[26/02/2010] News toscana

Pm10 e gente che muore: per colpa di chi?

FIRENZE. I dati contenuti nel progetto di studio "Patos" che presentiamo oggi (vedi link in fondo alla pagina) confermano, secondo quanto dichiarato da Mario Romanelli della regione Toscana in sede di presentazione, «la difficoltà o impossibilità di attuare singole misure locali di contenimento delle emissioni che possano avere una significatività nella riduzione dei livelli di concentrazione di Pm10. Questo è ancor più vero se si considera anche il contributo naturale che è mediamente un quarto del Pm10 misurato».

In buona sostanza, ciò significa che l'unica possibilità di ridurre l'impatto dell'inquinamento da polveri (che, ricordiamo, non è certo il solo tipo di inquinamento non climalterante, ma è preso come indicatore significativo della qualità dell'aria a causa della sua dimostrata, e per certi versi quantificata, nocività e del fatto che i valori degli altri inquinanti non si discostano molto - in termini generali medi, pur con varie eccezioni - da quelli del Pm10) sta in un coordinamento che avvenga al livello più alto possibile: ciò significherebbe che, al di là delle politiche comunitarie, è lo Stato a dover farsi carico della questione con l'attuazione di misure integrate su scala nazionale. Ma, come riporta la requisitoria del Pm Monferini al processo per il Pm10 e il biossido di azoto che coinvolge vari amministratori regionali e locali, citata dal Corriere fiorentino, «per contrastare la diffusione delle micro polveri, la politica nazionale non ha trovato soluzioni. Così le decisioni adottate dal potere amministrativo (..) erano necessariamente ingessate».

Ciò non toglie che, in una necessaria ottica precauzionale, comunque la Regione e gli amministratori locali debbano mettere in campo tutte le risorse (sia emergenziali sia strutturali) possibili per ridurre le componenti antropiche delle polveri presenti in atmosfera, come pure ha sostenuto il Pubblico ministero.

Insomma, quando (il 15 marzo, secondo il Corriere) la pubblica accusa esprimerà le sue richieste di condanna o assoluzione, e soprattutto alla conclusione del processo, sapremo finalmente se, a termini di legge, gli amministratori incriminati hanno fatto o no tutto ciò che dovevano fare per tutelare la salute pubblica.

Ed è, quella descritta, una situazione complessa, perché da una parte sono lampanti sia il miglioramento della qualità dell'aria regionale negli ultimi anni, e quindi il fatto che a livello regionale delle misure sono state prese, sia il fatto che gli amministratori locali avevano, per molti versi, le mani legate davanti a forme di inquinamento che sono prevalentemente prodotte "altrove": l'adozione di misure emergenziali come i blocchi del traffico (sia pure fondamentali in termini di percezione del problema), e di tutte le criticità sociali ed economiche che essi comportano, era quindi effettivamente scoraggiata dalla minima incidenza concreta che avrebbe avuto, a fronte di tutti i disagi creati.

Dall'altra parte, non si può non sottolineare come anche un singolo giorno di sforamento sia inaccettabile, perché la gente muore e continua a morire di patologie polmonari causate direttamente o indirettamente dal Pm10: e invece, su scala regionale, i giorni di sforamento sono stati ancora 734 (cumulativamente) nel 2009. Un calo sì notevole dai 1225 del 2002, ma comunque un dato ancora imponente. E, se lo status normativo restasse quello attuale (cioè se non venisse recepita la direttiva Ue che riporta il limite di giorni di sforamento previsti a 35/anno, e se restasse quindi in vigore il limite di 7 giorni entrato in vigore nel 2010 secondo la legislazione nazionale) la situazione diverrebbe esplosiva: tanto per fare un esempio, in due soli mesi a Firenze gli sforamenti (finora 30 nel 2010, anche se il dato deve ancora essere validato) sono stati oltre il quadruplo di quelli permessi per l'intero anno dalla legge nazionale vigente.

Forse, in conclusione, non è giusto che pubblici amministratori siano condannati per colpe in gran parte non riferibili a loro, per quanto riguarda i comuni. E, pure, forse non è giusto che nemmeno a livello regionale pubblici amministratori siano condannati per non aver tutelato la salute pubblica quando i dati degli ultimi anni indicano miglioramenti significativi della qualità dell'aria.

Ma, appunto, la gente continua a morire, o perlomeno ad ammalarsi di patologie croniche e/o a vivere in condizioni di disagio esistenziale in città dove l'aria è irrespirabile. E le responsabilità di ciò vanno chiarite, anche a livello giudiziario. E allora, se non si può dare la "colpa" ai comuni, se non si può dare "la colpa" alla Regione, resta solo da auspicare che, come sostenuto da Romanelli, che «tutti i soggetti coinvolti nel miglioramento della qualità dell'aria, Unione Europea, Stato, Regioni, Province e Comuni, contribuiscano sinergicamente integrando le politiche».

Ed in particolare sarebbe imprescindibile un veloce e deciso intervento della politica nazionale, che invece ha dimostrato, anche riguardo alla "giornata senz'auto" di domenica prossima, di non svolgere il ruolo di indirizzo, pianificazione e coordinamento che le sarebbe affidato dalle politiche comunitarie, oltre che dal buonsenso. Eppure, a processo ci sono solo amministratori locali.

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