[12/02/2010] News

Il Venezuela verso l’energia nucleare antimperialista e socialista (a fini pacifici)

LIVORNO. Mentre il mondo si preoccupa perché dall'altra parte del Pianeta l'Iran annuncia di aver proceduto in proprio all'arricchimento dell'uranio, in Venezuela il presidente Hugo Chávez ha approfittato della "sesión extraordinaria del I Congreso del Partido Socialista Unido de Venezuela" (Psuv), per «Un annuncio che provocherà reazioni dell'Impero statunitense contro il mio governo».

Chevez, puntando ad una forte iniezione di nazionalismo per vincere le prossime elezioni, ha ratificato davanti al suo partito la decisione di «sviluppare l'energia nucleare a fini pacifici», considerandola (proprio come gli Iraniani, e non solo) «Un diritto sovrano dei Paesi» ed ha informato gli esultanti compagni che «In Venezuela sono già in funzione tavoli di lavoro ed una commissione designata per studiare i primi passi in questa direzione». Primi passi che, a quanto pare, saranno amorevolmente assistiti dagli ex compagni russi.

Chávez, che lo scontro se lo va a cercare, ha avvertito che «Senz'altro, proprio come succede con l'Iran, questi progressi porteranno con loro nuovi attacchi del governo statunitense. Quando qui cominceremo a sviluppare la nostra energia nucleare, perché lo faremo, ci metteranno nel mirino e diranno che Chávez sta costruendo la bomba atomica. Il Venezuela non ha necessità di armi di distruzione di massa e il nostro Paese dispone già di una bomba atomica: il  "Partido Socialista y el pueblo unido"».

Cosa se ne debba fare il Venezuela di una centrale nucleare è un mistero: il Paese galleggia su giacimenti di petrolio e gas ed ha enormi (e mal gestite) risorse idroelettriche ed un potenziale di sviluppo di eolico, solare, biomasse e geotermia vastissimo, è chiaro che Chavez vuole usare il nucleare come arma politica e di "dissuasione di  massa". Ma ha anche buon gioco a ricordare ai tardivi critici occidentali del nucleare negli Stati "canaglia" che, proprio in Venezuela, durante la dittatura fascista di Marcos Pérez Jimenez (1952-1958) venne installato nell'Altos de Pipe, nel nord di Miranda, il primo reattore nucleare del Sudamerica e che quindi «in Venezuela lo avevamo molto prima dell'Argentina e del Brasile, però dopo è stato abbandonato ed ora lo ripristiniamo per fini minori, compresa la sterilizzazione».

Così, mentre a Teheran scorre nuovamente il sangue degli oppositori ed il regime della destra islamica blocca tutte le comunicazioni telefoniche ed internet, il rivoluzionari Chavez manda a dire dal congresso del Partido Socialista Unido che «L'Iran ha il diritto di utilizzare questa energia per fini pacifici. Il Venezuela comprende chiaramente la lotta della Repubblica islamica, perché è la stessa lotta per la sovranità. Bisogna continuare a respingere la pretesa dell'imperialismo "yanqui" di impedire lo sviluppo economico ed energetico dell'Iran».

E Chavez, sempre in vista di problematiche elezioni nelle quali rischia di perdere la maggioranza in Parlamento, annuncia proprio una lezione ad un altro "Stato imperialista": da domani saranno ufficialmente aperti gli "Hipermercados Bicentenario" che sostituiranno i supermercati della catena  franco-colombiana Exito, che il governo di Caracas ha espropriato accusandoli di speculare e di rialzare i prezzi. Chavez ha spiegato che  gli "Hipermercados Bicentenario" «Stanno iniziando a comparire in tutto il Venezuela, nei barrios, nelle urbanizaciones. Stiamo per vendere. Stiamo per abbassare i prezzi, in media, quel che verrà venduto costa il  40% e non stiamo perdendo  un centavo, stiamo solo eliminando le plusvalenze». Marx alla Coop in salsa caraibica.

Ma mente re Chavez e il Psuv si occupano di nucleare e supermercati, la gente deve fare i conti con gli a scandalosi blackout in un Paese che esporta energia. Il presidente della Electricidad de Caracas, Javier Alvarado, ha assicurato che «La situazione energetica venezuelana è sotto controllo. Il governo ha effettuato gli opportuni investimenti nel settore che hanno minimizzato gli effetti della siccità sulle risorse idroelettriche del Paese. La situazione è stabile C'è uno sforzo in tutto il Paese, delle istituzioni,  per massimizzare il parco elettrico, per dedicare  tutti i MW che si può al parco termico, difendendo e preservando i livelli delle dighe»

Il Paese che guarda all'atomo in realtà deve fare i conti con un sistema elettrico progettato  più di 50 anni fa, basato sulle risorse della Cuenca del Caroní, dove sorge l'invaso del Guri sur «Ovviamente - dice Alvarado - uno schema molto redditizio: utilizziamo l'acqua come fonte per produrre energia, però questo ci mette  a volte in una situazione molto debole per effetto delle poche piogge, come nel caso che stiamo vivendo da agosto dell'anno scorso».

Il progetto energetico degli anni '60 prevedeva che l'80% dell'energia del Venezuela provenisse dalla Cuenca del Caroní e l'altro 20% da centrali termoelettriche cittadine. Negli ultimi 10 anni si è provveduto ad una revisione ed attualmente il bilancio energetico è 70% idroelettrico e 30% termico. «In questo scenario - dice il presidente della Electricidad de Caracas - è necessario avviare un regime di risparmio, in risposta ai pesanti effetti provocati dal fenomeno meteorologico El Niño, che nel caso del  de Venezuela genera siccità. La quota critica nei bacini e di 240 metri, la quota che abbiamo ora sono 257, 17 metri di altezza che stanno abbassando da 10 a 12 centimetri giornalieri. Dobbiamo stare attenti alle dighe».

Il governo ha dichiarato lunedì scorso l'emergenza idrica e secondo Chavez la crisi energetica «Ha a che vedere con gli alti consumi», per questo sono previste penalità a chi spreca energia e facilitazioni tariffarie per chi ne consuma poca. Le industrie sono stata invitata a tagliare i loro consumi dal 10 al 20%, se non lo faranno, prima saranno "avvisate" e poi chiuse a tempo indefinito.

Intanto il Venezuela chiede e riceve aiuto energetico da Brasile, Argentina e da un Paese che non ha grandi risorse energetiche: Cuba. Alvarado spiega che «Cuba ha molta esperienza per quel che riguarda la generazione distribuita: piccoli impianti in tutta l'isola, che le permettono di avere una certa autonomia, soprattutto quando passano uragani e tempeste. In Venezuela si sta applicando la strategia cubana». Auguri... visto che a Cuba le corrente elettrica razionata e che va e viene è ormai diventata oggetto di sconsolate barzellette.

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