[29/07/2009] News

Nuovo paradigma economico più sostenibile? Macché! Sul Sole va in scena la restaurazione

LIVORNO. Sul Sole24Ore è andata in scena oggi la Restaurazione. Con un lunghissimo articolo di Luigi Zingales (professore di finanza alla School of Business di Chicago), prima e seconda pagina, sotto il segno grafico delle "Idee" uno dei nuovi ‘quattro pensatori conservatori che potrebbero dare linfa ideologica al partito' dei repubblicani americani (appena nominato dal Boston Globe) ci propone la ricetta per lui vincente per battere Obama. Essendo all'opposizione è normale - lo si dovrebbe capire anche in Italia - che il programma sia molto diverso da quello dei democratici, ma che Zingales riuscisse nell'impresa di non nominare mai neppure uno dei problemi ambientali che affliggono il pianeta parlando del futuro post crisi e del modello economico/politico futuro è davvero deprimente. Ma andiamo con ordine.

Dopo averci intrattenuto sulla gloriosa storia degli anni Ottanta reganiani, e aver fatto due importanti concessioni che vedremo dopo, Zingales si spinge sul tema della pressione del populismo che nascerebbe dalla "combinazione tra (la) crescente disuguaglianza di reddito e la rabbia per il tradimento del sogno americano, che ogni generazione è destinata a stare meglio della precedente". E dunque il problema "non è tanto se questa pressione populista avrà un forte peso sul dibattito politico futuro, ma in che direzione questa pressione sarà incanalata. Sarà usata per distruggere il sistema che ha portato così tanto benessere agli Stati Uniti o sarà usata per migliorare questo sistema e renderlo più equo?».

Da qui quello che lui definisce il ‘vero dilemma' per i repubblicani. Nelle mani dei democratici, infatti, il professore ritiene che «questo populismo può essere pericolo», perché la maggior parte dell'establishment democratico «non crede nel sogno americano, non crede nell'importanza degli incentivi alla crescita, non crede nel mercato come il meccanismo migliore per gestire le risorse disponibili».

E invece i repubblicani cosa farebbero con questo populismo? «Questa rabbia popolare può diventare una potente forza di rinnovamento. Solo chi crede nel mercato può riformare il mercato».

Affermazioni che lasciano basiti anche chi, come noi, non è un economista ma che legge di economia tutti i giorni. A sentire Zingales, infatti, Obama e i democratici sarebbero dei pericolosi no global o almeno degli anti-mercato magari un po' comunisti filosovietici (l'impero del male come lo chiama lui).

Una panzana, per non dir di peggio, e questo al di là del giudizio più o meno positivo che si possa dare di Obama. Qui ci pare che Zingales punti al ritorno dello status quo repubblicano sic et simpliciter con le due concessioni che dicevamo prima, ovvero che "è necessario smettere di essere i rappresentanti del business e tornare al libero scambio" che ci pare un'accusa alle lobby che hanno ammazzato il mercato; e "di accettare la pressione fiscale" perché "oggi essere liberisti significa sostenere una giusta regolamentazione delle banche".

Ma il punto che interessa forse di più è un altro: il modello economico che lui ridisegna è praticamente identico a quello che ci ha portato alla crisi attuale che poi ha prodotto, secondo lui ,"il terreno fertile per il populismo", che ha svegliato le coscienze secondo noi. Soprattutto ha fatto mostrare le corde del turboliberismo che proprio il suo amato Reagan ha imposto agli Usa e in forza della globalizzazione al mondo intero.

«Per gestire le risorse disponibili» come sostiene lui, bisogna che non si dimentichi che queste in primo luogo sono scarse e non si possono sacrificare in nome della crescita a tutti i costi. Problema che,invece, neppure si pone. Come non batte un colpo sulla crisi ambientale e sul problema energetico che colpisce gli Usa e il resto del mondo e che si può contrastare solo attraverso un'economia riorientata verso la sostenibilità ambientale e sociale.

La chiusura di Zingales - «Gli Stati Uniti sono stati l'esempio, il faro a cui molti paesi ancora oggi si rivolgono. Se questo faro si oscura, chi guiderà il mondo?» - è un'affermazione che non si sa se è più falsa o più sbagliata oppure se è sbagliato per quanto falsa. Gli Stati Uniti, dopo gli oscuri anni dell'amministrazione Bush, finalmente grazie a Obama, sono tornati ad essere un faro e, dopo aver perso la leadership, possono forse riconquistarla almeno come tentativo di pratica di un nuovo paradigma economico fondato sulla sostenibilità ambientale e sociale. Con buona pace del restauratore Zingales, e dei repubblicani che così guidati, dovrebbero battere Obama.

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