[24/02/2010] News

Dieci anni di edilizia scolastica in Italia: qualche passo avanti e alcuni passi indietro. In sostanza siamo fermi

FRENZE. Dieci anni trascorsi, nessun particolare salto di qualità. Questo in estrema sintesi il giudizio di Legambiente sull'edilizia scolastica in Italia espresso durante la presentazione del rapporto "Ecosistema scuola" giunto quest'anno all'edizione del decennale. Le maggiori criticità riguardano l'età avanzata di buona parte dei 42.000 edifici scolastici italiani e della conseguente necessità di investimenti in manutenzione straordinaria, dal mancato completamento dell'Anagrafe scolastica a 14 anni dal suo avvio e dall'assenza di programmazione.

I dati analizzati da Legambiente (relativi al 2008) sono forniti dai comuni capoluogo di provincia (hanno risposto 95 dei 103 comuni interpellati) e riguardano qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado. I parametri analizzati dalla ricerca sono suddivisi in 3 macro-gruppi: informazioni generali degli edifici (anno di realizzazione, destinazione d'uso originaria, presenza di spazi per le attività sportive, presenza di aree verdi, necessità d'interventi di manutenzione, investimenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici, certificazioni elementi strutturali); servizi e pratiche ecocompatibili (disponibilità di servizio scuolabus, introduzione di pasti biologici nelle mense scolastiche, promozione della raccolta differenziata dei rifiuti, utilizzo di fonti d'illuminazione a basso consumo energetico, utilizzo di fonti d'energia rinnovabile o altre forme di risparmio energetico); situazioni di rischio (presenza di fonti d'inquinamento interno ad es. amianto, radon, presenza di fonti d'inquinamento esterno atmosferico, elettromagnetico, acustico, pericolo incendi ed esplosioni).

Nello specifico i risultati negativi riguardano la necessità di investimenti per la manutenzione (anche se ci sono regioni con valori di eccellenza tra cui la Toscana) e si comprende bene quanto ce ne sia bisogno se si considera che complessivamente il 60% degli edifici scolastici è antecedente al 1974. Un dato allarmante riguarda l'assenza di strutture per lo sport che, oggi come nel 2001, non sono presenti in più del 40% delle nostre scuole. Non proprio positiva la situazione dei servizi aggravata dai continui "tagli" al settore e alle risorse destinate ai comuni. I principali miglioramenti evidenziati dal rapporto sono frutto di buone pratiche nel campo della sostenibilità (bene la raccolta differenziata della carta ed il risparmio energetico) mentre ancora non decolla nel settore scolastico la bioedilizia e l'utilizzo di fonti rinnovabili.

«Lo scorso anno per far fronte a tutte questa criticità - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è stato previsto dal Governo un piano di investimenti articolato in 20 milioni di euro annui tratti dai risparmi delle cosiddette ‘spese della politica', ma di cui ancora non si è avuto riscontro. Inoltre, abbiamo interpretato come un buon segnale d'impegno da parte del Governo la delibera Cipe che un anno fa ha stanziato un miliardo di euro, poi ridotti a 773 milioni a seguito della parte destinata alle scuola abruzzesi dopo il terremoto, ma che purtroppo, ad oggi, ancora non sono stati trasferiti agli enti locali per una concreta ricaduta negli interventi territoriali.

Non si può pensare di riqualificare il nostro patrimonio edilizio scolastico senza un serio piano nazionale d'investimenti» ha concluso Cogliati Dezza. Come in ogni rapporto di Legambiente sono state stilate le classifiche che vedono come di consueto il Centro-nord confermarsi in testa alla graduatoria del livello di qualità dell'edilizia scolastica delle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado. Molto bene la Toscana, con la "maglia rosa" Prato e il 7° posto di Livorno. Al secondo posto si è classificata Parma e al terzo Biella. La maglia nera tra i classificati (città che hanno fornito dati corretti e completi) è andata a Crotone.

Nel divario Nord Sud, deve essere sottolineato un dato relativo ad alcuni tipi di certificazione in territori di particolare vulnerabilità ambientale come quelli dichiarati a rischio sismico. Nelle regioni del centro Italia (le due macro aree dichiarate più sensibili) il 73,5% delle scuole è a rischio sismico: il 51,35% di loro possiede il certificato di idoneità statica e il 98,22% fa le prove di evacuazione. Nelle regioni del Sud Italia il 65,09% delle scuole è dichiarato a rischio sismico, ma solo l'11,76% possiede il certificato di collaudo statico e solo il 62,5% esegue le prove di evacuazione.

Torna all'archivio