[01/03/2010] News

Disoccupazione, Pil e...green economy: in Italia la primavera tarda ad arrivare

GROSSETO. Gli annunci ottimistici che la crisi è ormai dietro l'angolo, di cui il Governo  fa grande spolvero, vengono clamorosamente smentiti dai dati Istat pubblicati oggi. Il tasso di disoccupazione continua infatti a salire e a gennaio registra uno 0,1% in più rispetto a dicembre 2009 passando dall'8,5% all'8,6% e un 1,3% in più rispetto allo scorso gennaio. Il dato peggiore rispetto all'occupazione che si sia registrato dal gennaio 2004, inizio delle serie storiche Istat, così come risulta il peggior dato dall'inizio delle rilevazioni, il 1971, quello del Pil che cala del 5% nel 2009. Cala anche il numero degli occupati che seppur stabile rispetto al dicembre scorso ha perso in un anno (gennaio 2009) 307mila unità.

Stime provvisorie, fanno sapere dall'Istat, perché basate su una parte, anche se consistente (pari a circa 46 mila individui, per il mese di gennaio) del campione coinvolto nella rilevazione, ma utili per migliorare la tempestività dell'informazione statistica sull'evoluzione del mercato del lavoro. E che dovrebbe spingere a riflessioni in merito alle misure prese per contrastare la crisi e semmai a far prendere provvedimenti utili a frenare l'emorragia in seno all'occupazione.

Sulla base delle informazioni finora disponibili, il numero di occupati a gennaio 2010 è pari a 22 milioni 904 mila unità (dati destagionalizzati) inferiore dell'1,3% rispetto a gennaio 2009.

Il tasso di occupazione è pari al 57% (inferiore, rispetto a dicembre, di 0,1 punti percentuali e di un punto rispetto a gennaio 2009). Mentre il tasso di disoccupazione all'8,6% risulta in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto a gennaio 2009; in particolare cresce il tasso di disoccupazione giovanile (26,8%) di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 2,6 punti percentuali rispetto a gennaio 2009.

Cresce anche (+0,2% rispetto al mese precedente e +18,5% rispetto a gennaio 2009) il numero delle persone in cerca di occupazione che  risulta ad oggi pari a 2 milioni 144 mila unità.

Dati che dovrebbero spingere senza indugi a mettere in atto provvedimenti anticiclici per porvi rimedio cogliendo al tempo stesso l'opportunità di mettere mano agli interventi necessari ad ottemperare gli impegni che il nostro paese ha nei confronti dell'Unione europea, quali il 20-20-20. 

Ma quello che si rileva ancora oggi, è che la politica prioritaria perseguita da questo governo è quella degli annunci, senza dar seguito a fatti concreti e anzi, svelando in svariate occasioni che quello che si presenta come il governo del fare tende semmai a disfare quanto in precedenza è stato messo in piedi.

Così per le grandi opere, che in quasi la totalità dei casi si fermano all'inaugurazione del cantiere, così per le politiche d'innovazione nel settore industriale dove progetti come Industria 2015 o come il credito d'imposta automatico sono stati prima sviliti e poi recuperati in maniera alquanto discutibile nella loro effettiva efficacia. Stessa cosa dicasi per le norme incentivanti il risparmio energetico e le fonti di energia rinnovabile, che hanno vissuto freni e tentennamenti che certo non giovano alla loro implementazione.

Non è un caso che anche Antonio Costato, vicepresidente per energia e mercato di Confindustria, in merito al quadro energetico italiano abbia avuto parole non certo lusinghiere per l'operato del governo. «Invece di pensare a produrre nuova energia - ha detto Costato, nel corso di un convegno sul clima della fondazione Magna Carta, a Roma - bisogna guardare al risparmio: secondo uno studio Erse-Enea il risparmio annuale per l'Italia è quantificabile in 23,4 milioni di tonnellate di petrolio equivalente. Se a questo aggiungiamo un banale recupero di sprechi, l'efficienza energetica è il modo migliore per superare le criticità». E' necessario quindi per Costato «puntare sull'efficienza energetica, favorendo l'incontro della domanda con l'offerta. I campi di miglioramento dell'impiego di energia sono i trasporti, l'edilizia, gli elettrodomestici, l'illuminazione e il recupero termico».

E a  proposito delle fonti rinnovabili Costato ha sottolineato quanto sia necessario «un sistema di incentivi razionale e che premi la reale efficienza delle tecnologie».

Ma anche sul fronte degli incentivi si assiste ad un ulteriore rinvio per la mancata convocazione della Conferenza Unificata che avrebbe dovuto esaminare i provvedimenti sulle linee guida nazionali sull'autorizzazione unica e il nuovo Conto Energia, relativo cioè al sistema di incentivazione per gli impianti fotovoltaici.

Rammarico e profonda preoccupazione è quanto si legge in una nota di Aper (l' Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili) al riguardo, perché il settore delle rinnovabili contava invece sulla presentazione dei provvedimenti in sospeso alla conferenza unificata del 25 febbraio e rimandata invece a data da destinarsi: in particolar modo, il decreto sull'incentivazione in Conto Energia, se slitta a  dopo le elezioni regionali, rischia di mettere in seria difficoltà il mercato fotovoltaico.

«Aper  - dichiara il presidente Roberto Longo- non può che esprimere una forte preoccupazione per il fatto che ad oggi non si abbia ancora alcuna certezza sulla pubblicazione del nuovo Conto Energia, soprattutto in considerazione del fatto che gli attuali incentivi saranno in vigore solo fino al 31/12/2010. Imprese ed investitori sono così lasciati nell'incertezza senza alcuna possibilità di pianificare attività di medio termine con evidenti ripercussioni anche in termini di filiera industriale».

E sembra incredibile che mentre in altri paesi la filiera delle energie rinnovabili è quella che ha tenuto anche in piena crisi economica, in Italia questo settore non abbia certezze per poter intraprendere iniziative per il futuro e anziché vedersi spianare la strada si trova continui bastoni tra le ruote. Come la nuova proroga per l'introduzione nei regolamenti edilizi comunali dell'obbligo di integrazione delle energie rinnovabili nella realizzazione di edifici di nuova costruzione (introdotto con la Finanziaria 2008)  che passa dal 1 gennaio 2010 al 1 gennaio 2011,  introdotta con il decreto mille proroghe convertito in legge e pubblicato oggi sulla Gazzetta ufficiale.

Piccoli intralci anziché aiuti a sviluppare un settore, quello del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili, che potrebbe rappresentare un motore dotato dei giri giusti per cominciare una riconversione in chiave ecologica dell'economia, intralci che fanno della green economy una meta sempre più lontana.

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