[16/02/2010] News

I parchi hanno 100 anni

PISA. Il Parco nazionale della Sila e l'Università di Cosenza hanno ricordato con una bella iniziativa i Cento anni dei parchi nazionali in Europa e in Italia, la loro storia, problemi e prospettive. Studiosi americani, francesi, svedesi ed ovviamente italiani unitamente ad amministratori di parchi e rappresentanti di associazioni come Federparchi hanno ripercorso una storia culturalmente e istituzionalmente per molti versi affascinante che annovera tra i suoi protagonisti e pionieri figure e personalità di straordinario valore.

Dal passato al presente il passo è stato breve e carico di stimoli, suggestioni ma anche problemi e diffuse preoccupazioni. I dati forniti da Roberto Gambino specialmente in riferimento all'Europa hanno permesso di cogliere la crescita notevole e talvolta massiccia di parchi e di aree protette che ha caratterizzato soprattutto  questi ultimi anni il nostro continente. Una crescita nei paesi della vecchia Europa e tra questi anche del nostro paese, ma anche di quelli dell'est. Una quadro certo assai differenziato per tradizioni, esperienze ed epoche d'avvio ma tuttavia accomunato dal riconoscimento del ruolo che possono giocare i parchi nel mondo di oggi e non solo all'interno dei loro ‘perimetri'.  

 I parchi sotto questo profilo sono stati e sono un osservatorio unico per cogliere come nel tempo sia maturato e cambiato il rapporto dell'uomo con la natura, l'ambiente fino a scoprirne quel valore in sé per cui un bosco non è solo una fabbrica di legna, il mare un luogo di pesca.

Da qui però anche la crescente complessità e difficoltà a regolare e gestire i parchi la cui presenza potremmo dire appare ed è sempre più ‘invasiva' ed esigente rispetto al governo del territorio. Da qui anche le difficoltà, le incertezze, le contraddizioni che caratterizzano specialmente la situazione del nostro paese che è stata naturalmente quella maggiormente indagata e discussa.

Una fase che possiamo senz'altro definire di crisi riguardo al ruolo, alle funzioni e più in generale di collocazione istituzionale in un momento di riforma complessiva del nostro ordinamento costituzionale ed istituzionale.

Come definire altrimenti una situazione che vede prima lanciare accuse di ‘poltronificio', poi di privatizzazione e poi di abrogazione dei parchi regionali mentre si avvia alla chetichella una discussione in parlamento che prevede - perché di questo si tratta - una estromissione delle regioni dal governo delle aree protette marine già malmesse e in crisi per la pretesa ministeriale di considerarle cosa propria tanto che risultano ancora clandestine e fuori legge nonostante abbiano preso avvio quasi un decennio prima della legge quadro del 91. E tutto questo senza che il ministero prenda neppure in considerazione la richiesta avanzata da tempo da Federparchi e altri della convocazione della terza conferenza nazionale dove si possa con tutti gli altri soggetti istituzionale fare il punto su quel che bolle in pentola. E mentre si tengono tranquillamente commissariati per lunghi periodi parchi importantissimi che così non possono avvalersi né dei direttivi degli enti né delle comunità del parco si decide di istituire 4 nuovi parchi nazionale in Sicilia.

A fronte di una situazione tanto allarmante e pasticciata e confusa è urgente mobilitare i parchi ma anche tutti i soggetti istituzionali perché se vogliamo finalmente poter governare il territorio secondo i criteri fissati dal titolo V i parchi come i bacini idrografici ossia gli strumenti importantissimi di programmazione ambientale di cui ci siamo dotati dobbiamo evitare che essi vengano ulteriormente manomessi e emarginati.

L'incontro di Cosenza sotto questo profilo ha suonato come meglio non poteva il campanello d'allarme che ora c'è da augurarsi che ognuno sappia raccogliere e far suo per la parte che gli compete.

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