[17/02/2010] News

Maltempo in una Calabria fragile: l'allarme di Legambiente

ROMA. Piogge abbondanti e maltempo di queste ultime settimane hanno consegnato ai suoi abitanti una Calabria fragilissima dal punto di vista idrogeologico. L'ultimo episodio di una preoccupante serie, per altro ciclica nel tempo, solo ieri quando una frana nel vibonese a Maierato ha causato smottamenti tali da rendere necessaria l'evacuazione dell'abitato (200 persone). Problemi idrici attanagliano anche Catanzaro e Cosenza. La Sila è invece stremata dalla neve e chiusa la statale 18 all'altezza di Cetraro a causa di un costone pericolante.  La Calabria non è sola. Anche in Sicilia, regione già profondamente colpita nei mesi scorsi nel messinese, continua a franare e sono tantissimi i centri evacuati.

Dopo questo bollettino tutt'altro che rassicurante, Legambiente torna a riaccendere i fari sulla necessità di investire sulla sicurezza del territorio piuttosto che aumentare la spesa,oggi giunta a cinque miliardi di euro, per la costruzione della megastruttura del Ponte sullo Stretto. "L'allarme e la preoccupazione che esprimiamo,unitamente alla solidarietà per le popolazioni coinvolte - ha spiegato Franco Saragò (Nella foto), della segreteria regionale di Legambiente Calabria -  denuncia la mancata inversione di tendenza rispetto a prassi di abusivismo legalizzato e di costruzioni di opere pubbliche che, non rispettando l'ecosistema, aggravano il dissesto territoriale già esistente nella nostra regione. La Calabria, particolarmente esposta al rischio sismico, è anche caratterizzata da località il cui abitato sorge su posizioni apicali, in passato predilette per questioni strategiche, che oggiespongono le comunità che vi risiedono al costante rischio di frane e smottamenti anche a seguito di piogge non torrenziali". Legambiente, proprio a Vibo nel novembre scorso, presentava ufficialmente il dossier sul dissesto idrogeologico"Ecosistema rischio 2009", nell'ambito dell'iniziativa nazionale denominata  "Operazione Fiumi" . Già in quell'occasione Legambiente fotografava la Calabria come un territorio vulnerabile con i suoi 409 comuni tutti esposti a rischio di frane o alluvioni. «Nulla, o quasi, si è fatto da novembre fino ad oggi - ha continuato Franco Saragò -  per contenere le conseguenze dell'operato di amministrazioni che non hanno perseguito l'obiettivo della sicurezza del territorio ma piuttosto quello di un utilizzo insano del territorio e del suo sfruttamento. Inoltre, a completare un quadro, in cui urge intervenire al più presto, anche il dato contenuto nel suddetto dossier prima citato secondo il quale pochi comuni calabresi hanno adottato e messo in pratica un piano di Protezione Civile».

Testualmente si legge nel rapporto "Ecosistema Rischio2009" che Una regione sottoposta al rischio di frane e alluvioni: il 100% dei comuni calabresi sono classificati a rischio idrogeologico dal ministero dell'Ambiente e dall'Unione delle Province Italiane.  L'85% delle amministrazioni che hanno risposto alle interviste ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e nelle aree a rischio frana, il 45% delle municipalità monitorate presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 61% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con grave rischio non solo per l'incolumità dei lavoratori ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni in caso di alluvione. Ancora, nel 27% dei casi presi in esame sono presenti in zone esposte a pericolo strutture sensibili, come scuole e ospedali e strutture ricettive turistiche, ad esempio alberghi o campeggi (....). Le delocalizzazioni procedono a rilento: solo nel 7% dei casi,infatti, sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio. Zero assoluto,invece, per quanto riguarda le delocalizzazioni di strutture industriali. è evidente, quindi, che questi vincoli devono essere ulteriormente rafforzati. In appendice alcuni schemi.

«La maggiore vulnerabilità del nostro territorio - spiega Franco Saragò - è attribuibile ad un uso del suolo e delle acque che troppo spesso continua a non considerare le limitazioni imposte da un rigoroso assetto idrogeologico. Dunque Legambiente - conclude Franco Saragò -  sollecita le istituzioni a priorizzare la condizione di fragilità del territorio affinché si proceda con interventi di contenimento ma soprattutto di prevenzione di un dissesto più volte denunciato e ciò per evitare conseguenze e rischi per le popolazioni troppe volte già annunciati».

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