo reale?

Adesso sì. E' infatti stato stipulato il 25 gennaio un accordo tra Google e la National oceanic and atmospheric administration (Noaa) che punta ad evolvere la collaborazione già in atto tra l'azienda californiana e l'ente di ricerca climatologica dipendente dal segretariato al commercio degli Stati Uniti. Se già da un anno (vedi link in fondo alla pagina) è attivo un accordo per la visualizzazione sul programma Google maps dei dati oceanografici prodotti dalla Noaa, ora la collaborazione tra i due giganti della comunicazione è in procinto di estendersi ad altri ambiti di ricerca.

«Attraverso questo accordo - ha dichiarato Richard W. Spinrad del settore ricerca oceanografica dell'ente climatologico - l'expertise tecnica di Google aiuterà ad evolvere l'accesso ai dati Noaa in modo da permettere alla comunità scientifica e al pubblico di usare meglio le nostre informazioni per capire la scienza della terra e prendere decisioni informate». Gli ambiti scientifici che godranno di questo supporto comunicativo riguardano l'oceanografia, la biologia, la meteorologia, ma soprattutto la climatologia e il monitoraggio delle emissioni climalteranti.

Il principale settore in cui l'accordo avrà effetto immediato continuerà ad essere quello oceanografico, ma è la Noaa stessa a sottolineare che sforzi significativi saranno dedicati ad «estendere gli sforzi per pubblicare dati climatici, in particolare quelli provenienti dal sistema di monitoraggio delle emissioni», i cui dati sono attualmente raggiungibili al sito http://www.esrl.noaa.gov/gmd/dv/ .

E' intuibile come le opportunità offerte dall'accordo abbiano un valore importante per larga parte dell'opinione pubblica, che è esposta - oggi più che mai - ai vari scetticismi e negazionismi climatici di cui ormai la rete pullula. E certo, non ci si può illudere (come ha dimostrato anche il quasi totale fallimento di Copenhagen), che la politica per l'adattamento/mitigazione del cambiamento climatico possa essere sostenuta solo dalle - peraltro limitate - certezze che la "scienza" ha in materia: la politica (cioè chi compie le scelte) si basa, nella sua azione, sì sulle indicazioni degli scienziati, ma soprattutto deve rendere poi conto a chi le fornisce il consenso necessario per agire, e cioè proprio all'opinione pubblica.

Ciò significa che scelte di forte impatto (politico, economico, sociale) quali quelle che sarebbero necessarie per fronteggiare l'emergenza rappresentata dai cambiamenti climatici necessitano di un consenso da parte dell'opinione pubblica che ad oggi, e specialmente in Italia come confermano i numerosi sondaggi condotti in materia, non sussiste. E se questo consenso non sussiste è in gran parte perché le scoperte scientifiche, anche le più inquietanti e motivate da ricerche peer-reviewed, cedono il passo, nella comunicazione online, davanti alla (purtroppo) enorme efficacia comunicativa che è associata alle pubblicazione di "notizie" (più spesso di bufale) di impronta scettica. Questo per vari motivi, ma soprattutto per il fatto che gran parte dell'opinione pubblica, se non adeguatamente informata, tende a preferire una rassicurante bugia ad una "scomoda verità". Ecco quindi che l'ipotesi prospettata in apertura, cioè l'idea che in futuro sia la stessa homepage di Google a comunicare i principali dati relativi al global warming, si pone come fortemente auspicabile

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