[12/02/2010] News toscana

La corsa ad ostacoli dell'eolico toscano

LIVORNO. "Facciamo l'eolico nelle aree industriali" è il nuovo slogan di alcuni amministratori e architetti/urbanisti/tuttologi.
Sembra una grande apertura ed invece sarebbe, con rispetto parlando, la morte dell'eolico in Toscana ed un nuovo fallimento del piano energetico regionale.
Vediamo perché, a mio avviso.

A livello regionale tutte le Province di Firenze, Prato, Pistoia, Siena ed Arezzo hanno solo aree industriali nelle pianure e quindi con venti non sufficienti.
Per le province di Massa e Lucca si hanno sulla costa venti sufficienti nell'area di Viareggio, più a Nord le Apuane fanno da barriera.
Rimangono le provincie costiere.

A Pisa c'è vento appena sufficiente nella bassa valle d'Arno e li è ubicato l'impianto di Pontedera in fase di ampliamento fino a 7 aerogeneratori. Nell'area di Livorno è in VIA l'impianto di Collesalvetti da 6 aerogeneratori. Con questo si esauriscono le potenzialità perché i vincoli posti dall'Aereonautica militare e le precauzioni verso l'impianto sperimentale per la misurazione della gravità di Ego-Virgo (2,6 km. di salvaguardia) escludono tutti gli altri territori possibili.

In Provincia di Livorno si deve escludere tutta l'area industriale di Rosignano dove è impossibile la convivenza tra eolico e chimica pesante per motivi di spazio e di sicurezza.
In tutte le piccole aree industriali o in quelle con presenza di residenze se si sommano:
1) i vincoli di distanza dalle linee di alta tensione (distanza di abbattimento),
2) i vincoli dalla viabilità e dai capannoni esistenti o futuri (proiezione a terra delle pale equivalente a circa 6.500 mq ovvero un cerchio di 90 metri di diametro),
3) dalle abitazioni per il rumore ( 250 - 400 metri)
4) la necessità di aree per le fondazioni ed il montaggio di circa 2.400 mq e quindi non compatibili con i lotti industriali di piccola taglia.
5) le distanze da tenere da altre infrastrutture (metanodotti, corsi d'acqua ecc.)
6) gli studi sugli effetti strobscopici delle ombre su uffici e strutture abitate,

Ci siamo giocati praticamente tutte le zone industriali con solo due eccezioni:
a) l'area del Picchianti a Livorno dove si può pensare al massimo a 2/3 aerogeneratori per i limiti sopra detti.
b) L'area della grande industria di Piombino

Questa merita un approfondimento, perché intanto una parte è sicuramente da escludere per giusti vincoli ambientali.
Confina infatti con l'oasi di Orti-Bottagone e contiene un'altra area umida debitamente protetta.
Ammettiamo che per quest'ultima si applichino i limiti usati nella progettazione dell'impianto di Collesalvetti e previsti dalle norme regionali e cioè di rispetto di 1 km dal perimetro, è ovvio che per Orti Bottagone il perimetro di rispetto dovrà essere maggiore (sarà la procedura di VIA e gli studi di incidenza che dovranno essere eseguiti a determinare la profondità della fascia di rispetto).
Questo si mangia probabilmente quasi tutta l'area industriale.

Per altre zone "compromesse" sul piano paesaggistico si hanno altri limiti.
Per esempio le Cave di Campiglia sono irraggiungibili per mancanza di viabilità idonea al trasporto dei grandi aerogeneratori, i porti (se si escludono le dighe foranee) sono inadatti per la presenza di gru, in altre zone non vi sono linee elettriche idonee a ricevere l'energia prodotta oppure, come nella zona industriale di Scarlino, non c'è vento a sufficienza.
Nella piana di Grosseto ci pensano i limiti imposti dall'aeroporto militare a far cadere la ricottina dell'eolico nelle aree industriali.

Ma un altro limite, che scommetto nemmeno ha sfiorato i nostri architetti, soprattutto quelli a cui molto piacerebbe esser condottieri, è che l'eolico è incompatibile con il fotovoltaico sui tetti delle aziende.
La "farfalla" d'ombra, alle nostre latitudini, di un aerogeneratore di potenza, occupa circa 2.700 metri in direzione Est-Ovest e circa 800 metri in direzione Nord.
Il solare all'ombra delle torri non è il massimo del rendimento, a meno che non si utilizzi "il sol dell'avvenire" per fare fotovoltaico.

A conclusione di questo pur sommario ragionamento ne deduco, personalmente, che lo slogan "facciamo l'eolico nelle aree industriali" è una bufala perché manca di un avverbio di accompagnamento.
Se l'aggettivo è "solo" allora siamo fregati, addio eolico in Toscana.
Se l'aggettivo è "anche" allora è una giusta indicazione di un "uso secondo del panorama" che è stato enunciato già da molti anni.

Ma detto così, questo slogan, mi ricorda tanto di quando ero studente in un collegio di Livorno. Per evadere dalla disciplina ossessiva tentai una volta di uscire all'aperto camminando all'indietro, verso la porta.
Mi beccarono e mi fecero rapporto perché "usciva simulando l'entrata".
Ecco, "facciamo l'eolico (solo) nelle aree industriali" mi sembra che sia "fare i bushani simulando di essere obamiani".

La speranza sta però nella Regione Toscana dove ci sono, fortunatamente, persone che conoscono la materia che trattano.

La legislazione prevede che l'autorizzazione ai nuovi impianti eolici è competenza unica della Regione, che la esercita con la procedura di VIA, che è quella più completa, partecipata ed articolata di cui disponiamo.
Non a caso con questa procedura, applicata con forse troppa severità, in Toscana sono stati più i progetti eolici respinti di quelli approvati.

La VIA è molto più idonea delle zonizzazioni degli strumenti urbanistici comunali, che sono rigidi e pensati in tempi pre-rinnovabili di cui non recepiscono la complessità.
Non a caso la legislazione nazionale (in epoca di governo Prodi) prevede che l'approvazione regionale di un impianto eolico costituisce variante automatica agli strumenti urbanistici.
La riprova è nel fatto che nessun impianto eolico approvato in Toscana è ubicato in "aree per l'eolico" ma sono tutti in aree agricole, industriali, boscate o addirittura in aree protette.

Certo, i Comuni, ma anche le associazioni ambientaliste, quelle dei coltivatori, gli enti ecc. hanno diritto a partecipare alla procedura autorizzativa e ad esprimere il proprio parere. Al tavolo di concertazione per una procedura di VIA di un impianto eolico siedono circa 25 soggetti diversi e l'esame viene fatto a valle della progettazione, perché se non c'è un privato che chiede di investire non si fanno gli impianti, al massimo si fanno tante carte con retini colorati.

Infine una ultima considerazione che discende da pronunce concordanti della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato. Partendo dal fatto incontestabile che le rinnovabili sono anche uno strumento di tutela della salute pubblica, hanno sentenziato che anche questo diritto primario va tutelato.

In caso di conflitto tra diritto alla salute e tutela del paesaggio è il primo che deve prevalere.
Personalmente quindi non sono per fare l'eolico ovunque, anzi per stringere sui progetti eolici la severa griglia della Valutazione di impatto ambientale.
Con le procedure di VIA, severamente applicate dalla Regione Toscana, i due diritti sono correttamente tutelati, mentre le zonizzazioni locali partono, quando va bene, unicamente dalla tutela del paesaggio, secondo le variegate interpretazioni degli urbanisti oppure secondo criteri di scambio delle autorizzazioni.

 

 

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