[08/02/2010] News

Caso-Himalaya: Greenpeace Uk chiede le dimissioni di Pachauri dell'Ipcc

FIRENZE. La querelle relativa all'errore commesso dall'Ipcc nella sua valutazione sui tempi di scioglimento dei ghiacci dell'Himalaya ha infiammato il summit (World substainable development forum) che si è concluso ieri a Delhi. L'attenzione si è concentrata sulla figura dell'indiano Rajendra Pachauri, guida dell'Ipcc, di cui molti hanno ripetutamente chiesto le dimissioni nelle passate settimane.

E fin qui niente di nuovo: ormai da anni la figura di Pachauri è messa in discussione da chi accusa l'Ipcc di non riportare - nella "summa" che l'ente fa delle pubblicazioni climatologiche prodotte da centri di ricerca di tutto il mondo - conclusioni scientificamente attendibili sul passato, presente e (soprattutto) futuro del global warming. La novità è che stavolta l'attacco a Pachauri (con relativa richiesta di dimissioni) arriva dal direttore della sezione britannica di Greenpeace, John Sauven: «l'Ipcc ha bisogno di recuperare credibilità (..): se trovassimo una persona con la mente aperta, in grado di ridiscutere i fondamenti di come l'Ipcc opera, potremmo recuperare fiducia nell'organizzazione» - ha sostenuto l'ambientalista inglese al "Times".

Sauven accusa esplicitamente Pachauri di non aver «alzato le mani e detto chiaramente "abbiamo fatto un errore"», e di aver quindi dimostrato la sua incapacità nel guidare l'organo Onu di ricerca sul global warming. In difesa non tanto di Pachauri, quanto dell'attendibilità della scienza climatologica che è "riassunta" (e non "affermata", come molti credono o tentano di far credere) dai vari rapporti Ipcc, si è schierato il direttore esecutivo dell'Unep Achim Steiner, sostenendo sul quotidiano turco "Today's zaman" che «è giusto sottolineare gli errori, fare correzioni, e controllare e ri-controllare le fonti per (garantire) accuratezza e credibilità (..) ma è venuto comunque il tempo di un ritorno alla realtà (..): prove schiaccianti adesso indicano che il picco delle emissioni serra deve avvenire entro il prossimo decennio, se vogliamo avere una ragionevole possibilità di mantenere l'aumento globale delle temperature al di sotto di un livello gestibile».

Le difese di Pachauri sono state prese più esplicitamente dal segretario esecutivo dell'Unfccc (la convenzione Onu sul clima) Yvo de Boer, che ha definito «senza senso» le richieste che sono state fatte a Pachauri per le sue dimissioni, ricordando che l'Ipcc non ha ricevuto il Nobel specificatamente per il rapporto del 2007, ma come emblema del lavoro svolto in questi decenni dalla comunità scientifica. Lo stesso Pachauri, invece, ha parlato in questi giorni (sia prima sia dopo dell'attacco ricevuto da Greenpeace) di «populismo» e ha definito «infondate» le accuse di aver riportato nel rapporto Ipcc degli studi sui ghiacci himalayani non sottoposti ad adeguata procedura di peer-review.

Il punto focale della vicenda è stato già evidenziato da greenreport il 22 gennaio scorso: in realtà, nel documento di analisi climatica che l'Ipcc ha consegnato ai decisori politici nel 2007 (cioè la cosiddetta "Sintesi per i politici", un riassunto della mastodontica letteratura riportata nei documenti preliminari) la famigerata (ed errata) data di scioglimento completo dei ghiacci himalayani - il 2035 - non è nominata da nessuna parte. La data incriminata deriva da studi compiuti dal Wwf, che sono stati sì presi come fonte dall'Ipcc e inseriti nel documento preliminare prodotto dal II working group, ma che non sono stati - appunto - ripresi indiscriminatamente nella versione definitiva del quarto rapporto (vedi link in fondo).

Comunque, un errore (perlomeno un errore comunicativo) c'è stato di sicuro, e questa vicenda - insieme ad altre - sta effettivamente minando in parte la credibilità della scienza climatica, non tanto dal punto di vista scientifico ma, appunto, comunicativo. Il tutto, comunque, evolverà in una più rigorosa procedura di peer-reviewing negli anni che precedono la pubblicazione del 5° rapporto Ipcc, e in una più attenta comunicazione: ed entrambi questi elementi costituiscono un indubitabile ed auspicabile progresso in un settore in cui tanti (sia l'Ipcc sia gli scettici, almeno quelli che prendono parte con intenti scientifici - e non politici - al dibattito, e sia i media sia la gente comune) hanno degli errori da scontare e dei miglioramenti da compiere, soprattutto per quanto attiene il passaggio dalla "scienza" alla sua comunicazione al pubblico.

Torna all'archivio