[29/01/2010] News

In arrivo l'attesa boccata d'ossigeno per la ricerca italiana

GROSSETO. Il decreto ministeriale di riparto dei finanziamenti pubblici della ricerca per il 2009 dovrebbe essere firmato a giorni dal ministro Maria Stella Gelmini; con questo verranno assegnati 1,6 milioni di euro per l'anno passato e altrettanti dovrebbero essere per il 2010. Quindi una boccata di ossigeno per chiudere i bilanci dello scorso anno e fare previsioni per l'anno prossimo, mentre a partire dal 2011, se passerà la riforma messa a punto dal ministero dell'Istruzione e ricerca, i meccanismi di erogazione saranno diversi e almeno per una quota percentuale decisi in base al merito.

Una torta non certo abbondante e le cui tre fette principali sono destinate all'Agenzia spaziale italiana (Asi) cui vanno 569,9 milioni di euro, al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) che se ne aggiudica poco meno ( 567,2 milioni) e l'Istituto nazionale di fisica nucleare di Frascati con 273,7 milioni.

Gli altri istituti dovranno spartirsi il rimanente, in attesa del programma nazionale di ricerca 2010-2013 che - se va bene- avrà in dote un budget di 10 miliardi, per raggiungere la quota di investimenti pubblici (rispetto al pil) dallo 0,56% attuale allo 0,67 in tre anni e che potrebbe, nelle intenzioni del ministro, arrivare in seguito anche all'1%.(vedi greenreport dell'8 gennaio, link a fondo pagina).

Un programma che se anche dovesse arrivare in porto (ma deve fare i conti con il ministro dell'economia Giulio Tremonti) raggiungendo questi obiettivi sarebbe ancora poco rispetto alla media europea e a quanto si spende in ricerca pubblica nel resto dei paesi industrializzati a scala planetaria.

Un alleato il ministro Gelmini sembra comunque averlo trovato. Proprio ieri infatti il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in apertura del convegno su Guglielmo Marconi organizzato a Montecitorio, invocava interventi e politiche «più incisive» di sostegno alla ricerca scientifica, invitando «la politica e le istituzioni a fare un salto di qualità, passando dalle enunciazioni alle realizzazioni e ponendo fin da oggi nell'agenda, come obiettivo prioritario, la necessità di far crescere una nuova generazione di ricercatori, di scienziati, di lavoratori e imprenditori nelle tecnologie di avanguardia e nell'economia della conoscenza».

Parole che sembrano un monito verso i suoi colleghi della maggioranza al governo (oltreché un'autocritica), affinché non mettano bastoni tra le ruote al programma per la ricerca.
E che oltre alle risorse alla ricerca pubblica, pensino anche ad alleggerire gli adempimenti nei confronti di quella realizzata da parte delle imprese.

«Per favorire la ricerca e l'innovazione - ha continuato Fini - il sistema Italia deve cessare di essere un sistema macchia di leopardo, dove l'eccellenza convive con l'inefficienza, dove il 2000 convive con il '900, e, per certi versi, anche con l'800, dove tanti ragazzi di talento e di ingegno sono costretti a prendere la via dell'emigrazione intellettuale, dove, soprattutto, tanti imprenditori devono vedersela con una giungla normativa che non ha più ragion d'essere».

Certo che sarebbe anche necessario orientarla questa ricerca, per fare in modo che i pochi soldi disponibili vengano utilizzati per programmi che possano rappresentare vere occasioni di crescita della conoscenza e di motore dell'economia, così come sarebbe opportuno che le conoscenze e le innovazioni messe a punto dal sistema imprenditoriale venissero utilizzate per settori importanti a servizio dell'economia. E' sbalorditivo infatti, come sottolineava Zorzoli in una recente intervista (vedi greenreport del 21 gennaio, link a fondo pagina) che l'Italia sia al primo posto nel mondo per il know how necessario alla realizzazione delle reti smart greed e che questa capacità non venga minimamente utilizzata nel nostro paese, con seri problemi di allacciamento per gli impianti ad energia rinnovabili, che da tempo lamentano le associazioni del settore e che potrebbero rappresentare un freno al loro sviluppo.

Giustamente dice il presidente della camera «abbiamo l'obbligo di smentire le Cassandre del declinismo inevitabile e di tutti coloro che cupamente preconizzano la marginalizzazione del nostro paese nell'economia del domani e nel sistema, altamente competitivo, della globalizzazione» ma c'è una sola strada per farlo: investire nella ricerca e orientarla nella maniera giusta. La discussione può essere casomai su quale sia l'orientamento, che secondo noi non può essere che l'economia ecologica.

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