[18/02/2010] News

La Perenco accusata di inquinare il mare del Congo

LIVORNO. Jean Claude Mvuemba, un deputato della Repubblica democratica del Congo (Rdc), eletto nella provincia occidentale del Bas-Congo, ha accusato la società francese Perenco Rep di sversare rifiuti tossici in mare. Secondo quanto ha dichiarato ai giornali di Kinshasa Mvuemba, almeno 10 mila pesci sono stati trovati morti lungo il breve tratto costiero che rappresenta l'unico sbocco a mare dell'enorme Rdc, nei dintorni del villaggio di Tiembe, situato a circa un chilometro dall'impianto della società petrolifera Perenco. Il deputato ha chiesto l'invio sul posto di una commissione d'inchiesta che dovrebbe essere composta da delegati del governo centrale, della provincia, da parlamentari e da rappresentanti delle Ong che difendono i diritti umani e l'ambiente. Insieme dovrebbero «valutare il tasso di inquinamento ambientale causato da questa società in questa parte della Rdc».

La Perenco si è installata nella Rdc nel 2000, subentrando alla Total Fina, e sta sfruttando il petrolio nella zona costiera di Muanda. Oggi dichiara una produzione 7.000 barili al giorno in 5 impianti di produzione. Oltrae che nella Rdc , la Perenco in Africa è presente anche nel vicino Congo Brazzaville in Camerun, Eritrea, Gabon e Tunisia ed ha impianti anche in America latina(Colombia, Equador, Venezuela, Guatemala), negli Usa e in Gran Bretagna.

Gli incidenti petroliferi non sono una novità per il Bas-Congo e il giornale di Kinshasa Le Potentiel spiega che «L'inquinamento dei fiumi del distretto del Bas-Fleuve e la ripartizione delle entrate petrolifere, stimate nel 2008 a 400 milioni di dollari e la cui concessione al Bas-Congo era stata fissata al 12% dalla Commissione Paj (politique, administrative et judiciaire) dell'Assemblée nationale, sono un problema nazionale che deve trovare una soluzione a livello di governo centrale».

Un incontro tenutosi di recente a Muanda, che ha messo insieme funzionari della Rdc, esperti delle società petrolifere che operano nella provincia costiera e rappresentanti della società civile, non è riuscito a trovare un accordo. Intanto le popolazioni locali sono sempre più preoccupate per le ricadute ambientali delle attività petrolifere e per la gestione degli idrocarburi.

Dopo la tragedia sanguinosa dei diamanti nell'oriente del Paese, i congolesi hanno paura che sulla breve costa della Rdc si abbatta la maledizione del petrolio e si chiedono cosa lasceranno in eredità i pozzi quando saranno esauriti, quando la manna petrolifera non ci sarà più..

Ma il dibattito è per ora focalizzato sull'inquinamento delle acque e dei fiumi intorno alla città di Muanda e sulle royalitis «soddisfacenti per tutti» delle entrate petrolifere. Nel mirino c'è soprattutto la Perenco, accusata da tutti di essere responsabile dell'inquinamento e della distruzione degli ecosistemi nel Bas-Fleuve, ma i francesi si difendono strenuamente, anche dalle accuse dei consiglieri provinciali del Bas-Congo che la accusano di aver provocato danni ripetuti alla popolazione. Un altro deputato della Rdc, Ruffin Mpaka, propone tre soluzioni chiedendo una «Ripartizione soddisfacente per tutte le entrate petrolifere».

Su Le p Potentiel Mpaka spiega: «Un anno fa, la plenaria dell'Assemblée nationale ha esaminato una legge essenziale sull'ambiente che imponeva degli obblighi alle società sfruttatrici basati sul principio "chi inquina paga", nella misura in cui causano malattie polmonari o vascolari croniche, come quelle segnalate a Muanda e nei dintorni, la distruzione dell'ecosistema e l'impossibilità di coltivare, per 40 o 50 anni, le terre inquinate. Quando la legge non viene rispettata, ci sono meccanismi di negoziazione e il ricorso alla giustizia sul duplice livello nazionale e internazionale, soprattutto quando si tratta di una multinazionale». Mpaka dice operò che bisogna essere estremamente prudenti riguardo ai procedimenti giudiziari.

Per quanto riguarda l'assegnazione dei proventi del petrolio, il deputato della Rdc spiega che «Il governo centrale riceve annualmente 400 milioni di dollari, dei quali nulla arriva al Bas-Congo. I soldi del petrolio  aiutano a pagare i debiti dello Stato.  La Commissione Paj, nel 2008, ha cassato l'opzione di una concessione al Bas-Congo del 12% delle entrate petrolifere, aspettando la ritenuta alla fonte del 40% prevista dalla Costituzione. Ma, ad oggi, nemmeno un franco è stato concesso. Il "dépôt du collectif budgétaire", in occasione della sessione ordinaria del prossimo marzo, potrebbe essere l'occasione per confermare l'opzione 12% sollevata a livello della Paj e per un dibattito nazionale sulla problematica dello sfruttamento e della gestione degli idrocarburi congolesi, localizzati nel Bas-Congo, nel Bandundu e nella provincia Orientale».

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