[28/01/2010] News

Ambientalisti contro le multinazionali dell’oro a El Salvador. Tra omicidi e speranze

LIVORNO. Gli ambientalisti di El Salvador accusano i manager di una miniera d'oro di proprietà di una società canadese di essere implicati negli omicidi di tre attivisti anti-minerari. Il primo a cadere sotto i colpi dei sicari è stato uno dei leader dell'opposizione allo sfruttamento minerario, Marcelo Rivera, dell'Associazione degli Amici di San Isidro Cabañas (Asic), il cui cadavere è stato trovato in un pozzo il 30 giugno. Il  20 dicembre a Trinidad, l il capoluogo della provincia,  Ramiro Rivera, del Comitato Ambientale Cabañas, è stato freddato a colpi di M-16. Dopo sei giorni, sempre a Trinidad,  è stata uccisa barbaramente Dora Alicia Sorto, una donna di 30 anni incinta di 8 mesi, che stava tornando a casa dopo aver lavato i panni in un ruscello. Il figlio di due anni è stati ferito gravemente.

Gli ambientalisti salvadoregni sono stati assassinati tra il giugno e il dicembre 2009  nella provincia di  Cabañas, al centro del minuscolo Paese centroamericano, nella quale opera la Pacific Rim El Salvador, una d filiale della Pacific Rim Mining di Vancouver, che dal 2002 fa ricerche per trovare oro e argento.

Nel 2008 il governo (allora dell'Alleanza repubblicana nazionalista, Arena, di destra) di El Salvador si rifiutò di concedere un permesso di estrazione nella miniera di El Dorado, a 65 km a nordest della capitale, dopo una forte protesta contro la miniera organizzata dalle associazioni della società civile, dagli enti locali e da esponenti della Chiesa cattolica.

Attraverso una sua controllata statunitense, la Pacific Rim ha citato in giudizio lo Stato salvadoregno chiedendo, ai sensi dell' Central America Free Trade Agreement (Cafta) con gli Usa,  700 milioni di dollari di danni per gli investimenti perduti.

Héctor Berríos, un avvocato della Mesa Nacional Frente La Mineria metálica ha detto al'agenzia Ips che il movente degli omicidi è chiaramente collegato all'attività delle vittime contro l'estrazione mineraria in genere e contro quella della Pacific in particolare. Il problema non è certo quello di capire chi tragga beneficio da questa campagna di terrore. Ma è molto difficile dimostrare la presunta connessione tra l'azienda e gli omicidi». Il 4 gennaio la Pacific Rim ha mandato a dire da Vancouver, che «Nega inequivocabilmente le accuse» delle Ong salvadoregne ed ogni coinvolgimento negli omicidi nella zona di Trinidad, ed ha definito le accuse «false, illecite e disinformazione. Non ci sono prove che indichino per questi atti di violenza alcuna relazione di sorta con il dibattito sulle miniere del Paese» dice il comunicato. La multinazionale si spinge ad addebitare le morti ad «Una lunga faida tra due famiglie locali». Una faida ben organizzata militarmente, visto che Ramiro Rivera è stato ucciso nonostante fosse sotto scorta(aveva già subito un attentato il 7 agosto) e che le sue guardie del corpo sono rimaste illese nonostante l'attacco con gli M-16 sia stato portato da un gruppetto di uomini armati.

Berríos evidenzia che la strategia del terrore per intimidire gli ambientalisti non è certo una novità visto che è comunemente utilizzata (ed è stata sempre negata) dalle grandi società minerarie in altri Paesi dell'America Latina e anche nel resto del mondo: «Ma la violenza non metterà fine alla nostra lotta, che stiamo conducendo per proteggere l'ambiente e la salute dei cittadini».

In realtà la paura tra gli attivisti è palpabile, ma nessuno sembra disposto a mollare. Anche la polizia comunque conferma che gli omicidi di Trinidad sono opera di sicari armati di armi potenti, non certo di una faida tra poveri contadini. L'unico delitto per il quale ci sono stati 4 arresti è quello di Marcelo Rivera, ma nessuno sembra voler trovare i mandanti. In molti contano sul nuovo governo progressista e qualche segnale comincia ad arrivare: l'ufficio del difensore civico per i diritti umani ha criticato la polizia e l'ufficio del Procuratore generale dicendo che le loro indagini sulla  morte degli attivisti erano state "negligenti".

L'ex presidente di destra Antonio Saca aveva inizialmente favorito gli investimenti delle multinazionali per sfruttare le ricchezze minerarie del Paese, dal 2006 in poi, aveva autorizzato 29 concessioni minerarie ed   in 25 casi 11 compagnie minerarie straniere hanno già chiesto i permessi per lo sfruttamento commerciale.

Ma Il nuovo presidente di El Salvador, Mauricio Funes, del Fronte Farabundo Marti per la liberazione nazionale, ha detto «E' molto semplice: il mio governo non autorizzerà nessun progetto di estrazione mineraria. Stiamo chiarendo gli omicidi degli attivisti ambientali» ed ha elogiato la loro attività.

Il tutto in un Paese grande più o meno quanto l'Emilia Romagna. Il rifiuto della richiesta della Pacific Rim rischia di far saltare tutto l'affare dell'oro di El Salvador.

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