[11/02/2010] News toscana

Rifiuti e green economy, gli operatori concordano: «Agire in sinergia verso obiettivi di qualitą (riciclo effettivo) e non solo di quantitą»

PRATO. Secondo stime presentate oggi da Andrea Sbandati di Cispel al convegno "Riciclo e green economy", la raccolta differenziata in Toscana dovrebbe crescere per l'organico dalle 270mila tonnellate del 2008 alle 520mila del 2012. Nello stesso periodo la Rd della carta dovrebbe crescere da 300mila a 540mila tonnellate, mentre per il multi materiale si avrebbe un incremento dalle attuali 140mila a circa 300mila tonnellate. Questi valori ipotetici si riferiscono a cosa avverrebbe se l'obiettivo del 65% di differenziata al 2012 posto dalla normativa (più precisamente da uno dei decreti correttivi del Testo unico sull'ambiente, decreto entrato in vigore nel febbraio 2008) fosse effettivamente perseguito, elemento che potrebbe anche essere rimesso in discussione.

Ma il nocciolo della questione, almeno secondo quanto dichiarato oggi in maniera pressoché unanime dai vari operatori ed esperti intervenuti al convegno, è proprio il fatto che è tempo di superare la discussione sugli obiettivi di raccolta differenziata, e di concentrarsi su quelli di riciclo: a questo proposito la normativa europea, che ormai da anni ha superato questo equivoco comunicativo, pone come obiettivo da perseguire il 50% di riciclo effettivo, che poi (con gli attuali trend di mercato e l'attuale status politico e tecnologico) corrisponde effettivamente al 65% di Rd preso come orizzonte per l'Italia.

E non si tratta, certo, solo di una questione semantica: concentrarsi sul riciclo significa concentrarsi non più solo sulla quantità di materiale raccolto, ma sulla sua qualità. Significa sostenere quella che Duccio Bianchi di Ambiente Italia ha definito come «economia circolare», significa adottare indicatori qualitativi e non quantitativi della gestione della filiera, significa creare le condizioni per massimizzare «non il "recupero dei rifiuti", ma il recupero dei materiali» (parole di Sandro Gensini, direttore di Asm), significa in ultima analisi agire per creare e mantenere (e quindi rendere economicamente convenienti per tutti gli attori, sia per i "fornitori" dei prodotti derivanti da riciclo, sia per i loro utilizzatori) gli indispensabili sbocchi sul mercato e verso le industrie per le materie prime seconde e per i prodotti lavorati derivanti da materia riciclata.

Concetti, questi, che greenreport sostiene e ripete da anni, ma che, almeno a leggere le rassegne della stampa generalista, ancora non sembrano aver ricevuto sufficiente radicamento nell'opinione pubblica e nell'ambito dei media non specializzati. Una «buona opportunità per discutere riguardo ad eventuali obiettivi di qualità del riciclo, e non solo di quantità di raccolta» potrebbe essere, secondo quanto sostenuto dall'assessore regionale all'Ambiente Anna Rita Bramerini, il recepimento della direttiva europea 2008/98/CE, che i paesi membri dovranno ratificare entro dicembre 2010. Secondo Bramerini, il dibattito sulla direttiva («dibattito oggi inesistente») potrebbe entrare nel vivo dopo le elezioni regionali e una volta che la crisi economica sarà effettivamente superata: il settore, secondo l'assessore, è infatti «ancora giovane, non maturo», e gode quindi di ampi margini di crescita.

Le criticità più significative che si parano davanti all'auspicabile (o meglio imprescindibile) evoluzione del settore sono state riassunte da Andrea Simoncini di Utilitas: la contrazione dei consumi e le sue conseguenze sulla gestione del ciclo integrato dei rifiuti, la questione dell'innovazione tecnologica (e quindi anche il rapporto con l'università e con la ricerca), «l'insufficiente integrazione tra l'industria del riciclo e quella del prodotto». Altri elementi significativi, che dovranno essere affrontati con più determinazione dagli stakeholders e dai decisori politici, riguardano la questione del Gpp e in generale degli acquisti verdi (la cui grottesca situazione, che vede una normativa presente e stringente, ma la cui applicazione è lasciata al buon cuore degli amministratori anche a causa dell'assenza dei - pur previsti - controlli e sanzioni, è stata additata come elemento critico da quasi tutti gli operatori intervenuti) e la questione della forte frammentazione delle imprese, almeno in alcuni settori della filiera: ed è questo un elemento che dovrà essere discusso approfonditamente, perché esso può essere visto sia come difetto, ma anche per altri versi come pregio, del sistema toscano in termini di efficienza.

Elementi centrali sono anche il rapporto con i privati e in generale la creazione di sinergie (a questo proposito il presidente di Cispel Alfredo de Girolamo ha proposto «l'apertura di un "tavolo" tra aziende, privati e regione» atto a mettere in pratica le sinergie auspicate), così come una analisi più integrata e onnicomprensiva della questione-rifiuti alla luce del più generale percorso che sta intraprendendo la società: a questo proposito Valerio Caramassi, presidente di Revet ,ha sottolineato i legami che sussistono tra l'andamento economico delle materie prime e di quelle prime seconde (e quindi le prospettive per una competitività economica di quest'ultime), così come le contraddizioni che sussistono tra percorsi di sviluppo della società di per sé caratterizzantisi come "progresso", ma che danno poi conseguenze opposte dal punto di vista del riciclo: ad esempio, è stata sottolineata la relazione di causa ed effetto che sussiste tra il processo di sempre maggiore igienizzazione che la società sta intraprendendo e il conseguente aumento non solo della produzione di rifiuti, ma in particolare delle plastiche di bassa qualità che poi vengono trasformate in Plasmix.

Connessione, quindi, intesa come azione di sistema, mentalità di filiera, sinergia operativa, condivisione degli obiettivi e delle competenze: tutto questo, insieme al necessario superamento dell'equivoco "raccolta differenziata/riciclaggio" (e quindi al superamento di tutte quelle forzature che si sono in questi anni coagulate intorno alla normativa sul riciclo in primo luogo a causa di questa confusione tra processi logistici e produttivi molto diversi tra loro), è posto dagli operatori come condizione per poter fare del ciclo dei rifiuti non solo un punto di eccellenza della green-economy toscana, ma una grande opportunità di sviluppo della più onnicomprensiva "economia" della nostra regione anche alla luce dei risvolti occupazionali.

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