[15/02/2010] News

Firenze, porto delle nebbie

FIRENZE. Passeggiando per Novoli, proseguendo verso l'aeroporto Vespucci, gettando uno sguardo sulla Scuola nazionale dei Marescialli dei carabinieri e raggiungendo l'area dove i fratelli Della Valle desiderano far sorgere il nuovo Stadio di Firenze e la cittadella dello sport, percepisci paesaggi spezzati, visioni incompiute di "nuova città", icone sbrecciate di un'architettura analfabeta e incapace di comprendere il linguaggio autentico della contemporaneità e della creatività.

In altre parole, vieni assalito dal dubbio che abbia avuto ragione Richard Sennett quando declamava il declino dell'uomo pubblico, ovvero la rottura dell'equilibrio che lega tra loro due essenziali dimensioni della persona:la dimensione pubblica, collettiva, comune e la dimensione privata, individuale, intima.

Se Novoli-Castello abbia dovuto..dovesse..dovrà...diventare il secondo nuovo Polo urbano di Firenze, quale "visione" collettiva ha accompagnato questo lunghissimo iter di decisioni economiche ed urbanistiche incompiute, sospese, corrette, integrate, sovrapposte, dimenticate, rimosse, che hanno creato questo angosciante "scenario" nel luogo suggestivo dell'ingresso a Firenze?

Non trovi alcuna risposta a questi interrogativi che abbia un senso comune, che non produca un risentimento amaro sulla "schizofrenia" dei comportamenti decisionali di chi è chiamato ad amministrare il "bene pubblico"e di chi ha lasciato in eredità, alle generazioni che sono venute dopo, questa nauseante palude di disordine urbano.

Non ti viene in soccorso nemmeno la teoria di Zygmunt Baumann che parla della città contemporanea globale come "il prodotto di una modernità liquida che non è in grado di conservare la forma della città a lungo, poiché essa è precaria, vissuta in condizioni di continua incertezza". Firenze, come amava ripetere Stendhal nel 1805, è città divenuta, dopo il Rinascimento, "immutabile nella sua interezza, perché i suoi abitanti la considerano città perfetta e compiuta".

Guardando in direzione di Sesto Fiorentino, Calenzano e Campi, oltrepassando a volo d'uccello l'area dedicata all'angusto aeroporto di Peretola, lo spazio visivo individuale viene riempito da un mosaico di paesaggio rurale: si tratta di circa 700 ha di spazi liberi ma in continua oscillazione tra una funzione provvisoria in attesa di urbanizzazione con una funzione imprecisa e confusa di "parco metropolitano".

Ciascun Comune della Piana rivendica, con diverse motivazioni, diverse destinazioni d'uso per il futuro, sfruttando la posizione di forza garantita a ciascuno della "sovranità" sul proprio territorio.

E allora, essendosi fatto sera dopo una soleggiata giornata invernale, cala la Nebbia sulla piana e sulla Città metropolitana, in attesa che la Magistratura fiorentina sollevi la pesante cappa di Nebbie mattutine che bloccano da oltre un anno qualsiasi trasformazione urbana di quest'area strategica per Firenze, con le motivazioni inoppugnabili della ricerca delle responsabilità penali di chi, pensando da sempre solo a sé stesso, ha già rotto da tempo l'equilibrio mentale dell'Uomo Pubblico.

Per ritornare a casa, mi tolgo la soddisfazione di viaggiare gratuitamente sulla prima linea della tramvia urbana, godendomi scorci inusuali di Firenze, sognando di poter scendere in piazza Stazione e saltare sul tram della linea due, permettendomi di riprovare le stesse emozioni provate da ragazzo quando prendevo il tram in Piazza Duomo e me ne andavo allo Stadio con i miei amici in festa per l'adorata squadra Viola.

E' soltanto un sogno, signor sindaco, che è ancora vivo tra molti abitanti di Firenze che, come me, hanno applaudito alla sua decisione di pedonalizzare l'area del Duomo, la quale, permette ancora di confidare che, quando le Nebbie si saranno alzate dai cieli di Firenze, si possa essere portati in giro per la nuova città metropolitana fiorentina da un sistema integrato e pubblico di trasporto composto da treni-metro, da tram, da autobus e bussini elettrici, scoprendo così che la "modernità" non è solo "liquida" e che Firenze può riscoprire oggi, nell'epoca contemporanea" la stessa carica di creatività e di innovazione che fu alla base del suo successo, all'epoca del Rinascimento.

(segue)

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