[19/02/2010] News

Si apre la battaglia per il nuovo segretario dell'Unfccc

LIVORNO. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, «ha preso nota del fatto che il signor Yvo de Boer ha annunciato la sua decisione di dimettersi dal suo posto di segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Il signor de Boer ha informato prima il segretario generale della sua decisione e quest'ultimo l'ha accettata con dispiacere».

Le dimissioni di de Boer sono state accettate da Ban con questo comunicato dal tono glaciale, solo successivamente intiepidito da un riconoscimento che appare di circostanza: «Il segretario generale vuole ringraziare il siognor de Boer per il suo fermo impegno ed il suo appoggio professionale ai negoziati legati alla Convenzione quadro e per la direzione del segretariato della convenzione che ha assunto dal settembre 2006. Il contributo del signor de Boer durante il periodo critico dei negoziati di Nairobi, di Bali, di Potsdam e poi di Copenhagen resterà nella memoria e sarà difficile da rimpiazzare».

A dire il vero si sta procedendo senza tanti rimpianti alla sostituzione e lo stesso Ban Ki-moon conferma «L'intenzione di procedere rapidamente alla selezione e al reclutamento del nuovo segretario esecutivo», per farlo consulterà il segretariato degli Stati aderenti all'Unfccc che non può restare priva di direzione dopo il flop di Copenhagen e mentre la strada per arrivare alla Cop 16 di Cancun diventa ogni giorno più ardua.

De Boer si è dimesso ieri ed ha annunciato che abbandonerà il suo incarico a partire dal primo luglio per riassumere un incarico all'interno del gruppo Kpmg come consigliere mondiale sul clima e la sostenibilità e per lavorare con diverse università.

«E' stata una decisione difficile da prendere - ha detto de Boer - ma credo che per me sia venuto il tempo di rilevare una nuova sfida, lavorando sul clima e lo sviluppo sostenibile con il settore privato e il mondo della ricerca. Ho sempre sostenuto che le vere soluzioni debbano venire dalle imprese, anche se i governi forniscono il quadro politico necessario».

L'insuccesso di Copenhagen aveva messo l'Unfccc (e l'Onu) in un angolo, rivelandone tutta la sua fragilità di fronte alle spinte delle grandi potenze, vecchie e nuove, ora de Boer ha avuto la sua via d'uscita con atterraggio sul morbido, ma non rinuncia a dire che «Copenhagen non ci ha permesso di raggiungere un accordo chiaro in termini giuridici, ma l'impegno politico e la direzione presa verso un mondo a basse emissioni sono stati chiaramente enunciati. Questo necessita dio un nuovo partenariato con il mondo degli affari ed io ho ora la chance di contribuire».

De Boer è già calato nella parte di difensore delle aziende (speriamo virtuose) ma non può non scordare il recente passato e il peso enorme delle scelte politiche: «I Paesi responsabili dell' 80% delle emissioni di carbonio hanno sottoposto i loro Piani nazionali ed i loro obiettivi per affrontare il cambiamento climatico. Questo dimostra il loro impegno a rilevare questa sfida ed a lavorare per un buon risultato a Cancun».

Qualcuno sembra avere già le idee chiare per sostituire de Boer, che sembra un gigantesco capro espiatorio della consapevole ma poco incisiva politica dell'Onu sul global warming, Janos Pasztor, il direttore del gruppo di sostegno sui cambiamenti climatici di Ban Ki-moon, ha detto che i governi si preparano «a continuare i negoziati ed a concentrarsi sulla messa in opera degli accordi presi», e questo non potrà essere fatto certamente con un segretario dell'Unfccc dimissionario ed una convenzione Onu decapitata.

Probabilmente i due mesi passati da Copenhagen, dopo un magro risultato che tutti sapevano avrebbe fatto saltare qualche testa, sono servito a mettere sulla rampa di lancio diversi pretendenti. Vedremo chi azzopperanno per primi gli americani, gli europei ed il gruppo del Basic, senza dimenticarsi che la Cina è in qualche difficoltà, visto che de Boer, oltre ad aver lavorato in passato per la Banca mondiale, è stato anche consulente del governo di Pechino, e due amici affidabili di fila nei più alti incarichi raramente sono concessi all'Onu.

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