[27/07/2009] News toscana

Tra ritardi e governi Nimby: prosegue la telenovela della tramvia fiorentina

FIRENZE. Le cronache fiorentine degli ultimi anni sono state decisamente inflazionate dai problemi inerenti al progetto-tramvia. Ad alcuni aspetti carenti nell'azione dell'amministrazione uscente in materia, primi tra tutti quelli comunicativi e partecipativi, si è aggiunto un fuoco di sbarramento da parte del governo di centrodestra che ha visto i suoi principali esponenti toscani esporsi ripetutamente in senso contrario al progetto.

Al di là degli evidenti motivi politici legati al mettersi di traverso sul progetto-tramvia, e cioè il tentativo di minare il consenso al centrosinistra fiorentino e toscano, le motivazioni addotte da esponenti del governo e della maggioranza si sono coagulate intorno a due posizioni: da una parte i "falchi", il cui principale esponente è il sottosegretario Paolo Bonaiuti (vero e proprio alter ego di Berlusconi quando ne era portavoce ufficiale, e ancora tra i suoi principali e più ascoltati consiglieri), che si sono dichiarati contrari all'intero progetto tramvia, peraltro con campagne comunicative tendenziose e populiste, ma di grande impatto mediatico, come testimonia l'invenzione (opera, sembra, proprio dello stesso Bonaiuti) dello slogan "non è una tramvia, è un treno" che è diventata la parola d'ordine di buona parte del centrodestra fiorentino.

La corrente delle "colombe" (se così si può dire, vista l'alta concentrazione di estremismo con cui il centrodestra ha affrontato politicamente la questione) ha invece visto tra i principali esponenti due ministri in carica, entrambi toscani: Sandro Bondi (Beni culturali) e Altero Matteoli (Infrastrutture). Secondo quanto sostenuto ripetutamente da entrambi, il problema non è la tramvia in sé, ma il previsto passaggio della linea 2 (Peretola-piazza della Libertà) accanto al duomo, contro cui in campagna elettorale si è spinto a esprimersi addirittura il presidente Berlusconi stesso.

Se ne dovrebbe dedurre, quindi, che se la linea 2 passasse da un'altra parte, i ministri in questione e il presidente non avrebbero niente in contrario e l'iter per la tramvia fiorentina potrebbe finalmente essere portato avanti, mentre attualmente la linea 1 è pressoché pronta (sono in corso gli ultimi collaudi), ma per le altre 2 (imprescindibili per un sistema di mobilità pubblica efficiente e realmente integrato) sono stati compiuti solo alcuni lavori preliminari, sia pure in certi casi di un certo impatto.

In realtà, appare molto più realistico pensare che il passaggio al duomo non sia niente di più che un pretesto, finalizzato non solo ad osteggiare il progetto, ma anche a portare avanti questa azione politica godendo di un consenso il più ampio possibile, sfruttando la grande notorietà del complesso di piazza san Giovanni (dove è presente anche il Battistero, che pure sarebbe affiancato dalla tramvia) e quindi la prospettiva di muovere - come infatti è avvenuto - critiche e mobilitazioni politiche apparentemente sensate, poiché finalizzate alla "salvaguardia dei capolavori di Firenze".

Va precisato anche che il passaggio della tramvia al duomo (che proprio per le osservazioni della Soprintendenza era già stato modificato con l'eliminazione di pali e fili aerei nella piazza, dove il passaggio dovrebbe avvenire grazie a batterie situate sul mezzo) è da considerarsi una soluzione pressoché obbligata, a causa della peculiare situazione urbanistica della zona, che essendo tra le più antiche di Firenze è composta in larga parte da strette e curve strade rinascimentali (o più spesso precedenti), dove ben difficile è il passaggio di una linea tramviaria. Da sempre, il trasporto pubblico che attraversa il centro si muove prevalentemente sulla direttrice Stazione-Duomo-Piazza san Marco (oppure Stazione-Duomo-via del Proconsolo) proprio per questo motivo. L'alternativa al passaggio al duomo può essere sicuramente individuabile, in un modo ben preciso: rinunciare al passaggio dei tram non "al duomo", ma "nell'intero centro di Firenze": una soluzione che sarebbe non solo assurda, ma anche pesantemente anti-economica per motivi legati ai flussi turistici, poiché si eliminerebbe il passaggio della tramvia dall'area che costituisce la principale "attrazione" di Firenze.

Anche se nel corso della campagna elettorale la posizione dell'attuale sindaco sulla tramvia era apparsa fumosa (nel suo programma il tema è così trattato: «verifica del lotto 2 e 3 della tramvia per evitare gli ingiustificabili ritardi dei lavori sul Lotto 1. Verifica contabile della parte economica e della bigliettazione minima garantita. Verifica tecnica della fattibilità dei tracciati proposti»), va detto che con l'insediamento della nuova giunta le acque, che si erano ghiacciate negli ultimi tempi dell'era-Domenici, hanno dato l'impressione di muoversi: il 28 luglio la commissione interministeriale avrebbe dovuto discutere di alcuni aspetti tecnici, ma anche dei finanziamenti (124 milioni di euro, già stanziati da tempo), mentre a settembre dovrebbe aprirsi un tavolo tra il Mibac e l'amministrazione fiorentina per fare il punto sul progetto.

Ma come era da attendersi visti i precedenti, ancora una volta il "fato avverso" (leggi: il governo) ci ha messo lo zampino: il presidente della società Tram, Fabrizio Bartaloni, ha dichiarato ieri a "La Nazione" che la questione tramvia è stata depennata dalla scaletta dell'incontro del 28 luglio, con un rinvio che secondo il "Corriere fiorentino" è stato «chiesto esplicitamente, con una lettera, dal ministro dei beni cultura¬li Sandro Bondi al responsabile del dicastero delle infrastrut¬ture, Altero Matteoli», il quale non ha perso occasione per ribadire la sua contrarietà al passaggio al duomo. Il comune di Firenze, per bocca del vicesindaco Dario Nardella, ha parlato di quelle di Matteoli come di «parole in libertà rese in riva al mare» e ha aggiunto di augurarsi che «questa uscita non sia stata pensata per far saltare il tavolo che aprirà a settembre tra la città di Firenze e il governo, come concordato giorni fa tra il sindaco e lo stesso ministro Bondi».

Il problema è che, salvo clamorosi ribaltamenti della linea politica fin qui tenuta, appare evidente che la mossa di Matteoli e di Bondi sia proprio finalizzata a far saltare il tavolo di settembre, come Nardella teme. Una linea che comincia a dare i suoi frutti non solo in campo politico, ma anche finanziario: è di oggi la notizia che la Bank of Scotland, che fa parte del project-financing per le linee 2 e 3, ha espresso secondo quanto riportato da Bartaloni la volontà di «rivedere il modello finanziario», un prudente linguaggio burocratico che sottintende il concreto rischio di un ritiro dall'affare che aprirebbe la strada al ritiro degli altri partners impegnati, come Banca Intesa e Mps. Ed è comprensibile l'atteggiamento degli istituti di credito, davanti ai ritardi di anni che ormai si stanno accumulando sopra il progetto, ritardi che naturalmente non sono da attribuirsi solo alla smodata (e incoerente, visto che nei primi anni il centrodestra fiorentino era favorevole al progetto) opposizione del Governo.

Le cose sono quindi due: o siamo di fronte ad una battaglia politica che con la mobilità e l'urbanistica sostenibili hanno ben poco a che fare (e, anche se sappiamo che le cose stanno effettivamente così, è giusto lasciare ancora il beneficio del dubbio, finché questa storia sempre più surreale giungerà ad una conclusione, qualunque essa sia), oppure se prendiamo le cose come appaiono in superficie non possiamo che sottolineare la natura prettamente Nimby dell'azione del Governo centrale, che a parole intende incentivare la mobilità sostenibile, ma in pratica vuole che le infrastrutture deputate stiano lontano da uno dei suoi "giardini" più lussureggianti e famosi, e cioè piazza del duomo a Firenze. Mobilità sostenibile sì, quindi, e tramvia sì, ma non nel "mio giardino".

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