[22/02/2010] News

Dal Consiglio Ue il protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere

LIVORNO. Le zone costiere mediterranee continuano a essere esposte a forti pressioni ambientali. La regione del Mediterraneo, infatti, è interessata da un'intensa urbanizzazione, che comporta una perdita graduale di zone naturali e di biodiversità e una crescente competizione per le risorse idriche. Fenomeni quali l'erosione e le inondazioni che colpiscono le zone costiere basse sono acuiti dalla proliferazione urbana nei litorali e nelle pianure alluvionali.

Tali pressioni, inoltre, rischiano di essere aggravate dalla crescita demografica prevista nelle zone urbane costiere, da flussi turistici quasi raddoppiati e da una crescita ancora più massiccia dei trasporti. Entro il 2025 potrebbe essere edificato quasi il 50% dei litorali, rispetto al 40% nel 2000.

Il bacino mediterraneo tra l'altro è tra le zone più vulnerabili per quanto riguarda gli impatti dei cambiamenti climatici.

Ma, secondo l'Ue è possibile affrontare questi problemi con un "approccio più concertato e integrato". Per questo il Consiglio europeo ha elaborato una proposta di decisione relativa alla conclusione del protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere della Convenzione sulla protezione dell'ambiente marino e del litorale del Mediterraneo (nota anche come Convenzione di Barcellona firmata a Barcellona nel 1976, modificata nel 1995 ed entrata in vigore il 9 luglio 2004): un quadro per cercare di garantire uno sviluppo più sostenibile delle zone costiere del Mediterraneo.

Avviati nel 2006 e condotti nel contesto della Convenzione di Barcellona (che impone alle parti contraenti di promuovere la gestione integrata del litorale, tenendo conto della tutela delle aree di interesse ecologico e paesaggistico e dell'uso razionale delle risorse naturali) i negoziati per la definizione del protocollo, hanno portato all'adozione del protocollo il 21 gennaio 2008 a Madrid in occasione della Conferenza dei plenipotenziari. Il protocollo è stato approvato a nome della Comunità europea, con riserva di successiva conclusione. Comunque, tutti gli Stati membri dell'Ue che sono parti contraenti della Convenzione di Barcellona hanno firmato il protocollo, eccetto Cipro. Adesso, le parti sono invitate a ratificare il protocollo affinché possa entrare in vigore quanto prima possibile.

Un protocollo che comprende un'ampia gamma di disposizioni che dovranno essere attuate a diversi livelli dell'amministrazione, nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità.

Spetterà agli Stati membri e alle loro autorità competenti definire e attuare talune misure di dettaglio previste nel protocollo in relazione al territorio costiero, come anche l'istituzione di zone soggette a divieto edilizio.

Infatti, la gestione integrata delle zone costiere ( intesa come "un processo dinamico per la gestione e l'uso sostenibili delle zone costiere, che tiene conto nel contempo della fragilità degli ecosistemi e

dei paesaggi costieri, della diversità delle attività e degli utilizzi, delle loro interazioni, della vocazione marittima di alcuni di essi e del loro impatto sulle componenti marine e terrestri") è finalizzata ad agevolare lo sviluppo sostenibile di tali zone. Agevolarlo attraverso una pianificazione razionale delle attività, in modo da conciliare lo sviluppo economico, sociale e culturale con il rispetto dell'ambiente e dei paesaggi; attraverso l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali, e in particolare delle risorse idriche; attraverso la conservazione dell'integrità degli ecosistemi, dei paesaggi e della geomorfologia del litorale; attraverso la prevenzione e la riduzione degli effetti dei rischi naturali e in particolare dei cambiamenti climatici, che possono essere provocati da attività naturali o umane.

E in tutto ciò è indispensabile la collaborazione e la coerenza tra le iniziative pubbliche e private e tra tutte le decisioni adottate da pubbliche autorità, a livello nazionale, regionale e locale, che hanno effetti sull'utilizzo delle zone costiere.

Toccherà, dunque, agli Stati assicurare un coordinamento istituzionale, (ove del caso attraverso idonei organismi o meccanismi, al fine di evitare approcci settoriali e favorire un approccio globale) fra le varie autorità nazionali, regionali, locali e dei diversi settori che interessano la costa.

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