[02/03/2010] News

Gli ostaggi del Mali e il grande gioco delle risorse del Sahel-Sahara

LIVORNO. Il rapimento in Mali dell'italiano Sergio Cicala e di sua moglie da parte di un gruppo salafita di Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) fa parte di un gioco di destabilizzazione molto più vasto che sta mettendo in crisi gli equilibri del Sahara-Sahel ed a rischio le nuove vie del gas, del petrolio e dell'uranio.

La decisione del governo del Mali di liberare quatto "terroristi" ricercati dalla giustizia della confinante Algeria in cambio della liberazione di un ostaggio francese e di tre spagnoli nelle mani delle bande armate salafite, per il governo di Algeri costituisce «uno sviluppo pericoloso per la sicurezza della regione».

In seguito alla liberazione dell'ostaggio francese Pierre Camatte, il portavoce del ministero degli esteri algerino ha spiegato che «Dopo la decisione del governo maliano di procedere alla liberazione di quattro terroristi che deteneva, con il pretesto fallace che erano stati giudicati e che avevano scontato la loro pena, il governo algerino ha deciso di richiamare, per consultazioni, il suo ambasciatore a Bamako. Il governo algerino condanna e denuncia con forza questa attitudine non amichevole del governo maliano che ignora la convenzione bilaterale di cooperazione giudiziaria tra i due Paesi ed a nome della quale la richiesta di estradizione dei due espatriati algerini, perseguiti dalla giustizia algerina per degli atti terroristici, è stata formulata nel settembre 2009 e reiterata nel febbraio 2010».

La decisione del Mali ha provocato la protesta anche della Mauritania che ha convocato il suo ambasciatore a Bamako. Infatti, l'Algeria che era diventata garante della pace con la guerriglia tuareg del Mali e dell'intero Sahel in cambio della lotta all'infiltrazione ai gruppi integralisti salafiti, ora vede il Mali avvicinarsi di nuovo agli ex padroni coloniali francesi e la sua frontiera meridionale nuovamente a rischio.

Il giornale algerino La Tribune scrive: «E' chiaro che si tratta di pressioni francesi sul governo maliano perché liberi quattro terroristi a detrimento degli impegni maliani e degli accordi bilaterali con l'Algeria. Bamako apre così una crisi diplomatica con Algeri per far piacere ad una Francia che fa un discorso antiterroristico anacronistico con le sue pratiche sul terreno».

L'Algeria accusa anche la Spagna (e, senza ancora dirlo ufficialmente, l'Italia), che ha un cittadino nelle mani dell'Aqmi, di essere disposta a cedere ai ricatti dei terroristi pagando un riscatto per la sua liberazione: Proprio per questo l'Algeria si è rifiutata di partecipare al summit regionale sulla sicurezza nella regione sahelo-sahariana, un'assenza così importante che il summit è stato annullato.

L'accusa degli algerini è precisa: «Alcuni Paesi della regione strumentalizzano i gruppi armati e si lasciano manipolare dalle potenze straniere, compromettendo così tutti gli sforzi regionali seri contro il terrorismo e per la stabilità nella regione». E c'è da dire che Algeri di destabilizzazione e di utilizzo della guerriglia e delle bande armate nel Sahel se ne intende: il primo passo dell'Algeria è stato infatti quello di ritirarsi da "l'Accord d'Alger" che nel 2006 aveva messo fine alla ribellione tuareg nel nord del Mali.

L'Accordo di Algeri per la restaurazione della pace della sicurezza e dello sviluppo nella regione di Kidal, fissa la modalità dello sviluppo (e della divisione delle entrate derivanti da minerali ed idrocarburi) nel nord del Mali e consegna all'Algeria il ruolo di potenza regionale garante di un precario equilibrio.

I tuareg, con il loro islam spesso tiepido e venato di animismo, non amano troppo gli integralisti islamici (con i quali però in alcune occasioni non disdegnano di allearsi), diventerebbero così nuovamente la spina nel fianco del già debole governo di Bamako e lo spettro con il quale l'Algeria controlla i suoi incerti confini petroliferi ed uraniferi, ma anche il braccio armato per colpire direttamente Al Qaeda nel Maghreb islamico all'estero. Uno scenario di completa destabilizzazione in una regione dove già si sprecano i colpi di Stato e le guerriglie, dove le potenze coloniali vecchie e nuove approfittano della debolezza e dell'inconsistenza dei regimi che tengono in piedi e della miseria per continuare a controllare le risorse, magari mascherandosi dietro il fanatismo religioso o la lotta per l'autonomia, la democrazia e il progresso.

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